Il dio drago - Capitolo I
Esplora un mondo antico, un flusso di regni e leggende aliene. L'anima di Kaja inizia la sua trasformazione, toccando l'universale.
Semiramide
6/10/202526 min read
Questa storia iniziò molto tempo fa quando, le grandi civiltà non esistevano ancora e, ognuno viveva in piccoli villaggi immersi nella campagna. L’agricoltura non era ancora molto sviluppata quindi non si raccoglieva molto, però ognuno se la cavava con le proprie forze. Non dirò che tutti erano felici e contenti ma; non si moriva di fame, i crimini non dilagavano e la corruzione era poca. I territori in cui ambienteremo la nostra storia erano molto diversi: a Nord c’erano i terreni più freddi dove nevicava quasi tutto l’anno; scendendo verso sud si trovavano i territori centrali caratterizzati da catene montuose altissime, la cui punta scompariva nelle nubi, e a cui nessun’uomo era permesso andare, dato che sarebbe stata vista come una grande offesa verso gli dei. Scendendo ancora verso sud le montagne si trasformavano in dolci colline, e all’estremo sud in pianure sterminate. In questi territori si coltivava praticamente di tutto perché il clima era favorevole e non faceva mai troppo freddo. Invece il problema opposto si poneva nell’estremo nord in cui si cercava di far crescere qualche cosa. Al centro invece, il clima era normale come al sud, ma c’era il problema dello spazio, poiché la forte presenza di montagne comportava una minore produzione agricola. Questi regni vivevano in pace, non dico che lo furono da sempre; infatti ci furono molte guerre ma al tempo del nostro racconto erano tutte finite, e i regni collaboravano per cercare di sopravvivere, e mantenere la pace e la tranquillità. Infatti, i capi di ogni villaggio non erano né troppo vecchi né troppo giovani, quindi riuscivano ad avere un temperamento bellicoso nelle giuste occasioni, ma sapevano anche prendere delle decisioni sagge nei momenti di maggiore pericolo. Ogni capo villaggio era anche il comandante dei soldati. L’esercito non era molto numeroso, ma i soldati erano esperti e molto temibili in combattimento quindi erano sufficienti. Nei periodi di pace, quando iniziò la nostra storia, i soldati aiutavano la popolazione a risolvere diverbi e a cercare di controllare i criminali. Per entrare a far parte dell’esercito esistevano due modi: per acclamazione o tramite il superamento di un esame. Prima di dirvi in modo dettagliato com’era costituito l’esercito a quel tempo, vi racconterò di come era divisa la società e com’erano divisi i territori così da farvi capire quanto era importante entrare a far parte dell’esercito.
I territori erano divisi in regni, regioni, provincie, confraternite e infine villaggi. A capo di ogni villaggio c’era un re che veniva eletto dal popolo e che doveva aver compiuto il corso di addestramento militare e doveva appartenere, ovviamente, alla famiglia reale; poi c’erano le confraternite che erano un gruppo di villaggi, che si erano uniti e avevano instaurato dei rapporti commerciali tra di loro, avvantaggiandosi a vicenda. A quel tempo esistevano 4 confraternite per regno: fuoco, acqua, vento e terra. Queste erano governate da un congresso che era composto dagli strateghi migliori di ogni villaggio, chiamati strateghi superiori. Le provincie, invece, erano un insieme di confraternite, di solito quelle meno potenti dal punto di vista militare, ma superiori in quanto al commercio. Infatti, le provincie erano governate da un re di un villaggio che prendeva sotto la sua protezione altri villaggi o confraternite che non riuscivano a proteggersi da sole poiché avevano scelto di potenziare il commercio al posto dell’esercito. Quindi ogni confraternita confederata doveva delle risorse al re che le proteggeva e questo in cambio doveva proteggerle dalle invasioni. A quel tempo le province più potenti erano 3: a nord quella di Ajehay (fuoco bianco) nel regno di Alahbineh (freddo tagliente); al centro, nel regno di Hamfehery (grande sasso), la provincia di Bahasineh (camoscio rampante); infine a sud c’era la più potente di tutte dal punto di vista militare cioè la provincia di Hashtrynk (lama infuocata) nel regno di Bruknuhin (cavallo veloce). Tutte le altre provincie non le nomineremo perché sono tantissime e impiegherei un libro soltanto per elencarle tutte. Le regioni erano dei territori all’interno dei regni che comprendevano provincie, villaggi e confraternite ma che erano governate da un delegato dei Saggi, che rispondeva solo a loro. Le regioni erano molte in ogni regno poiché comprendevano villaggi, confraternite e provincie che avevano una storia comune e quindi erano più uniti di altri. Nominerò solo una regione cioè il fiore all’occhiello del regno più grande a ovest, il regno di Asdrih’iik (senza fine), cioè la regione di Yesuhuk (grande mare). Avevano una flotta commerciale che se fosse stata sulla terra ferma avrebbe coperto tutti i regni conosciuti. I regni invece erano governati dai Saggi. La loro elezione era molto complessa. I capi di tutte le provincie, confraternite e villaggi si riunivano e stipulavano una lista con il nome dei possibili saggi, questa lista, successivamente veniva approvata o respinta dal congresso dei Delegati, cioè i governatori delle regioni, che poi avrebbero mandato la nomina a vari personaggi in lista; se il congresso avesse approvato la lista. Ma se questo avesse negato la lista, questa sarebbe tornata indietro al congresso dei capi di tutte le provincie, villaggi o confraternite per una ri-stesura. Questo caso però successe molto raramente, visto che i sovrani delle provincie, confraternite o villaggi sceglievano con cura e attenzione scrupolosa i saggi che sarebbero andati a governare i regni.
