Il dio drago - Capitolo II

Kaja al campo, un flusso di nuove amicizie. Un dipinto alieno svela segreti, trasformando la percezione e toccando l'anima.

RACCONTI

Semiramide

6/17/202550 min read

Appena arrivato davanti a questo edificio, vide una coda interminabile di giovani come lui che aspettavano in fila il proprio turno. Allora, capì che quello era l’ufficio di registrazione, in cui ogni giovane doveva dire la confraternita e il villaggio di provenienza; poi doveva dire il nome della sua famiglia; infine doveva dire il proprio nome e il ceto sociale di appartenenza. Questo atto si doveva al fatto che in quella coda sterminata erano presenti anche i membri della casata reale di tutti i villaggi, quindi serviva per differenziare i giovani. L’uomo incaricato della registrazione, per Kaja, doveva essere stato un soldato perché aveva una cicatrice sulla gamba, molto probabilmente fatta da una spada nemica. Questa indicava pure, che costui era un soldato molto forte, poiché con una cicatrice così grande poche persone sarebbero sopravvissute. Era poco più alto di Kaja, anche se i suoi muscoli e la sua armatura lo rendevano immenso. Arrivato il turno di Kaja, il signore si stupì dell’altezza del ragazzo, e dopo pochi secondi gli chiese: ” Da dove vieni, ragazzo?”

Kaja: Vengo dal villaggio di Phryneherikin, nel regno di Alahbin

Guardia: Ah, ci sono stato in quel villaggio, è molto lontano da qua. Come mai hai scelto questo campo

Kaja: Sono giunto fino a questo campo poiché ne ho sentito parlare, e perché i miei nonni paterni vivono nel Villagio vicino di Leherook

Guardia: interessante…e…mi potresti dire il tuo nome? –

Kaja: Il mio nome è Kajaharuuteherik, della famiglia di Aseheru, nell’incudine e nel martello! – rispose Kaja

Questa frase potrà sembrarvi strana ma, a quel tempo per indicare la famiglia d’appartenenza, si indicava il nome del membro della famiglia più famoso, o noto per qualcosa e poi si indicava il simbolo della famiglia, da cui si deduceva il ceto sociale.

Guardia: Ma quindi tu sei il figlio del grande Aseheru? Colui che combatté nella Grande Guerra e che riuscì a sconfiggere l’esercito Oscuro, con un solo plotone

Kaja: Si, sono figlio di quel grande uomo e grande padre, anche se so che tra la gente non è molto conosciuto per via della sua scelta, ma so che è molto famoso tra le file dell’esercito!

Guardia: Hai ragione, e questo è davvero una disgrazia, ma noi non ci possiamo far nulla. Sai già dove dormirai questa notte?

Kaja: No, non mi hanno ancora informato. Potresti dirmelo?

Guardia; Per questa notte dormirai nel dormitorio 4, nella parte della Terra

Kaja: Allora grazie della vostra informazione

Guardia: Ciao, ragazzo! buona fortuna!

A questo punto Kaja, prese la lettera della convocazione al campo, e scoprì che sul retro era stampata la cartina del campo e quindi iniziò a seguirla, anche se era molto complessa, vista l’immensità del posto.

Dopo aver camminato per 2 ore, credeva ormai di essersi perso, allora chiese a una ragazza che passava per di lì: “Scusa, potresti dirmi la strada per il dormitorio 4, nel quartiere della Terra?” Il quartiere era il nome che i giovani davano alle varie parti del campo.

Ragazza: Vado anche io lì, se vuoi potremmo fare la strada insieme

Aveva il capelli marroni come la terra umida appena arata; aveva gli occhi grandi e marroni che infondevano pace e serenità; aveva la pelle, non molto bianca, ma come quella di Kaja, abbastanza scura. Era abbastanza alta, e aveva un fisico slanciato. Portava un vestito rosso, come le foglie degli alberi in autunno, che le arrivava fino alle ginocchia, e infine portava degli stivali neri, tipicamente da uomo, e un po’ logori, come quelli che portava il nostro protagonista, che li erano stati dati dal padre. Questa visione destò molta meraviglia in Kaja ma allo stesso tempo era rilassato, come se tale bellezza gli avesse portato nell’animo pace e fiducia.

Kaja: Mi piacerebbe davvero molto

Ragazza: Beh almeno non dovrò fare la strada tutta da sola, sarebbe molto noioso. Comunque come ti chiami?

Kaja: Mi chiamo Kajaharuuteherik, ma per gli amici Kaja. Vengo da un piccolo villaggio nel regno di Alahbin, più precisamente nel Villagio più a nord del regno

Ragazza: Anche io vengo dal regno di Alahbin, però io vengo dal villaggio più a sud

Kaja: Ci sono stato una volta. Sarebbe Kahejfkruunih (freddo mortale), giusto?

Ragazza: No hai sbagliato mi dispiace. Vengo dal villaggio di Mihiluujahak (acqua ghiacciata). Comunque, non mi sono ancora presentata, io sono Sahariikah (corpo divino)

Kaja: Sono molto felice di conoscerti Sahariikah, però Mihiluujahak (Acqua ghiacciata) non è il villaggio più a sud del regno, il più meridionale è Kahejfkruunih (freddo mortale)

Sahariikah: Secondo me no, più che altro perché il mio villaggio è il più vicino al confine con il regno del centro, quindi è il più a sud rispetto al tuo villaggio.

Kaja: Beh si potresti aver ragione. Però adesso dovremmo avviarci perché potremmo fare tardi

Sahariikah: Si giusto hai ragione. Comunque puoi chiamarmi anche Saje, preferisco

Kaja: Va bene, tanto per me è uguale

Saje: Bene! Allora muoviamoci

Allora i due giovani si incamminarono sotto la luce del tramonto, che rendeva tutte le cose belle, poiché se vista da una certa distanza erano quasi interamente coperte dall’oscurità e lasciavano spazio all’immaginazione.

Kaja: Allora dimmi, Saje, che cosa fa la tua famiglia nel tuo villaggio?

Sahariikah: Mio padre è un maniscalco, ed è anche famoso nel suo villaggio

Kaja: Anche mio padre è famoso nel villaggio! Lui fa il fabbro ed è molto bravo, infatti quando qualcuno vuole una spada o un’armatura va da mio padre.

Saje: Allora presumo che tu non sia povero, dato che tuo padre è così famoso?

Kaja: No, in realtà quasi tutte le mance che guadagna mio padre servono per comprare il cibo che dobbiamo importare, perché nel nostro orto non cresce quasi nulla, ma del resto, come in tutti gli orti del villaggio

Saje: Anche per me è uguale, però sarebbe bello se riuscisse a crescere qualche cosa nei nostri orti

Kaja: Si, almeno non dovremmo spendere quasi tutti i soldi che guadagniamo per comprare le cose dagli altri regni

Saje: Invece tua madre?

Kaja: Mia mamma sta a casa, di solito non lavora, ma molto spesso aiuta mio papà nella bottega. La tua invece?

Saje: La mia invece è morta quando ero piccola, però per quel che mi ricordo lavorava anche lei molto spesso con mio papà, ma si vedeva che non le piaceva

Kaja: Mi dispiace moltissimo. Non volevo…

Saje: No stai tranquillo, non lo sapevi

Kaja: Cambiamo argomento…Tuo padre ha fatto il militare?

Saje: Si, come fai a saperlo? Invece il tuo?

Kaja: Perché di solito chi ha fatto il militare 20 o più anni fa, ormai o sono morti o si sono ritirati, e quelli che si sono ritirati o fanno i fabbri o i maniscalchi

Saje: Giusto. Credo che quella guerra abbia lasciata un colco profondo nella memoria di quei soldati. Quindi anche tuo papà ha fatto il militare?

Kaja: Si si era anche molto apprezzato tra le file dell’esercito. Infatti combatté nella Grande Guerra e riuscì a sconfiggere L’Esercito Oscuro con un solo plotone. Questo fatto, tra le fila dei soldati è molto famoso e importante, ma visto che mio padre dopo quel combattimento decise di lasciare l’esercito, perché si era stufato di tutta quella violenza, al di fuori del campo di battaglia non è molto conosciuto. Fin da bambino, però, mi ha insegnato a combattere, per prepararmi a questo momento, in cui sarò da solo contro il mondo. Infatti, mio padre mi ha insegnato l’arte della lotta a mani nude, anche se me la cavo con le spade e so anche qualche magia. Mentre, qual è la tua arte e la tua storia?

Saje: Quindi tuo padre è il grande Aseheru! Ho sentito parlare di tuo padre nelle storie che mi raccontava mio padre. Mio padre si chiama Mehertuu (martello pesante), e anche lui andò nell’esercito e combatté nella Grande Guerra, proprio con tuo padre. Infatti, mi raccontava sempre che lui e tuo padre erano inseparabili, e che erano i due uomini più forti dell’esercito, ma poi successe qualcosa di brutto, molto brutto, durante una delle ultime battaglie, che li face scappare dall’esercito. Ecco perché solo chi è nell’esercito sa i questa storia perché non hanno voluto divulgarla.

Kaja: Si infatti, anche mio papà tutte le volte che inizia a raccontarmi questa storia non riesce mai a finirla, perché arriva all’ultima battaglia e poi si blocca. Riesco a vedere nei suoi occhi una strana luce, come se lui fosse fiero di quello che fosse successo ma anche terrorizzato, e volesse dimenticare tutto. Molti all’interno dell’esercito dicono che durante quella battaglia comparvero dei demoni, evocati da degli uomini che cominciarono a uccidere tutti i nemici con una furia pazzesca.

Saje: L’ho sentita anche io questa storia ma secondo me non è vera. Nessun uomo ha le energie per evocare degli demoni. E’ impossibile! Io che studio magia le so queste cose

Kaja: Anche secondo me è impossibile, però dicono tutti così. Comunque che magia studi?

Saje: Magia d’attacco e curativa. Mi piacciono tutte e due, ma anche alchimia mi piace tanto. Te invece?

Kaja: Che bello! Io invece studio arti combattive. Mi piacciono tutte però quella in cui sono più bravo è quella senza armi.

Saje: Non è molto comune scegliere combattimenti disarmati. Più che altro perché si è sempre svantaggiati.

Kaja: Non è vero. Se sei bravo riesci ad evitare i colpi dell’avversario. Alla fine è una tecnica come le altre che ha dei punti di forza ma anche dei punti deboli. Poi dipende anche dallo stile di combattimento.

Saje: Giusto. Lo stesso ragionamento vale per la magia e l’alchimia. Hanno tutte e due lo stesso effetto, però con due metodi diversi, quindi anche qui ci sono molti punti favorevoli sia sull’alchimia che sulla magia, però ci sono altrettanti punti a sfavore sia per l’alchimia sia per la magia.

A quel tempo esistevano vari poteri, molti dei quali rimanevano sopiti per molto tempo. I più potenti erano quelli interiori, poi c’erano quelli naturali e infine quelli maledetti, che in realtà erano molto potenti a volte anche di più di quelli interiori, però era molto difficile ottenerli.

Per le magie invece c’erano varie distinzioni a seconda della fonte di potere: Magie Celesti, Magie Maledette, Magie Alchemiche, Magie Oscure

Le magie celesti erano poco comuni perché non esisteva un modo per ottenerle, si nasceva con questo potere e nessuno sapeva come questo potere scegliesse il candidato perfetto. La storia di questo tipo di magia è molto antica, dato che un tempo era l’unico modo per ottenere la magia. Durante la creazione del mondo gli dei si riunirono e decisero di creare anche degli abitanti che popolassero questo mondo, perché vivere da soli sarebbe stato troppo brutto, perché non avrebbero potuto far vedere della grande bellezza di cui erano stati capaci. Allora si chiesero come potessero essere questi abitanti, e quindi crearono gli animali nelle forme più disparate. All’inizio andò tutto bene, ed erano felici di poter condividere il mondo con qualcuno, però non potevano comunicare con gli animali, dato che non li avevano dotati della parola. Allora pensarono di dotare gli animali della parola. Però poi pensarono che sarebbe molto rischioso dato che non avevano un anima e quindi sarebbero diventati dei demoni. Infine Anahajaineh (aria senza vita) chiamò le altre tre divinità davanti ad lago con un fondo sabbioso

Anahajaineh: Potremmo creare dei nostri simili

Zahajos (acqua pura): Cosa vuoi dire con “nostri simili”? Noi siamo perfetti e supremi non possiamo creare qualcosa simile a noi. Perché poi se fosse anche quasi uguale a noi, ci odierebbe perché saprebbe che non potrà mai arrivare al nostro livello

Pahanuj (terra fertile): Concordo con Zahajos, e poi rovinerebbero la nostra terra, che abbiamo creato con tanto amore e sforzo

Ikafeherineh (fuoco del condannato): Io invece appoggio Anahajaineh perché con il mio potere sulla terra non posso fare molto dato che finirei per distruggerla. Quindi potrei punire gli esseri che trasgrediscono al nostro volere, o quelli che danneggiano la nostra creazione.

Zahajos: Siamo due contro due, non credo che ci sia bisogno di trovare un accordo.

Anahajaineh: Io sarò colei che trasporterà gli esseri verso le vostre dimore

Pahanuj: Quindi non dovremmo vivere sulla terra?

Anahajaineh: No noi vivremo sulla terra, però avremo anche dei giardini sopra il cielo per riuscire ad osservare la nostra creazione

Pahanuj: In questo caso accetto volentieri.

Zahajos: Quindi siamo tre contro uno. Devo accettare la proposta. Allora faremo come dice Anahajeineh: noi dei ci costruiremo dei giardini sopra il cielo e anche sulla terra. Nel giardino superiore porteremo gli esseri meritevoli mentre nel giardino di Ikafeherineh porteremo gli esseri che meritano una punizione. Noi saremo gli unici che potranno liberamente andare dal giardino superiore a quello terrestre, mentre gli esseri quando saranno in vita staranno sulla terra al di fuori dei nostri giardini, e solo i più meritevoli potranno accedervi. Mentre quando moriranno la loro anima verrà portata da Anahajaineh verso i nostri giardini.

Ikafeherineh: Anche io devo avere un giardino superiore

Zahajos: Ma sei stato tu ad avvisarci e a proporre questa cosa

Ikafeherineh: Secondo me la cosa migliore sarebbe che ognuno di noi prenda una parte di questi esseri e li ponga sotto la propria protezione, così i migliori di ogni divinità andranno nel rispettivo giardino.

Pahanuj: Così è corretto! Così ognuno di noi potrà controllare meglio ogni essere e quindi nessuno rovinerà la nostra creazione.

Zahajos: D’accordo! Si farà come dite!