Tornando all’argomento precedente, esistono due modi per entrare nell’esercito: per acclamazione o tramite la frequentazione di un corso d’addestramento e con il superamento dell’esame finale.
Nel primo caso, successo raramente, si poteva entrare nell’esercito poiché i soldati acclamavano il nome del prescelto; di solito questo guerriero era più anziano degli altri ed era molto esperto in varie tecniche, così che questo soldato diveniva presto il segretario del generale, che sottostava al re del villaggio. La maggior parte dei soldati, invece, era entrata a far parte dell’esercito tramite un esame che si poteva fare dopo aver compiuto almeno 3 anni di duro addestramento nel campo d’addestramento, chiamato dai soldati “Cahan’oo duu prefjhk jedayrh prhy”( campo odiato pure dal mulo), poiché l’allenamento che dovevano affrontare era talmente duro, devastante e arduo che neanche il mulo più resistente sarebbe riuscito a sopravvivere. La competizione all’interno del campo era altissima e i più vecchi facevano continuamente scherzi ai nuovi arrivati, e anche tra compagni la competizione saliva. In quel campo si sono distrutte molte amicizie per la bramosia di potere poiché solo chi passava l’esame, e che aveva frequentato il campo poteva divenire capo dell’esercito, e poi la paga da soldato era buona. Il lato positivo erano le sere in cui si poteva uscire poiché si andava alla taverna e si faceva baldoria con un po’di idromele e qualche ragazza incontrata al momento. In questo famigerato campo si formarono grandi capi; nuove amicizie; smisero vecchi dissapori, grazie al fatto che in quel campo non contava se tu eri il figlio del falegname, del fabbro, del fattore, del prefetto, o di tutti gli altri mestieri possibili; rimanevi sempre una recluta sotto il comando del tuo superiore. Le uniche persone che facevano eccezione erano i parenti del re poiché loro si allenavano separatamente, con i saggi e i maestri delle arti. Il campo d’addestramento di cui parleremo era molto famoso a quel tempo e ci giungevano ragazzi da tutta la regione. Ognuno più agguerrito dell’altro. Dalla provincia Nord arrivavano quasi sempre ottimi arcieri, che molto spesso superavano il famigerato esame grazie a questa abilità; dal Sud invece arrivavano i più abili cavalieri della regione che godevano di alcuni privilegi, poiché erano parenti del re; infine dal villaggio in cui era situato il campo giungevano i soldati più abili nell’arte delle spade. In quel villaggio erano nati i più grandi maestri e strateghi. Ma, come ho già detto, nessuno in quel campo aveva privilegi, tranne i parenti del re. Prima di parlarvi del giorno dell’esame vi parlerò di com’era costituito l’esercito e anche di come era diviso. A quel tempo l’esercito era composto da cavalieri, fanteria e arcieri. Mediamente se una persona superava il minuto entrava con il grado di soldato semplice, per poi, tramite gli anni di servizio salire di grado e divenire soldato scelto, capo squadra, capo plotone, comandante legione, generale d’armata e infine stratega. Il soldato semplice era il grado più basso in cui si poteva solo eseguire gli ordini, mentre quando si diveniva soldati scelti, si aveva il comando di 2 reclute e si faceva parte di una squadra, poi salendo ancora di grado, cioè capo squadra, si aveva il comando di 10 soldati scelti. Arrivati a capo plotone si arrivava a prendere ordini dal comandante e si comandavano 5 squadre; dopo dure fatiche, si raggiungeva il grado di comandante di legione. Molti dei soldati si fermavano qui poiché non sarebbero riusciti a sopportare il peso di comandare così tanti uomini, infatti il comandante di legione comandava 50 squadre. Successivamente, se si fosse continuato il servizio si sarebbe potuti diventare generale d’armata. Con questo grado si prendeva ordini direttamente dallo stratega, si poteva partecipare alle riunioni con il re, e si comandavano 20 plotoni. Infine si poteva raggiungere il grado di stratega, ovvero un uomo che aveva il compito di consigliare al re le scelte migliori e poteva dare ordini ai generali ma mai direttamente ai soldati. Per arrivare fino al grado di stratega bisognava compiere almeno 20 anni di servizio armato; infatti molti soldati si fermavano al grado di capo squadra o capo plotone perché dopo i tre anni, sarebbero potuti tornare a casa e continuare il lavoro dei loro padri. I cavalieri, invece, erano divisi in cavalieri corazzati, cavalieri leggeri e infine cavalieri di supporto. I cavalieri corazzati avevano un’armatura molto pesante, come arma avevano una spada e una lancia in legno con la punta in ferro, e anche il loro cavallo era corazzato con un armatura molto pesante e difficilmente penetrabile. Questi soldati venivano posti in prima fila per sbaragliare l’avversario e per dare la carica finale. I cavalieri leggeri, invece, avevano un’armatura leggera, due spade e una mazza. Mentre erano a cavallo usavano la loro abilità di spadaccini per entrare negli schieramenti e uccidere più nemici possibili, grazie alla velocità che si aveva con le spade e un’armatura leggera. Ovviamente se si cadeva da cavallo si poteva usare la mazza per causare danni maggiori. Infine esistevano i cavalieri di supporto, ovvero, cavalieri addetti al trasporto delle macchine da guerra come le catapulte, il fuoco greco e le attrezzature militari. Questi soldati, aveva un’armatura di media pesantezza mentre il cavallo aveva un’armatura pesante, di più di quella del cavallo corazzato, poiché questi cavalli se fossero morti, nessuno avrebbe potuto spostare le macchine da guerra. Di questa parte dell’esercito, facevano parte esclusivamente i parenti della famiglia reale. Come ultimo gruppo c’erano gli arcieri, che servivano per sfoltire l’esercito e non venivano mai impiegati per i combattimenti corpo a corpo. La loro armatura poteva essere leggera o media, a seconda della posizione in cui si mettevano per scoccare le loro frecce. Tornando al fatidico momento…Il giorno dell’esame era molto speciale, poiché si teneva nel circolo. Questo consisteva in una palizzata a pianta circolare con gli spalti