Allora si riunirono e crearono l’uomo. Ognuno degli dei prese un pezzo della materia celeste che lo componeva e la plasmò fino a creare una creatura simile a loro. Allora la portarono sulla terra e la lasciarono libera. All’inizio ne avevano create poche per paura che potessero essere un problema. Infatti durante il primo periodo non fu un problema tenere a bada tutti quegli esseri, però poi capirono che dato che le avevano create proprio dal loro stesso corpo, le divinità decisero di togliere l’immortalità, dato che sarebbe stato impossibile punire o premiare qualcuno di immortale, dato che non sarebbe mai morto. Tuttavia dopo aver fatto ciò videro che gli esseri, che vennero chiamate anime, tolta l’immortalità erano cupe e tristi, non riuscivano ad essere felici. Gli dei non sapevano cosa fare, perché tutto ciò rattristava anche loro, dato che dopotutto erano le loro creazioni. Allora decisero di dare un contenitore ad ogni anima, così che potesse creare un immagine di se stessa che le piaceva. Questo portò gioia tra le anime, ma erano ancora lontani dal trovare la vera felicità, che avevano perso con la perdita dell’immortalità. Gli dei si riunirono e si chiesero se fosse giusto ridare l’immortalità alle loro creature, però non tutti erano d’accordo

Zahajos: Tu Ikafeherineh che hai voluto togliere l’immortalità alle anime, solo per il gusto di poterle punire dopo la morte, spetta a te sistemare questa situazione. Io non tollero che le mie creature siano tristi.

Ikafeherineh: Fratello io non so cosa fare. Anche se ridessi l’immortalità alle anime non cambierebbe la situazione. Ormai loro hanno assaporato la delusione e quindi se un giorno riacquisteranno l’immortalità non la apprezzerebbero, dato che non riuscirebbero più a fidarsi di noi, che già una volta gliela abbiamo tolta. Tuttavia se non gliela ridiamo loro penseranno che noi siamo ingrati e che vogliamo vederli soffrire, e quindi potrebbero cominciare ad uccidersi, dato che la loro vita non avrebbe più un senso.

Zahajos: Fratello mio, tu hai ragione. Io voglio vederle felici come un tempo.

Anahajaineh: Forse ho io la soluzione. Potremmo dare loro un compagno.

Zahajos: Come un compagno? In che senso?

Anahajaineh: Potremmo dare loro una creatura con cui stare e amare. Così si sentirebbero meno soli, e poi dovremmo ridare l’immortalità anche all’anima, non al corpo.

Zahajos: Sorella mi trovi d’accordo sul fatto di donare alle nostre creature un compagno ma non capisco perché dovremmo ridare l’immortalità all’anima e al corpo no

Pahanuj: Dovremmo ridare l’immortalità all’anima perché così se l’amore che provano le creature per il loro compagno, se è davvero puro, potrà continuare anche nei giardini, dopo la morte. Inoltre se l’anima è immortale avranno più timore delle punizioni del giardino del fuoco, perché sapranno che dureranno in eterno. Mentre aspireranno al premio dei giardini superiori dato che vorranno passare l’eternità con il proprio compagno.

Zahajos: Fratello grazie per avermelo spiegato. Ora capisco, io sono completamente d’accordo. L’ultimo che manca da convincere è Ikafeherineh

Ikafeherineh: Io sono d’accordo su quasi tutto, però c’è una cosa su cui non sono convinto

Pahanuj: Dicci fratello

Ikafeherineh: Perché la pena deve essere eterna. Io non riesco, non voglio e non posso punire una delle mie creature per sempre. E’ come se l’orso femmina vede il proprio piccolo avventurarsi in posti proibiti, e lo ammonisce severamente, però non lo ammonirà per sempre, perché in questo modo per il piccolo diventerebbe l normalità e smetterebbe di fare qualsiasi cosa

Pahanuj: Ma se la pena non è eterna le nostre creature non presteranno attenzione ai nostri avvertimenti, e non ci porteranno il dovuto rispetto, sapendo che anche se verranno puniti la loro pena sarà limitata.

Ikafeherineh: In questo modo, fratello, loro vivrebbero nella paura e non nella devozione

Zahajos: Su questo devo concordare con Ikafeherineh, infatti nemmeno io voglio che vivano nella paura, però questo è l’unico modo che abbiamo per assicurarci il rispetto e la loro devozione

Anahajaineh: Ma perché volete la loro devozione? Non è già un piacere vederli crescere e proliferare? Come se una madre esigesse di essere lodata dai propri figli, e in caso contrario punirli severamente

Zahajos: Certo che voglio essere adorato, io ho creato tutto questo. Loro esistono per un mio favore

Anahajaineh: Ma ormai tu gli hai donato la vita e spetta a loro decidere come viverla. Nessuno dice come vivere la tua vita, noi dovremmo essere l’aspirazione a cui tutti devono tendere, però se per qualcuno non è così non possiamo punirlo.

Pahanuj: Sorella, queste sono grandi parole, ma non credo che loro ti daranno mai ascolto

Zahajos: Ovvio che no! Io voglio essere adorato!

Anahajeineh: Ma fratello ascoltami, ti prego! Se tu continui così prima o poi verrai schiacciato da questa cosa e ti si ritorcerà contro. Lo so che tu hai un cuore grande e che ami con tutto te stesso queste creature, che sono sangue del tuo sangue, come lo sono per tutti noi. Fa male doverli punire ma qualcuno deve pur farlo, ma non in maniera esagerata, come vuoi fare tu.

Zahajos: Allora tu cosa proponi?

Anahajaineh: Io propongo che ognuno sia libero di vivere la propria vita liberamente, come meglio crede. Quando morirà la sua anima, dato che sarà immortale, verrà giudicata da noi e quindi decideremo se punirla o premiarla. Il premio sarà eterno, mentre la pena sarà temporanea, ovviamente paragonata alla colpa commessa: maggiore è la gravità della colpa, più lungo sarà il soggiorno nei giardini del fuoco.

Ikafaherineh: Io sono d’accordo con nostra sorella. Mi sembra un buon compromesso.

Zahajos: Va bene accetto questo patto.

Pahanuj: Allora dobbiamo creare dei compagni per le nostre creature.

Ikafeherineh: Ma come facciamo a scegliere noi per loro?

Anahajaineh: Come prima cosa ridiamo l’immortalità all’anima. E poi creiamo delle copie perfette della creature già presenti.

Zahajos: Ma come faremo a distinguere le copie da quelle originali?

Anahajaineh: Chiameremo uomini le creature originali, mentre donne le creature compagno

Zahajos: Con cosa le creeremo?

Anahajaineh: Questa volta sarà diverso: useremo sempre la nostra stessa materia celeste, però la mischieremo alla mia aria sacra

Pahanuj: Come mai questa scelta?

Anahajaineh: Perché così queste copie potranno facilmente volare e trovare il proprio compagno

Pahanuj: Parole saggie sorella

Allora gli dei si riunirono e diedero di nuovo l’immortalità all’anima, e crearono le copie come aveva detto Anahajaineh. Dopo aver sparso per il mondo le copie, videro che queste cominciarono a cercare la propria copia e quando la trovavano emanavano un’energia meravigliosa. Era uno spettacolo bellissimo: il mondo che avevano creato pulsavo di vita, finalmente. Videro però che le copie avevano dei rimasugli di sostanza celeste all’interno del proprio corpo, però non vollero toglierli, dato che non volevano rovinare quel bellissimo spettacolo.

Quella sostanza celeste rimasta all’interno delle copie, poi con l’evolversi del mondo, diventò il potere celeste che permette agli uomini di usare le magie celesti. Ecco perché è poco comune.

Le magie maledette invece erano un po’ più comuni ma era un disonore averle perché voleva dire che quel potere magico, non era stato donato come dono di nascita, ma da un demone, che altro non è che uno dei primi abbozzi di creature viventi che gli dei fecero, cercando di dare un’anima e un potere agli animali, che poi non riuscirono a distruggere.