intorno. Un’architettura rustica e di medie dimensioni. L’esame consisteva in un duello con un altro soldato, che faceva già parte dell’esercito, in cui si doveva resistere per più di un minuto. Dopo il primo minuto, più secondi si resisteva e maggiore sarebbe stato il grado di ingresso nell’esercito. I limite che si poteva raggiungere era 1 minuto in più rispetto a quello previsto quindi resistere in totale 2 minuti. Dopo 2 minuti di combattimento il re fermava il duello, faceva ritirare il soldato ma la recluta rimaneva nel circolo, e il re faceva entrare un componente dell’esercito di un grado superiore al precedente e li si faceva combattere per altri 2 minuti. Se la recluta avesse resistito altri due minuti, sarebbe entrato un altro soldato di grado superiore al precedente e avrebbe combattuto contro di lui per altri 2 minuti. Questa procedura si ripeteva fino a quando l’esaminando non fosse arrivato a battere lo stratega, poiché se ci fosse riuscito, cosa mai avvenuta poiché molti crollavano per la stanchezza più che per i colpi subiti, avrebbe potuto avere un addestramento dai maestri delle arti, come se fosse un membro della famiglia reale. Molti ragazzi morirono a causa dei colpi subiti, pur di resistere più di un minuto. Ma alla fine, quel giorno, tranne rari casi, era una giornata di festa e gioia per tutti.
Il re, sceglieva un suo prescelto alla fine del corso il quale, se avesse superato l’esame, sarebbe diventato il successore del suo stratega. La maggior parte delle volte era il figlio dello stratega stesso, ma a volte poteva essere un membro della famiglia reale che non aveva alcun legame di parentela con lo stratega. Il re, normalmente, risiedeva nella sala del trono nel palazzo principale della città. In base al villaggio cambiava nome, per esempio, nel villaggio vicino si chiamava Palazzo di Ghiaccio poiché aveva quasi sempre il tetto coperto di neve. Nel nostro villaggio invece si chiamava Palazzo del Leone, perché al tramonto visto dal lato posto a Sud, sembrava un leone sdraiato che aspettava la sua preda. La sala del trono del villaggio era la più grande mai creata, aveva una testa di alce immensa sopra il trono, teste di animale appese ai muri insieme alle loro pellicce; il trono era fatto con un legno molto scuro e pesante, e ogni volta che il re ci picchiettava sopra con il suo anello d’oro, faceva un rumore pieno e potente. Il pavimento aveva un bellissimo mosaico raffigurante una scena di guerra in cui il nostro re sconfiggeva il dragone del male. Questo fatto si racconta nelle leggende della nostra regione ma nessuno sa se è veramente successo. Di fianco al trono c’era la porta della camera del re, a cui nessuno poteva accedere se non accompagnato dal re stesso. In quella camera, si narra che ci siano quadri bellissimi, un letto enorme e che ci sia anche una fontana da cui sgorga vino puro. Ovviamente nessuno sa se queste storie siano vere oppure no, ma è comunque bello crederci.
La stanza che destava più meraviglia era la stanza del tesoro, ma solo ai soldati era permesso entrare, poiché dopo una conquista c’era da portare al sicuro il bottino. I soldati dicono che quella stanza è degna di un dio, ma non gli era permesso parlare di quello che conteneva in modo preciso, perciò ci accontenteremo di questa descrizione.
Ma c’era una cosa che destava ancora più meraviglia, stupore, paura, angoscia, sicurezza, tutte queste emozioni anche discordanti: erano i Sacerdoti Della Montagna. Questi sacerdoti si erano rifugiati sulla montagna più alta mai conosciuta, nella regione di Hamfehery, chiamata la montagna degli Dei. Questi sacerdoti si erano votati alla venerazione degli dei, non avevano scelto uno in particolare, poiché erano gli dei a scegliere tra loro il loro preferito. Infatti i sacerdoti erano 15, come le divinità. Ci fu un periodo in cui furono molti meno, ma era il tempo della Grande Malattia che colpì le terre emerse e decimò la popolazione. I sacerdoti sono 15 ma ogni sacerdote può avere, al massimo, 3 iniziati, tra cui verrà scelto il migliore; se, invece, il sacerdote sceglieva un solo iniziato, allora non ci sarebbe stata la scelta del migliore, ma quello sarebbe diventato direttamente sacerdote. Nel tempio non vigevano leggi, e chiunque si poteva rifugiare lì, ricevere cure, e poter pregare liberamente. Gli dei, concessero un dono ai Sacerdoti, infatti all’interno del tempio, più precisamente all’interno delle mura che circondavano il tempio, c’era un orto in cui crescevano cereali, frutta e verdura indipendentemente dal clima gelido che vigeva a quell’altezza. I Sacerdoti non potevano avere figli, ma in compenso si potevano sposare. Le loro mogli di solito erano le curatrici del tempio, poiché conoscevano magie e medicamenti, sconosciuti al mondo esterno. Queste donne non potevano divenire sacerdotesse, poiché se lo fossero diventate non avrebbero più potuto sposarsi con i sacerdoti e avrebbero perso i loro doni e poteri. I sacerdoti occupavano un ruolo molto importante nella società del tempo poiché ogni futuro re di un villaggio doveva compiere La Scalata Del Pellegrino, che consisteva nel raggiungere il tempio dei sacerdoti. Il consiglio dei sacerdoti una volta che il futuro re arrivava, lo valutavano e infine si riunivano per decidere se sarebbe stato degno di governare. Prima di riunirsi però, il pellegrino doveva compiere un rito; cioè doveva presentarsi dicendo il suo nome, la casata di appartenenza, il villaggio d’origine, il grado militare e l’arte in cui eccelleva; se ne si possedeva una; infine bisognava rispondere a varie domande poste dall’Anziano, cioè il sacerdote che era stato prescelto come capo. Veniva chiamato l’Anziano poiché, di solito, con la vecchiaia si acquistava saggezza e quindi si era più degni di comandare. Non era un caso che un giovane, destinato a divenire re, venisse rifiutato e che quindi dovesse rimanere nel monastero fino a quando non ne fosse stato degno; però questo era un affronto per il re, e per tutto il villaggio, poiché il figlio del capo del villaggio non era stato degno di superare l’esame posto dai Sacerdoti.