Per ottenere questo potere bastava bere il sangue di un demone. Sembra facile, però i demoni non hanno sangue e l’unico modo per farlo e quando sono morti. In questa fase il loro corpo produce una sostanza, che in realtà è il loro potere concentrato in forma liquida. Dopo aver bevuto il sangue, se si sopravvive alla notte seguente, si ottiene il controllo di quel potere. Non tutti sopravvivevano alla prima notte dopo aver bevuto il sangue, dato che il demone è ancora vivo all’interno del suo sangue, quindi durante la prima notte c’era come una lotta interna tra il demone che voleva impossessarsi del corpo e dell’anima umana che invece voleva sottomettere il demone. Ovviamente se si sopravviveva si era riusciti a sottomettere il demone, e il passo successivo era di annientarlo definitivamente così da assorbire tutto il suo potere. Se non si riusciva il demone prendeva il controllo del corpo e lo trasformava nel suo, trasformando a sua volta il corpo umano in quello di un demone.

Tuttavia anche se si fosse riusciti a controllare il demone, più si usava il suo potere più aumentavano i rischi che prendesse il controllo dell’anima dell’uomo. Infatti moltissimi maghi maledetti, avevano un potere enorme, dato che erano riusciti a sottomettere il demone ma comunque non erano riusciti del tutto a sfruttare il suo potere, perché se si superava un determinato livello, la trasformazione in demone diventava permanente, e infatti i più grandi maghi della storia avevano parti del corpo trasformate in parti demoniache, perché avevano superato quel livello di potere.

Le altre magie, ovvero quello alchemiche erano in assoluto le più comuni, dato che bastava assumere una pozione alchemica per riuscire ad ottenere quel determinato potere. Il problema di queste magie erano gli ingredienti. Molto spesso, questi, richiedevano una ricerca lunghissima; alcune pozioni prima di essere complete sono passati anni e anni, dato che i componenti erano molto rari. La maggior parte delle pozioni per avere il potere magico, erano comuni e si trovavano abbastanza spesso e facilmente. Il problema di queste magie era che si era legati alle pozioni. Infatti se si smetteva di prenderle il potere piano piano si assopiva. Per riuscire a superare questo problema, mentre si assumevano le pozioni bisognava fare degli esercizi di potenziamento dell’anima, cosicché anche se si fosse fermata l’assunzione delle pozioni il potere sarebbe rimasto, non con la stessa potenza, ma l’individuo sarebbe stato comunque in grado di usarlo.

Le magie oscure erano comuni ma si preferiva non parlarne, dato che chi ne faceva uso, non era visto di buon occhio, dato che erano le stesse magie che avevano usato i demoni oscuri, dell’Esercito Oscuro durante la Grande Guerra. Queste magie consistevano nell’evocazione di demoni e mostri dai giardini inferiori del fuoco. Erano considerate oscure perché l’utilizzatore doveva fare un patto con Ikafeherineh in cui giurava di servirlo e onorarlo, e in cambio lui davo all’individuo il potere di evocare sulla terra i mostri dei giardini inferiori. Una volta che l’individuo moriva, la sua anima andava direttamente nel giardino del fuoco, senza passare per il giudizio delle divinità e serviva Ikafeherineh per sempre.

Kaja: Si hai ragione! Dipende sempre da persona a persona, non credo che esista una tecnica migliore di tutte e una peggiore, perché dipende dall’utilizzatore e anche dall’allenamento

Saje: Si hai ragione! Adesso però dovremmo velocizzarci perché se no potremmo fare tardi

Kaja: Giusto hai ragione! Andiamo!

Dopo 2 ore di cammino arrivarono davanti alla mensa del dormitorio 4. Questo dormitorio era il più grande di tutti, poiché ci andavano tutti i giovani che non avevano i soldi per pagare l’alloggio nel campo, e tutti quelli che erano stati assegnati al quartiere della Terra, che in realtà erano sempre i più poveri. La mensa era immensa e altissima. Aveva un tavolo enorme al centro, ci saranno state almeno cento persone su quel tavolo, però la stanza era talmente grande che non sembrava occupare tanto spazio, per questo motivo ne avevano messi tre di questi tavoli. Al centro della sala , appeso al soffitto c’era un enorme lampadario con tantissime candele che illuminavano tutta la stanza. La facciata frontale assomigliava molto alla facciata di una casa di pianura, con il tetto non molto spiovente, dato che non pioveva molto nelle terre del sud. La parte bassa della facciata, come del resto di tutto l’edificio era costruita con delle pietre disposte a formare una base di sostegno alta un metro. Tutto il resto dei muri erano fatti in legno, dato che era quello che cresceva in maggiori quantità ed era anche facilmente lavorabile. Ovviamente nelle case del sud questo serviva, perché le frequenti piogge e venti, rovinavano la pietra e costava molto ripararla, mentre il legno una volta rovinato costava molto poco ricostruirlo. Questo edificio però era privo di finestre sia sulla parte frontale sia sulla parte posteriore che sui lati, per ottimizzare lo spazio disponibile per le camere, che erano disposte su quattro piani tutte intorno alle pareti, lasciando una spazio centrale occupato dalla sala da pranzo. Nel lato destro, all’esterno della casa, c’erano vari strumenti per coltivare la terra, mentre nel lato sinistro c’erano dei campi in cui cresceva di tutto, che servivano per procurare da mangiare a tutti i ragazzi del quartiere della terra. Una volta entrati, si apriva un’enorme sala, con tre tavoli immensi con tutto il cibo che un uomo potesse mangiare, e i giovani arrivati prima dei nostri due protagonisti, avevano già cominciato a mangiare. Allora Kaja e Saje, visto che non conoscevano nessun altro si sedettero uno difronte all’altro e cominciarono a mangiare, o per meglio dire a ingozzarsi, per riuscire a mangiare più cibo potessero poiché sapevano che non avrebbero fatto tanti pranzi del genere.

Kaja iniziò a magiare tutto quello che si trovava a disposizione e tutto quello che entrava nel piatto. Sahariikah non era da meno, infatti anche lei cercava di mettere nel piatto più cose che poteva. Dopo 5 porzioni gigantesche Kaja vide due cinghiali arrosto e disse a Saje -Ti propongo una sfida? –

Saje: Avanti, dimmi

Kaja: Ti sfido a mangiare il più velocemente possibile quel cinghiale e chi vince se ne può prendere un altro, ci stai?

Saje: Pronto a perdere?

Allora i due si lanciarono in questa strana sfida, e lo era per tutti e due perché Kaja non aveva mai visto una ragazza che avesse accettato una sfida del genere mentre, Saje era stupita perché era la prima volta che un ragazzo le chiedeva una sfida del genere, tipicamente maschile. Alla fine vinse Kaja, e per scherzare iniziò a parlare a Saje come un membro della famiglia reale.

Kaja: Orsù, mia cara, porteresti il premio al vincitore

Saje: Va bene, porterò il premio al vincitore, caro signore

Dopo pochi minuti Saje tornò con un cinghiale arrosto e lo portò a Kaja

Kaja: Wow, è enorme! Sarà un piacere mangiarlo.

Saje: Come promesso ho portato il trofeo al vincitore

Kaja: Dai, siediti qua, di fianco a me

Saje: Perché?

Kaja: Così dividiamo il cinghiale, che per me è troppo

Saje: Grazie, ma quello è il tuo trofeo?

Kaja: Non è così che fanno i buoni amici?

Dopo questa frase, Saje, si sedette vicino a Kaja prese un piatto e tagliò a metà l’arrosto e poi girandosi verso Kaja, con i suoi occhioni grandi e verdi come le foglie degli alberi in estate, e lucidi per l’emozione disse – Grazie! – dopo una breve pausa in cui si asciugava gli occhi riprese – Allora…da buoni amici…puoi chiamarmi con il mio secondo nome, ovvero Saje (speranza)! – allora Kaja rispose, con tono sorpreso e molto pieno di felicità – Allora, Saje, bridiamo alla nostra nuova amicizia! – Infine presero due calici e brindarono guardandosi negli occhi, come se avessero capito che la loro amicizia era destinata a durare per sempre.

Dopo questa breve pausa incominciarono, di nuovo a mangiare, fino a che ogni cosa sul tavolo fosse finita. Infatti quella cena non durò moltissimo, anche se i cibi portati sul tavolo sarebbero bastati per un intero esercito, poiché tutti i giovani presenti si abbuffarono e quindi mangiarono tutto quello che stava nella loro pancia. Una volta finita la cena, Kaja e Saje si incamminarono verso il dormitorio, prendendo la strada più larga, per cercare di digerire tutto quello mangiato. Dopo pochi minuti Kaja disse – Ho mangiato veramente bene! Sono anche sazio! –

Saje: Si anche io! Ma devo dire che il maiale dopo il cinghiale non è stata una buona idea? –

Kaja: Hai ragione! Ma non si poteva lasciare lì, faceva pena…ahahah

Saje: ahahahah…

Kaja: Ma tu sai dov’è il dormitorio, vero?

Saje: Si si certo, stai tranquillo

Kaja: Ah…per fortuna! Ma dovremmo dormire nella stessa stanza vero?

Saje: Mi sa proprio di sì! Non ti darà fastidio?

Le camere non erano assegnate e chi arrivava per primo poteva scegliere la migliore camera. Questo veniva fatto perché i ragazzi di questo campo erano davvero troppi e non ci sarebbe stato il tempo per riuscire ad assegnare le camere ad ogni ragazzo.

Kaja: No! Non mi da fastidio! E’ strano dormire nella stesa camera con una ragazza che non sia mia sorella

Saje: Anche per me è un po’ strano, visto che io sono figlia unica, non sono abituata a dormire in stanza con qualcun altro

Kaja: Stai tranquilla, non ti sei persa nulla!

Saje: Te russi durante la notte? Perché mio padre lo fa e la trovo una cosa molto fastidiosa

Kaja: No non stai tranquilla non russo per fortuna! Però devo ammettere che anche io la trovo una cosa molto fastidiosa.

Saje: Meglio così! Devo sapere qualcos’altro?

Kaja: Diciamo che non sono molto ordinato, quindi se ti da fastidio il disordine credo che non avremo una bella convivenza

Saje: No stai tranquillo non mi da fastidio, anche se io sono una persone abbastanza ordinata.

Kaja: Menomale almeno non dovremo litigare ogni volta che lascio qualcosa in giro

Saje: Sarebbe davvero terribile!

Kaja: Però secondo me sarà divertente

Saje: Si anche secondo me

Allora tutti e due cominciarono a ridere…

Saje: Eccoci siamo arrivati; dovrebbe essere questo!

Kaja: Ma è immenso! Non pensavo fosse così grande!

Saje: Davvero è imponente. Sarà così perchè deve contenere tantissimi ragazzi e quindi deve poterli ospitare tutti.

Kaja: Beh si sarà sicuramente per quello, pero è comunque grandissimo

Saje: Va beh…meglio entrare, che domani ci aspetta una lunga giornata

Kaja: Hai ragione

Il dormitorio aveva la facciata uguale a quella della mensa ma molto più grande e molto più simile all’entrata di un tempio. Infatti nella facciata aveva una serie di 5 colonne enormi, bianchissime. Stranamente era molto ricca come struttura che doveva ospitare i più poveri del campo, ma nessuno ci pensava, l’importante era avere una camera dove dormire. Sopra le colone c’era un frontone molto decorato: raffigurava la vittoria della Grande Guerra contro L’Esercito Oscuro. Quello fece ripensare Kaja alle storie che raccontava suo papà, che non riusciva mai a finire perché ogni volta che arrivava al momento della vittoria si bloccava, gli si illuminavano gli occhi e cominciava a sudare freddo. Kaja non aveva mai capito il perché, ma forse neanche lo voleva sapere, perché se suo padre aveva il terrore di raccontarlo doveva essere successo qualcosa di molto grave, che forse non sarebbe stato in grado di capire. Il tetto aveva 4 camini molti grandi, da cui usciva sempre del fumo bianco, non so il perché forse provenivano dalla cantina in cui si faceva anche da magiare. Era fatto di legno e anche questo assomigliava a quelle case del sud con il tetto quasi piatto fatto di tegole unite tutte assieme da chiodi. L’edificio, oltre alle colonne che erano ovviamente costituite da marmo, tutto il resto era costituito da un tipo di pietra particolare che sembrava marmo però si vedeva che non lo era dato che era molto meno lucido e più ruvido. Mano a mano che si saliva con lo sguardo si notava che le prime pietre, quelle su cui poggiava tutta la struttura erano enormi, mentre salendo si rimpicciolivano sempre più. Le finestre, poste su i due lati dell’edificio e sulla parte posteriore, erano abbastanza piccole e tutte le stanze ne avevano una. Infatti le stanze all’ultimo piano, anche se da fuori non sembrava avessero finestre, ne avevano una posta sul tetto. Dietro le colonne, dopo un piccolo atrio c’era la porta d’ingresso, anche questa era molto decorata, però non vi erano rappresentate scene di guerra, c’era solo un bassorilievo di un bosco con gli animali e due persone felici che suonavano e ballavano nel mezzo. Una volta entrati si vedeva un enorme scala che portava a tutti i piani del dormitorio. Era fatta in legno, però era molto più lucida del legno che veniva usato per costruire le case, sembrava più finto. Sulle pareti della sala principale erano appesi dei quadri che rappresentavano varie scene di guerra prese da alcune delle più famose battaglie. Tutti i quadri erano disposti in modo molto preciso: esattamente alla stessa altezza, perfettamente dritti e senza neanche un granello di polvere sopra. Alzando lo sguardo si vedeva un enorme lampadario uguale a quello che c’era nella sala della mensa. Guardando a destra e anche a sinistra si potevano vedere le camere e i corridoi che conducevano ad esse. Si capiva che erano tantissime. Molte di quelle erano già occupate. Ogni stanza aveva una porta con raffigurato un animale, un tipo di arma oppure un tipo di magia, credo servisse per riconoscere le camere. Appena entrati nella sala principale, una guardia li vide e li chiamò a se. Chiese il loro nome e controllò su una lista e infine li fece passare. Una volta che furono liberi rimasero un attimo ad ammirare la bellezza e la grandiosità di un edificio come quello.

Saje: E’ bellissima!

Kaja: Non credo di aver mai visto una stanza come questa!

Saje: Poi ci sono anche tantissimi dipinti

Kaja: Magari in uno di questi troviamo qualche nostro antenato

Saje: Sarebbe bello!

Kaja: Sono in ordine: il primo è quello che rappresenta la guerra più recente quindi se vogliamo vedere i nostri padri dovremmo andare verso la fine

Saje: Come mai verso la fine? Dovrebbero essere all’inizio

Kaja: Si ma le storie che ci raccontano parlano della prima Grande Guerra contro l’Esercito Oscuro, quindi dovrebbe essere in fondo

Saje: Beh si ma non ci saranno mai! E’ successa quasi 500 anni fa

Kaja: Questo lo so però secondo me non è una storia che si sono tramandati di padre in figlio, si ricordano troppi dettagli

Saje: Scusa e se uno si ricorda molti dettagli vuol dire che può non aver sentito quella storia?