Se i Sacerdoti acconsentivano, allora il giovane sarebbe potuto diventare re, allora questo tornava immediatamente al villaggio, con una lettera datagli dai Sacerdoti, che confermava la sua integrità morale e attitudine al comando; che doveva essere appesa nella sala del trono durante il primo anno di reggenza.
A quel tempo le divinità svolgevano un ruolo fondamentale nella società poiché senza il loro consenso non si poteva dichiarare guerra; non si poteva eleggere il re senza la loro approvazione, per questo erano fondamentali i Sacerdoti poiché loro erano i tramite tra gli dei e l’uomo; e infine tutte le festività erano dedicate a loro e bisognava donare qualcosa alla propria divinità ogni mese. Ogni uomo sceglieva una divinità, se così si può dire, “preferita” e ogni mese andava al suo tempio e portava un dono. Questo rito lo si faceva verso le divinità minori che erano un centinaio, mentre ogni confraternita o provincia aveva la sua divinità principale ovvero: Zahajos (acqua pura) era la divinità dell’acqua che quindi controllava le maree, le piogge, i mari, le tempeste ma con un piccolo aiuto della divinità del vento. Poi c’era la divinità del fuoco, Ikafeherineh (fuoco del condannato) era associato al mondo dei dannati cioè di coloro che si erano ritenuti superiori alle divinità. Si pensava infatti che questa divinità fosse la causa degli incendi, carestie e siccità, e che potesse prendere gli uomini che erano stati superbi nei confronti delle divinità e portarli nel suo mondo. Si narra che il suo regno sia una terra dove non cresce nulla, non ci sia acqua e i peccatori sono costretti a lavorare sui carboni ardenti a piedi nudi e a spaccare pietre di lava fino a quando la loro colpa non sarà espiata: cioè fino alla morte. Il problema di questa pena è che appena entrati in quel mondo, non si patisce la fame e la sete, e si continua a provare un profondo senso di stanchezza ma non si riesce a dormire. Quindi l’unico modo per morire è divecchiai, quindi la pena durava molto. Si dice che una volta morto nel mondo di Ikafeherineh la tua anima è libera di ascendere al giardino della tua divinità, oppure, se il tuo simbolo è il fuoco e quindi la tua divinità sarebbe lui stesso, la tua anima è comunque libera di ascendere al paradiso di fuoco. Esistono poi, altre 2 divinità: Pahanuj (terra fertile) è la divinità della terra e a lui sono fatte corrispondere le terre rigogliose, i raccolti ma anche le carestie, i terremoti e le frane. Infine esiste la divinità dell’aria, ovvero Anahajaineh (aria senza vita). Questa divinità ha un ruolo diverso dalle altre, poiché, l’aria è l’elemento che calma gli altri 3; ovvero: l’aria calma la tempesta in mare, l’aria leviga la terra e la rende più coltivabile e spegne gli incendi. Questo elemento ha anche un’altra funzione, cioè portare le anime degne del giardino eterno direttamente a questo senza passare per il regno di Ikafeherineh. La divinità dell’aria, Anahajaineh, è molto più magnanima nei confronti delle confraternite a lei devote, poiché una volta salite al giardino eterno, e una volta purificate del tutto, vagheranno nell’aria, aspettando che il loro protetto muoia e che lo possano accompagnare nel rispettivo giardino.
Queste sono le 5 divinità principali, ma in realtà ce ne sono 15. Le altre 10 sono divinità minori e sono quelle originali, e non staremo a elencarle tutte, poiché con il miscuglio tra i vari popoli queste divinità sono salite a un numero maggiore di 100.Ma, le leggende narrano di una sesta divinità. Non si sa molto di questa divinità poiché i Sacerdoti si rifiutano di parlarne e non ci sono pervenuti molto testi in cui viene alla luce questa leggenda. La sedicesima divinità all’inizio dei tempi era la divinità principale, che superava di gran lunga la potenza delle 5 divinità principali, così le 5 divinità per prendere il potere, non riuscirono a ucciderla, ma riuscirono a dividerla in 5 parti. Ogni parte aveva dentro di se un potere che si spartirono le divinità principali. Questo tanto bramato potere si trova nelle collane che le divinità portano al collo ed è quello che gli conferisce così tanto potere. Nelle leggende compare anche una profezia ” Cahan’uu loho pulahajek barinehj cahajeheloo filiikrineh lii johos beegiinik ee boihiluuk oe rahakriineh platahajek oe foruu triehea gohurjas emahakrij omahank hohomk ascahetuu dyhumkahat nuuo kahearduhumni Ikafeherineh oe parahafjackeh nuuom’oo oe sihilii wehenaik eo vahaereinyk liie vuuij malikuhumy sacaharumk duu cinahahea guurdaniuhum (Quando il fanciullo nascerà il cielo si infiammerà, l’acqua comincerà a bollire e pioveranno pietre e tutto questo per tre giorni e ogni uomo malvagio ascenderà direttamente nel regno di colui che condanna e non verrà mai perdonato. Solo quando il prescelto vedrà la giusta direzione il male scomparirà dai cinque giardini e i condannati potranno urlare il suo nome e quindi ascendere)”. Tutt’ora i Sacerdoti negano che questa leggenda possa essere vera perché in questo caso ci sarebbe un uomo che potrebbe sconfiggere gli dei, ma ovviamente io la riporto esclusivamente per farvi sapere le leggende che ci sono in questo periodo.
La divinità però, e questo lo affermano anche i sacerdoti, riuscì a salvare una parte della sua anima e quindi si trasformò in una fenice. Le divinità la cercarono per tutte le terre conosciute ma quando la trovarono era già troppo tardi. Riuscì a trovare un tempio, sulla cime delle montagne nelle regioni centrali, dove rifugiarsi e si dice che è proprio per questo motivo che agli uomini fu proibito di andare sulle vette. La fenice vive in questi templi aspettando che nasca il fanciullo e che finalmente posso liberarsi di quel corpo da uccello e dare tutti i suoi poteri al suo prescelto così da ottenere la sua vendetta. Questa leggenda è stata scritta quando sulla terra gli uomini si potevano contare sulla punta delle dita, e si narra che la fenice giri ancora nei nostri cieli cercando disperatamente il suo prescelto.
Ma ormai a questa legenda non ci credeva più nessuno perché nessuno aveva mai visto una fenice e poi, i Sacerdoti negavano tutto questo.
A quel tempo, non esisteva più il baratto, si usava una moneta chiamata mancia. Questa moneta valeva moltissimo infatti i re più ricchi come quello del villaggio di Marihinuuk (grande barca) nella regione di Yesuhuk, ne possedevano solo 5 forzieri. Quest’altra moneta, cioè i forzieri valevano 1’000’000’ooo di mance. A quel tempo solo i re ne aveva così tanti e si li tenevano tutti per se e per i loro sperperi. Infatti lo stipendio massimo per un contadino che dava metà del suo raccolto al suo re erano 2 mance, con cui si faceva molto ma era comunque poco. Ma passata la stagione invernale, in cui nevicava ma non ghiacciava niente queste 2 mance bastavano e quindi le famiglie riuscivano a viverci dignitosamente. Negli altri regni la paga era la stessa ma, valeva di più perché i contadini coltivavano la terra e i frutti che aveva i eccedenza li vendevano e poi non doveva importare quasi niente poiché il clima lo permetteva, mentre nelle regioni fredde del nord non cresceva quasi niente e si era costretti a importare tutto, o quasi. Nell’estremo sud con 2 mance si viveva molto bene, poiché cresceva tutto in maniera abbondante, quello che avanzava lo si vendeva e le importazioni erano nulle, quindi la gente viveva meglio; anche se nell’estremo sud c’era il problema dei cavalli, poiché avendo pianure sterminate e distanze lunghissime da percorrere adottavano i cavalli, che però costavano molto e il mantenimento e molto caro. Nel contesto generale ogni territorio aveva i suoi difetti ma anche i suoi pregi e la popolazione si lamentava poco.
Ormai siamo arrivati alla fine di questa introduzione e credo che, adesso, voi siate in grado di comprendere a pieno la storia che sto per narrarvi…
Tutto iniziò un inverno, uno tra i più freddi a memoria d’uomo, nel freddo regno di Alahbineh dove le famiglie cercavano di guadagnarsi qualche mancia in più andando a spalare le acque del porto che si era ghiacciato e che impediva il passaggio di rifornimenti da parte degli altri regni. Quell’anno, anche i frutti e i cereali che di solito crescevano in quella stagione, si rifiutavano di crescere per il troppo freddo. Il gelo aveva ghiacciato la terra, infatti se si scavava anche le i fiumi sotterranei erano completamente ghiacciati. Quell’anno fu il più terribile, poiché tutte le famiglie dovettero importare da altri regni tutte le risorse primarie e pagarle a caro prezzo. La famiglia di cui parleremo era povera, ma con grandi sforzi riusciva a non far mancare il cibo ai loro figli. Vivevano nel punto più a nord del regno di Alahbineh, in un piccolo villaggio chiamato Phryneherkin (terra senza vita), poiché nei sui campi cresceva pochissimo, infatti la maggior parte della gente emigrava. Il re del villaggio, Atrahed (leone rabbioso), nella sua gioventù aveva compiuta grandi imprese e aveva partecipato alla Grande Guerra, cioè alla guerra che comportò la divisione dei regni così come li conosciamo oggi, con la vecchiaia era diventato molto saggio e quindi sapeva governare bene il villaggio. il padre della nostra famiglia si chiamava Aseheru (ferro caldo), poiché quando era nell’esercito era noto per la sua forza, infatti si narra che una volta riuscì a uccidere 100 uomini senza nessuna spada ma solo con l’uso della sua forza, infatti piegava le spade dei nemici come il martello piega il ferro rovente mentre si fabbrica una spada. Finito il servizio militare, però, anche se era molto famoso nell’esercito, rinunciò di restare per tornare a fare il fabbro e stare con la sua famiglia. Sua moglie si chiamava Besihikah (bel viso) poiché si raccontava che suo padre, Belahajunk (muscoli possenti) fosse l’uomo più bello di tutti i regni emersi, allora Emihigardahik (corpo dorato), dea minore della bellezza di tutte le cose terrene, si tramutò in una donna bellissima; aveva i capelli raccolti in una coda che le arrivava fino alle ginocchia, il viso era un po’ arrotondato e le guance erano rossastre; gli occhi erano di un blu così intenso che al confronto il mare sembrava un dipinto sbiadito; le labbra erano