Kaja: No perché in 500 anni si sarebbero persi molti dettagli. Pensa solamente se io ti raccontassi una storia che io ho provato in prima persona, se poi tu dovessi raccontarla a qualcun altro, anche soltanto dopo poche ore, tralasceresti dei dettagli che o non ti ricordi o che non ritieni importanti

Saje: Si hai ragione. Però se i padri dei nostri padri hanno tramandato questa storia magari era così importante che la ripetevano talmente tante volte che alla fine la imparavano quasi a memoria

Kaja: Ma anche se l’avessero imparata a memoria, avrebbero dato una loro interpretazione alla storia, mentre loro ne danno una sempre uguale. E’ come se loro avessero davvero partecipato a quella battaglia

Saje: Ma questo sarebbe impossibile! Anche se il tuo ragionamento potrebbe avere senso, non è possibile! Vorrebbe dire che i nostri padri avrebbero più di 500 anni!

Kaja: Se la mia teoria è giusta dovrebbe essere proprio così

Saje: Ma è impossibile! Questo vorrebbe dire che i nostri padri sarebbero degli immortali, e quindi come farebbero ad essere invecchiati? Nelle leggende si narra sempre che gli immortali rimangono nel pieno della loro giovinezza per sempre, e non viene mai vista come una benedizione ma come una condanna. Proprio per questo quasi tutti gli immortali, nelle leggende e nelle storie, dopo essere stati dannati, si recano in posti sperduti e lontani dalla gente, poiché sanno che sono mal visti dalla società

Kaja: Si certo hai ragione, però se loro fossero riusciti a nasconderlo?

Saje: E come avrebbero potuto farlo? E’ risaputo che gli immortali non si ammalano mai e non hanno mai problemi, e poi che sadici sarebbero a fare anche dei figli?

Kaja: Perché dovrebbero essere dei sadici?

Saje: Perché vedere tuo figlio che cresce ed invecchia mentre sai che tu non morirai mai, e dovrai essere tu a seppellire i tuoi figli, credo che sia la cosa più dolorosa che può fare un padre. Inoltre, dovrebbe sposarsi, sempre sapendo che l’amore della sua vita morirebbe prima di lui, e quindi come farebbe ad innamorarsi un’altra volta? Quindi, al massimo potrebbe fare un solo figlio per il resto della sua esistenza, quindi noi non potremmo essere i loro figli

Kaja: Ma cosa ti fa pensare che noi non siamo figli dei nostri padri? Solo perchè sono immortali non vuol dire che non riescano a dimenticare e a continuare a vivere

Saje: Non sto dicendo questo. Sto solo dicendo che se i nostri padri fossero davvero immortali, vuol dire che per 500 anni non hanno fatto nemmeno un figlio e che durante questi secoli non abbiano avuto nemmeno una donna?

Kaja: Su questo ne dubito, almeno riguardo a mio padre! Mia madre lo dice sempre, e anche mio padre lo dice ma solo per vantarsi, che lui durante la guerra aveva avuto un sacco di donne, ma che non aveva mai avuto il coraggio di fare un figlio con loro perché non si sentiva ancora pronto

Saje: Beh su questo ammetto di aver esagerato, però secondo te è possibile che in 500 anni loro non abbiano mai trovato una donna che loro consideravano giusta per iniziare una vita assieme?

Kaja: Beh si in effetti hai ragione. Adesso che mi ci fai pensare è un po’ strano

Saje: Ma la cosa più strana ancora è che se loro sono veramente degli immortali, chi li avrebbe dato questo potere? Chi è così potente da poter dare a due uomini l’immortalità?

Kaja: L’Alchimista Supremo?

Saje: Si è vero, lui potrebbe essere uno di quelli, se non conoscessi i fatti. Tuttavia la prima reincarnazione dell’Alchimista Supremo, è stata 400 anni fa, ovvero 100 anni dopo che i nostri padri combatterono. Quindi chi potrebbe essere?

Kaja: Non potrebbe essere qualcun altro?

Saje: No perché quando l’Alchimista Supremo ha conquistato il potere massimo, tra tutti i suoi poteri aveva anche quello di essere l’unico uomo che poteva donare l’immortalità ad altri uomini, quindi nessuno al di fuori di lui poteva donarla

Kaja: Beh ma come tu hai detto lui è “l’unico uomo”, questo vuol dire che loro l’avranno ottenuta da qualche divinità

Saje: Ma è impossibile! Per raggiungere il Tempio Celeste bisogna attraversare le 11 Porte del Dannato. Nessun uomo è in grado di attraversarle!

Kaja: In effetti hai ragione. Però non stiamo qui a pensarci troppo è meglio andare a vedere nei dipinti: se nel dipinto la in fondo troviamo i nostri padri vuol dire che loro sono immortali e vuol dire che esiste o qualche altro essere che può donare l’immortalità oppure che loro sono riusciti ad attraversare le 11 Porte del Dannato; se invece non li vediamo vuol dire che loro non sono immortali, e che la storia che ci raccontano è stata tramandata di padre in figlio.

Saje: Si, va bene facciamo così, ma comunque sono sicura che non li troveremo

Kaja: Beh lo scopriremo solo guardando.

I due giovani andarono direttamente all’ultimo quadro che raffigurava la prima Grane Guerra, e appena arrivati davanti al quadro notarono una cosa molto strana: i colori erano molto vivaci e gli oggetti erano storti e alcuni non erano proporzionati. Lo guardarono attentamente e notarono che nel disegno c’erano alcuni punti che trasparivano da questo disegno sconclusionato. Capirono che le figure erano disegnate in quel modo perché volevano indicare un punto preciso nel piano. Guardarono attentamente e seguirono la sequenza: la prima cosa che si notava partendo da destra era la montagna che era lievemente spostata verso sinistra, e guardando più attentamente si poteva notare un orso che nel mentre stava scalando un ghiacciando, aveva la testa girata a sinistra, in modo molto innaturale. Guardava verso una collina in lontananza vicino al sole, in cui c’era una famiglia di cervi. Se si guardavano le corna del cervo maschio se poteva notare che formavano una freccia che indicava a sinistra ma inclinata verso il basso. Seguendo la freccia, si arrivava alla lama di un soldato dell’Esercito Oscuro. La lama era stranamente troppo larga per quel tipo di spada e per quel tipo di impugnatura. Infatti era disegnata in quel modo perché l’artista voleva che si vedesse un incisione sulla spada. Questa scritta era nella lingua antica che solo Kaja sapeva leggere, poiché gliela aveva insegnata suo padre, e poi perché vivendo nel villaggio più a nord, le nuove influenze non arrivavano. L’incisione faceva “la morte è dietro di me, sempre”. Una frase molto strana dato che l’esercito oscuro non temeva la morte poiché aveva fatto un patto che gli garantiva l’immortalità. I nostri ragazzi un primo momento non capirono ma poi arrivò l’illuminazione: in realtà non bisognava pensare al senso metaforico dei termini, ma bisogna pensare al senso letterale della frase, quindi usando questo interpretazione la morte sarebbe realmente dietro al soldato.

Infatti guardando dietro il soldato c’era una figura che poteva assomigliare alla figura della morte, ma poi la guardarono bene e capirono che in realtà non poteva essere così poiché quella figura era in realtà un animale morto. Allora però guardarono bene e capirono che l’artista non voleva dire che la Morte era dietro di lui ma la morte era vicina a lui.