rosse come una rosa in primavera; la sua pelle era bianca come la neve ma calda come il fuoco. Portava un vestito che lasciava scoperte le spalle, che arrivava fino ai piedi lasciandosi dietro un lungo strascico; le sue candide spalle erano ricoperte da una pelliccia di lupo, che sembrava d’esser viva tanto erano sgargianti i colori che la componevano. Questa donna si presentò al padre di Besihikah, ovvero, Belahajunk che non poté resistere alla sua bellezza e se ne innamorò dopo il primo sguardo. La loro storia d’amore durò parecchi anni, e la divinità divenuta ormai mortale a causa della sua unione con un mortale, si sposò con Belahajunk e ebbe una figlia, Besihikah. Appena avuta la bambina la divinità fu bandita dai Giardini Celesti e venne uccisa da suo fratello, Alahabeherd (scudo maestoso) che era la divinità minore che rappresentava la difesa militare, cancellò la memoria di Belahajunk e gli lascò la bambina dicendogli che era un dono divino. All’età di 15 anni Bersihikah vide suo padre morire, e come ultimo desiderio lui le lascio una lettera che gli aveva lasciato Emihigardahik prima che la uccidessero. Bersihikah, stranamente, non crebbe nell’idea di vendetta per la madre uccisa ingiustamente per un amore non tradizionale, ma crebbe con l’idea di sposare un uomo che l’amasse fino alla morte, come lo era stato per sua madre e suo padre, e pensava che un giorno le divinità avrebbero pagato per le ingiustizie commesse. Besihikah e Aseheru ebbero 3 figli: il primo fu un maschio, Mahariik (cuore forte), che avrebbe ereditato l’attività del padre e quindi avrebbe fatto il fabbro; poi ebbero un secondo figlio, questa volta una femmina di nome Eliikah (bellezza superiore) che avrebbe aiutato la madre in casa e, quando avrebbe compiuto l’età giusta e trovato un uomo da amare, si sarebbe potuta sposare e il futuro marito avrebbe aiutato nell’attività di famiglia oppure avrebbe continuato l’attività della sua famiglia, se ne possedeva una. Infine il più giovane dei tre era Kajaharuuteherik (portatore di salvezza) ma per tutti era Kaja perché il suo nome era troppo lungo. Questo sarebbe andato nell’esercito come soldato, e aspirato alle più alte cariche, portando con onore il buon nome della su famiglia. Il nostro racconto inizia quando Kaja aveva 15 anni, cioè avrebbe avuto l’età giusta per entrare nell’esercito, e quindi sarebbe arrivata la lettera per la convocazione al campo, ma quell’anno no arrivò poiché nel villaggio che ospitava il campo e in tutta la regione, anche a Veneherkin, si stava diffondendo una malattia che sterminava la popolazione. Anche il marito di Eliikah, Hesahakuu (cuore grande), morì a causa della malattia poiché lui faceva il dottore nel villaggio. La storia di questo povero ragazzo, non è molto felice. Sua madre era Sahak’ii (donna gentile), una donna molto rispettata nel suo villaggio e anche molto amata grazie alla sua gentilezza verso tutti. Invece, il padre di Hesahakuu, ovvero Farehejaliik (ardente come il fuoco) era stato nell’esercito ed aveva combattuto nella Grande Guerra, e aveva commesso molti delitti e non ci riusciva a convivere a pieno, poiché lui fu costretto a fare il soldato dato che la sua famiglia era molto povera e i suoi genitori non si potevano permettere troppi figli da mantenere, quindi lui, visto che era l’ultimogenito, venne mandato nell’esercito. Fin dalla sua infanzia suo padre non fu mai presente, poiché lavorava tutto il giorno per poter mantenere la famiglia. Quando lui si sposò con Sahak’ii, mentre faceva ancora parte dell’esercito, trovò in lei la ragione per lasciare l’esercito e condurre una vita normale. Dopo 2 anni di matrimonio, ebbero un figlio, Hesahakuu, e Farehejaiik gli stette sempre vicino, o il più possibile. Un inverno, ci fu una malattia che colpì il villaggio dove vivevano, cioè Wasahariik’eheja (terra senza sole), che si trovava a pochi chilometri dal villaggio di Eliikah, cioè Veneherkin. Questa malattia, purtroppo uccise, la madre di Hesahakuu e il padre cadde in una profonda depressione e cominciò a bere, così da diventare presto l’ubriacone del villaggio. Quando Hesaaruu ebbe 15 anni dovette andare a fare il corso da militare, ma appena finiti i tre anni tornò nel suo villaggio ma trovò il padre in gravissime condizioni di salute, a causa del continuo bere. Suo padre lottò con tutte le sue forze per resistere a questa malattia, ma la loro famiglia era molto povera e non si potevano permettere le medicine, quindi dopo 2 settimane di lunga agonia, il padre di Hesahakuu si spense e lasciò da solo il giovane. Costui andò nel paese vicino, ovvero Veneherkin, dove aveva degli zii che lo potevano ospitare. Diventò discepolo del medico del villaggio e alla sua morte prese il suo posto. Ma, in tutta questa vicenda ci fu una nota positiva, ovvero in questo villaggio conobbe la sua futura moglie, Eliikah. Lei era bellissima, come sua madre, il giorno del loro incontro aveva i capelli sciolti e con il vento sembravano i campi di grano, che quando passa il vento creano delle onde meravigliose e rilassanti. I suoi occhi erano marroni, come le montagne ma splendevano come il sole. Il suo viso era abbastanza spigoloso, per così dire, ma non troppo. La sua bocca era rosa come un oleandro, e la sua pelle era più chiara tendente al bianco ma con qualche accenno al rosa delle sue labbra. Portava un vestito verde, che si contraddistingueva da tutte le altre poiché quando arrivava, sembrava il vento della speranza e della vita. Il suo vestito era verde come i primi fiori che nascono dopo una lunga nevicata e che sfidano il gelo. Sopra questo splendido vestito portare un piccolo mantello marrone scuro con un cappuccio, con ricamato il simbolo della sua famiglia ovvero un’incudine con due spade messe a croce. Già nel loro primo incontro, loro avevano capito che erano destinati a stare insieme fino alla morte. Dopo essersi sposati, ebbero un figlio, di nome Anasehesii (mente ingegnosa), che nacque poco prima dello scoppio della grande malattia. Dopo la morte di Hesahakuu impauriti; Kaja, Mahariik con sua moglie e sua figlia, Eliikah con il suo piccolo bambino insieme a Aseheru e Besihikah partirono per Hamfeherel poiché in un villaggio di questo regno, più precisamente a Yasuukihinak (grande montagna) vivevano i genitori di Aseheru che li avrebbero ospitati e visto che si era presentata l’occasione di andarsene da quel paese e sperare in una vita migliore soprattutto per i due bambini piccoli, decisero di sistemarsi definitivamente nel villaggio dei genitori di Aseheru. Arrivati al villaggio, videro che la malattia non era arrivata fino a lì, poiché gli dei e le montagne avevano voluto salvare quei luoghi così vicini a loro. Per questo furono molto felici, poiché avevano pensato che avrebbero potuto vivere una vita felice. Subito cercarono i genitori di Aseheru, e Kaja non vedeva l’ora perché ogni volta che i nonni venivano a trovarlo nel vecchio villaggio gli portavano sempre dei regali molto belli: l’anno prima, infatti, gli portarono una spada e uno scudo di legno decorati che sembravano veri, mentre l’anno prima ancora gli avevano portato una statuetta rappresentante un drago. Arrivati a casa dei nonni paterni la nonna Ireherumah (animo buono) chiese: “Finalmente siete arrivati vi stavamo aspettando! Avete fatto buon viaggio?”
Aseheru: Si si, grazie mamma.
Efehirtu’kij (legno duro): Figliolo vieni qui che ti devo parlare!
Aseheru: Arrivo subito, aspetta un istante!
Poi rivolgendosi a Kaja disse:” Appena finisco di parlare con il nonno ti prometto che andremo ad allenarci nel giardino. Sei contento?”
Kaja: Si! Così diventerò forte come te!
Aseheru: Eliika puoi prenderti cura di Kaja, mentre io e la mamma parliamo con i nonni?
Eliika: Va bene, ma solo per questa volta! –
Allora, Kaja andò con Eliika, e per aiutarla con il bambino a tenere a bada Kaja, vennero anche Mahariik e sua moglie Gahaliikeh (pelle bianca). Loro due avevano avuto una figlia, Mateheluukia (fiore d’inverno), che era nata prima di Anasehesii, ovvero la figlia tra Eliika e Hesahakuu. Mateheluukia era una donna davvero bella, che riusciva a competere con la bellezza di Eliika e di Besihikah. Di solito portava un vestito porpora, lungo che copriva anche le braccia ma lasciava scoperte le spalle, che mettevano in mostra la sua pelle candida come la neve, ma morbida come le pellicce di orso che indossavano i re. Il suo viso era provato dal viaggio, ma emanava una strana luce che donava gioia a chi la guardava e le sue labbra rosse, spiccavano in quel viso così candido. I suoi occhi erano verdi, come le foglie degli alberi in estate, nelle giornate più soleggiate in cui i colori sono ancora più brillanti. Aveva i capelli, biondissimi, molto di più di Eliika, ma tenuti con una treccia che arrivava fino alla vita. Anche lei aveva adottato la cappa di famiglia ovvero, un cappuccio con lo stemma familiare, cioè un’incudine con due spade messe a croce. A quel tempo era tradizione che ogni famiglia avesse uno stemma che la contraddistinguesse dalle altre, e che doveva racchiudere le arti e la condizione sociale di quella famiglia. Tutti gli uomini lo portavano, ricamato nella parte sinistra della giacca, proprio sopra il cuore, e lo avrebbero passato ai loro figli che se sarebbero stati maschi lo avrebbero passato, a loro volta, ai loro figli. Invece se fossero state donne, loro avrebbero preso lo stemma del loro marito, se si fossero sposate. Se il marito non possedeva una stemma allora, gli veniva dato lo stemma della famiglia della fanciulla, così da diventare un membro della famiglia, mentre se un marito moriva prima della moglie, essa poteva riprendere il suo stemma d’origine e darlo così ai loro figli che l’avrebbero cambiato. Aseheru stette con il nonno per più di 2 ore, e verso il pomeriggio tardi, uscì e come promesso iniziò ad addestrare Kaja. Lui era molto portato per il combattimento a mani nude e con le spade, e aveva una forza 10 volte superiore a quella del padre, e sapeva resistere ai colpi in maniera sublime.