Quindi guardando le gambe dell’animale che formavano una specie di freccia verso il basso guardarono e videro che puntava alla cornice. Rimasero molto perplessi poiché il punto della cornice che indicava la freccia in realtà era quello in cui c’era inciso il nome dell’artista. Guardarono bene e il nome dell’artista era molto strano. Ovviamente era un nome del tempo, e quindi un nome scritto nella lingua antica. Kaja lo lesse ad alta voce e fece:”Alahmin’ihisetih Suupeherinehh. Allora Saje fece una faccia molto strana, poiché sapeva che quello era il nome nell’antica lingua che rappresentava L’Alchimista Supremo. Questo li spaventò molto perché vuol dire che in realtà quell’uomo era l’originale Alchimista Supremo. Ciò però non era molto plausibile perché nessuno sapeva come veniva chiamato l’alchimista supremo, prima che venisse chiamato in questo modo.

Kaja: Scusa ma sei sicura che questo sia l’antico nome dell’Alchimista Supremo?

Saje: Si certo non me lo dimenticherei mai! Su una cosa del genere non posso sbagliarmi! Però sono sempre più confusa

Kaja: Perché?

Saje: Beh perché quest’uomo non può essere l’Alchimista Supremo.

Kaja: Cosa te lo fa pensare?

Saje: Il fatto che l’Alchimista Supremo non era un pittore

Kaja: Hai visto il quadro? Una persona con una minima abilità nel disegno riuscirebbe a farlo

Saje: Beh in effetti hai ragione

Kaja: Ma la cosa che a me non torna è come mai l’Alchimista Supremo avrebbe dovuto dipingere questo quadro; e poi perché avrebbe nascosto degli indizi nel dipinto per farci notare che l’aveva dipinto lui?

Saje: Forse perché non è un quadro, ma una mappa o una specie di messaggio segreto

Kaja: Se fosse una messaggio segreto avrebbe usato qualcosa di più sofisticato, in questo modo chiunque avrebbe potuto scoprire il segreto

Saje: O forse gli indizi che abbiamo trovato non sono completi. Si dice che l’Alchimista Supremo era in una alleanza segreta che era una delle più potenti del regno, forse questo è un messaggio per loro

Kaja: Potrebbe essere, quindi ci manca il nome dell’alleanza e magari possiamo fare delle ricerche o chidere a qualcuno se ha qualche informazione su questa alleanza segreta

Saje: Il problema è che nessuno ha mai scoperto come si chiamasse questa alleanza segreta

Kaja: Peccato sarebbe stato bello scoprire qualcosa di più

Saje: Beh non è detto che ci serva il nome dell’alleanza segreta, possiamo ancora dedurre altre informazioni dal quadro

Kaja: Si giusto hai ragione

Quindi i due ragazzi ripresero a guardare il quadro e dopo pochi minuti scoprirono qualcosa di scioccante. Tutti e due rimasero a bocca aperta a fissare il centro del dipinto. Nessuno dei due riusciva a parlare. In quel momento sembrava che il tempo si fosse fermato: tutto era immobile, anche gli occhi dei nostri ragazzi. Dopo qualche minuto passato a fissare attoniti il dipinto Kaja di voltò e guardò Saje, che intanto aveva gli occhi lucidi. Allora Kaja ebbe un brivido che gli passò lungo tutta la schiena, e sentì freddo, molto freddo. Il problema era che solo lui lo sentiva dato che Saje, invece, stavo sudando per il caldo. Allora pensò che era una sua percezione dovuto alla visione che aveva avuto, ma poi si accorse che non era così, poiché sentì una mano gelida sopra la spalla sinistra. Subito si girò e non vide nulla. In questo momento non ci fece molto caso, anche se comunque era abbastanza preoccupante dato che lui era certo di aver sentito qualcosa che lo toccava sulla spalla. Allora si misero a fissare io quadro di nuovo, e realizzarono che quelle due figure nel centro erano i loro padri. Però c’era qualcosa di strano: infatti, Aseheru stava conficcando la sua spada nel ventre del leone oscuro, e con l’altra mano stava strangolando il generale dell’Armata Oscura. Il padre di Saje, invece, stava tirando un calcio a un serpente dell’inferno mentre con le mani stava lanciando una magia contro il generale dell’Armata Oscura che Aseheru stava strangolando. La cosa che sorprese di più i due giovani è che tutti e due i guerrieri non indossavano un’armatura, come loro avevano sempre raccontato e come sarebbe stato normale, ma indossavano una veste fatta di pellicce di lupo. Questo era molto strano poiché nel regno di Alahbineh non c’erano lupi durante la Prima Grande Guerra poiché vennero usati dall’Esercito Oscuro, e Saje era molto perplessa, visto che suo padre le raccontava sempre che non era mai riuscito a uccidere un lupo nella sua carriera da cacciatore. Oltre a questo fatto, ve ne fu un altro che inquietò abbastanza i due giovani: era tutto esattamente al contrario.

Nelle loro storie i genitori di Kaja e Saje avevano sempre raccontato storie esattamente opposte: Mehertuu conficcava la spada nel ventre del leone oscuro e con l’altra mano strangolava un generale dell’Armata Oscura; Aseheru, invece, stava tirando un calcio ad un Serpente Oscuro, mentre con le mani lanciava una magia al generale dell’Armata Oscura che Mehertuu stava strangolando. Non era plausibile che il padre di Saje, Mehertuu, potesse usare la magia poiché non sapeva usarla, mentre il padre di Kaja, Aseheru, non poteva strangolare il generale con una mano e con l’altra uccidere il leone, dato che per fare quel colpo con la spada gli sarebbero dovute servire due mani, visto che non era molto abile ad usare le armi.

Ma ciò che inquietava ancora di più i nostri eroi era il fatto che le posizioni che tutti all’interno del quadro assumevano non erano per niente naturali, e anche le proporzioni non erano ben fatte: sembrava che il padre di Kaja, avesse un braccio più grande della testa del leone oscuro, mentre invece questo era almeno 2 volte lui. Questo però li fece riflettere: se già gli occhi li avevano portati a scoprire che quel quadro era stato dipinto dall’Alchimista Supremo originale, magari anche le loro posizioni potevano portare a qualche altro indizio.

Kaja: Secondo me questo quadro nasconde qualcosa

Saje: Anche secondo me. Però cosa?

Kaja: Forse è un messaggio dell’Alchimista Supremo

Saje: Allora, lui in quell’epoca non dovrebbe neanche essere esistito, e oltre a questo si dice che sia morto poco prima della Prima Grande Guerra, e che la sua prima reincarnazione si sia presentata dopo 100 anni, quindi all’inizio della Seconda Grande Guerra

Kaja: Beh allora questo potrebbe essere l’ultimo messaggio dell’alchimista supremo

Saje: Ma lui come faceva a rappresentare qualcosa a cui lui non ha potuto partecipare? Dato che è morto prima dell’inizio della guerra, come faceva a dipingere questa scena che raffigura l’ultima battaglia?

Kaja: Ecco perché è così!

Saje: Cosa!?

Kaja: Non capivo come potesse essere stato dipinto così male. Lui era l’Alchimista Supremo, quindi poteva benissimo pagare qualcuno per farselo dipingere, e poi anche se non avesse avuto soldi, chiunque avrebbe voluto dipingere per l’Alchimista Supremo. Allora adesso torna tutto! Come hai detto tu lui non poteva essere presente durante questa battaglia, quindi non poteva sapere come sarebbe andata, però lui per saperlo non doveva essere necessariamente presente. In realtà lui ha avuto una visione, ecco perché è disegnato così male.