Aseheru: Allora Kaja, oggi ti insegnerò un po’ di cose sulla difesa, e su come sfuggire alle prese dei nemici. Ne sai già qualcuna?
Kaja: So la presa del serpente, e poi basta. Ma papà a cosa servono le tecniche di difesa, se io con la mia forza distruggerò tutti e non li lascerò alzare in piedi?
Aseheru: Non fare il gradasso, perché prima o poi arriverà qualcuno che non cadrà sotto i tuoi colpi e magari ti metterà in difficoltà e tu dovrai saperne uscire se vorrai sopravvivere
Kaja: Beh allora io, gli tirerò un pugno in pancia così da costringerlo a lasciarmi
Aseheru: e se lui non ti lasciasse?
Kaja: gli tirerei più pugni fino a farlo crollare –
Aseheru: e se lui non crollasse dopo che tu gli avessi tirati tutti i tuoi pugni più potenti così da finire le tue energie?
Kaja: beh…in questo caso mi reputerei sconfitto!
Aseheru: mai darsi per vinti, ricordatelo! e se non vuoi che questo succeda allora ascoltami! –
Infine, dopo questa discussione iniziarono gli allenamenti, per 1 mese Kaja e suo padre si allenarono duramente per accrescere la forza del ragazzo e alla fine ci riuscirono. Alla fine del mese di allenamento con il padre, Kaja, riuscì a battere lui stesso, il suo maestro, e quindi il padre decretò che ormai lui non poteva più insegnarli niente e che era pronto per partire per l’esercito.
Allora, prima di entrare nell’esercito arrivò la famigerata lettera, e ci fu gioia nella famiglia poiché Kaja era stato assegnato al campo migliore della regione, cioè quello nella confraternita di Bahasineh, o più precisamente nel villaggio di Leherookriin (leone dormiente) .
Questo villaggio era chiamato così perché se si guardava la sala del trono, dal lato Sud verso il tramonto, si poteva osservare un fenomeno molto affascinante, poiché il palazzo del re sembrava un leone seduto che aspettava la sua preda. Allora, Kaja preparò le sue cose e dopo aver salutato tutti si mise in viaggio. Il cammino non durò molto poiché i villaggi erano vicini, infatti di solito ci si impiegavano 6 giorni di camminata tranquilla. Lungo il suo tragitto Kaja vide cose che non aveva mai visto prima. Passò sopra un ponte chiamato Lanekruun duu Sihilookrineh (cammino del sole), poiché al tramonto o all’alba, il ponte era esattamente allineato con l’orizzonte, se lo si guardava da una della due estremità. Al terzo giorno di cammino incontrò un gruppo di banditi, molto comuni in quelle zone, che agivano in gruppo di solito sui cavalli. Una volta incontrati non fu difficile per Kaja metterli fuori gioco, e prese anche un loro cavallo, per arrivare prima al campo. Dopo 4 giorni di cavalcata giunse al villaggio, ma quando arrivò rimase sorpreso. Questo villaggio era enorme, aveva una sua scuola, un suo circolo, aveva il dottore con il suo studio, aveva la sua sala del trono, e aveva la taverna. Tutte queste cose meravigliarono Kaja, ma lo misero anche in soggezione, poiché non era abituato a vivere in un Villagio così grande. Infine, quello che destò più stupore fu il campo d’addestramento, poiché era immenso, sarà stato almeno, 5 volte il suo villaggio.
Le sue porte erano immense, probabilmente erano state costruite dai giganti. Avevano delle iscrizioni nell’antica lingua del posto, che solo pochi anziani del villaggio riuscivano ancora a leggere. Kaja era stato molto fortunato poichè suo nonno era tra quegli anziani che si ricordavano ancora come si leggessero quelle scritture così antiche e misteriose. Infatti su quella porta era inciso “Qui entrano i giovani, qui escono gli uomini, qui si sopravvive”. Queste porte saranno state alte almeno 20 volte Kaja che infatti non avrebbe saputo aprirle. Le mura attorno alla porta erano immense, constituite da massi gigantesci messi l’uno sopra l’altro, come un muro in mattoni, ed erano tutte perfettamente levigate. Ogni cento metri si vedeva che le mura si interronpevano e c’era una torre di guardia, con il tetto in legno e con una bandiera sopra, ma Kaja si guardò a sinistra e vide che dopo cento metri si interrompevano le mura per fare spazio a una torre di guardi ma con sopra il tetto ligneo un’altra bandiera diversa da quella vista in precedenza. Allora capì che ogni torre di guardia rappresentava un villaggio che aveva mandato i suoi giovani. Prima di giungere alla porta immensa, c’era un sentiero in terra battuta, con una staccionata ai lati. Una volta aperte le porte, e entrati nel campo, si rimaneva strabiliati. Il campo era immenso, sconfinato. Non si riusciva a scorgere la fine. Kaja appena entrato, vide un plotone dell’esercito che stava marciando, insieme al suo capo. Poi vide che il campo era diviso in quattro parti, tramite una staccionata, ma non capì il perché di questo fatto. Poi vide che ogni parte del campo aveva una casa grandissima al centro, probabilmente la mensa o la sala riunioni, e tutt’intorno erano situate delle casette, in cui ci sarebbero potuti stare almeno 100 giovani. Vide poi che dietro questa casa molto grande c’era un giardino verdissimo, come mai visto prima, in cui erano posizionati tutti gli attrezzi da allenamento. Dopo pochi minuti di contemplazione verso questa meraviglia, e sbigottimento per una tale grandezza, si recò nell’edificio più vicino, in cui aveva visto dei ragazzi che ci erano già entrati.
LET'S STAY IN TOUCH <3
© 2025. All rights reserved.