Saje: beh potresti avere anche ragione ma come avrebbe fatto lui ad aver avuto questa visione? Nelle leggende non si narra di poteri di preveggenza

Kaja: Magari sono stati tenuti segreti, oppure si sono persi nel tempo, o magari solo l’Alchimista Supremo originale aveva questo potere

Saje: Non è che l’Alchimista Supremo originale ha inventato i suoi poteri, oppure ha attinto a qualche fonte miracolosa. Lui è stato solo il primo uomo che abbia raggiunto lo stato alchemica della trasmigrazione.

Kaja: Stato alchemico della trasmigrazione?

Saje: E’ una cosa molto difficile da spiegare, dato che solo lui è riuscito a fare una cosa del genere, comunque consiste nel creare un immagine di te in questo mondo e spostare il tuo vero te stesso nel mondo alchemico, tramite un portale. Il problema è mantenere questa tecnica attiva, poiché consuma un sacco di energie. Qui sta il segreto dell’Alchimista Supremo.

Kaja: Non ti seguo

Saje: In realtà questo portale potrebbe crearlo chiunque abbia un minimo di conoscenza di alchimia, la cosa complicata sta nel riuscire a comunicare costantemente con questo portale, in modo da riuscire a proiettare nel mondo terreno, un’immagine di se. In questo modo lui riusciva ad essere considerato l’Intoccabile, poiché tramite questa tecnica era immune a qualsiasi tecnica che veniva fatta da questo mondo

Kaja: Ora ho capito. Beh, quindi lui come avrebbe fatto a usare questo potere? Se era solo un uomo come faceva ad avere tutta questa energia per usare questa tecnica costantemente?

Saje: Qui sta proprio il segreto. Nessuno lo sa, ma lui c’è riuscito. Ancora adesso si cerca di capire come lui sia riuscito ad attivare questo potere

Kaja: Beh allora grazie a questo potere avrebbe potuto avere la visione della guerra che stava per arrivare. Come hai appena detto, in realtà lui era nel mondo alchemico, quindi da li si sarebbe potuto concentrare per creare un alchimia per prevedere il futuro

Saje: Si potresti anche avere ragione, dato che in quel mondo l’energia alchemica è infinita, avrebbe potuto usare tutta l’energia che voleva, e sicuramente avrebbe avuto tutto il tempo che voleva

Kaja: Quindi adesso il problema è capire come mai i nostri padri sono raffigurati su quel dipinto e come mai tutte le altre figure sono dipinte in quel modo

Saje: Come hai detto tu all’inizio, questa è una visione, ma secondo me l’Alchimista Supremo, non sprecherebbe il suo tempo per dipingere un quadro dipinto così male.

Kaja: Quindi per forza ci deve essere un messaggio nascosto. Come gli sguardi innaturali dei soggetti raffigurati ci hanno portato a capire che l’aveva dipinto lui, così dovremmo riuscire a capire qualcosa dalle loro posizioni.

Saje: Giusto! Infatti guarda qui, non ti sembrano un po’ troppo strane queste spade?

Infatti guadando attentamente si poteva notare come alcune spade raffigurate nel dipinto, avessero tutte la punta rivolta verso uno stesso punto. Allora seguirono con gli occhi la direzione delle spade e guardarono fino alla fine del quadro, ma non videro nulla di significativo.

Però tornando indietro con lo sguardo, notarono che un generale dell’Armata Oscura, stava fermo in piedi sopra un mucchio di cadaveri. La cosa strana era che lui vestiva con le armature degli umani, ma non quelle di due semplici soldati, ma indossava i pezzi dell’armatura di un generale. Un’altra cosa molto strana fu che sotto di lui c’era una striscia di stoffa rossa con delle incisioni, che erano leggibili, cosa molto strana. Kaja capì che erano nella lingua antica e le lesse ad alta voce

Kaja: Sahamineet’ha SahajeiH nibooh Kahajii’suneH nahamen sumahaniijee fehermahal’kaherii

Saje: Cosa vuol dire?

Kaja: Una cosa che no ti farà molto piacere

Saje: Perché?

Kaja: Perché qui c’è appena scritto in nostro destino

Saje: In che senso?

Kaja: Questa frase tradotta è “Quando Kahajii’suneH perderà il sangue e SahajeiH donerà l’anima, colui senza tempo tornerà”

Saje: Ma non ci sono scritti i nostri nomi!

Kaja: Sono i nostri nomi nella lingua antica. Tutti e due veniamo dalle terre del nord, che è una regione molto chiusa, perciò ci sono nomi che sono tipici del nord e i nostri sono proprio i più comuni nell’antica era

Saje: Ma come fai a saperlo?

Kaja: Io so leggere la lingua antica, perché nel mio villaggio si parla ancora quella, e la cosa che dovrebbe sorprenderti non è come io riesca a leggere la lingua antica, ma come mai io sappia la lingua moderna. Per esempio di vede che tu non sai benissimo la lingua moderna, perché nel tuo villaggio si parla solo un dialetto del nord. Così questi nomi nel tuo dialetto dovrebbero essere Sahaiji e Kehaje’hih

Saje: Ma si nota così tanto che non so parlare bene la lingua moderna? Perché io mi ci sto impegnando a non farlo sentire il mio accento del nord

Kaja: No non si sente molto. Più che altro io lo capisco perché hai un accento molto simile al mio mentre parli

Saje: Ah…beh anche a te si sente che non sei molto bravo con questa lingua, forse anche più di me

Kaja: Beh ovvio! Io sto studiando la lingua moderna da 2 anni, prima parlavo solo la lingua antica

Saje: Comunque quei due nomi che mi hai detto sono molto comuni nel mio villaggio, quasi tutti gli eroi antichi si chiamavano così

Kaja: Per questo motivo, ormai in tutto il resto del regno questi nomi non sono più usati. Però ci potrebbe essere anche l’ipotesi che noi non siamo quelli della profezia, dato che il quadro ha moltissimi anni forse si riferiva a i nostri omonimi del suo tempo

Saje: Speriamo sia così

Mentre i due giovani stavano osservando il quadro, arrivò un vecchio da lontano che disse:” Bello vero?”. Allora i due giovani si voltarono e videro il vecchio che si stava incamminando verso di loro.

Il vecchio aveva i capelli bianchi, come la neve appena scesa durante l’inverno, e anche la barba era bianca, ma non molto lunga. I suoi occhi erano azzurri, come il cielo in estate quando è privo di nuvole e illuminato dalla luce del sole di mezzogiorno. Aveva le braccia grosse, molto muscolose per la sua età. Era abbastanza alto, quasi quanto Kaja e si capiva dal suo aspetto che quando era stato giovane aveva combattuto molto. Infatti camminava con la schiena gobba, e zoppicava dalla gamba destra, e ogni volta che faceva un passo si stringeva la mano destra sulla gamba. Aveva un vestito tipico dell’era passata: pantaloni neri, scarpe nere, e un vestito da maestro delle arti combattive. Era rosso, con i contorni oro, al centro aveva disegnato un grande sigillo, che rappresentava una spada e anche altre armi. Questo sigillo era racchiuso in un cerchio dorato che rappresentava il sole stilizzato. Sulla schiena aveva una grande scritta, sempre in oro, nei caratteri antichi. Allora il vecchio chiese ai due giovani

Vecchio: Come mai state guardando il quadro? Vi piace, non è vero?

Kaja: Si certo è molto bello, però non lo stavamo guardando per quello

Saje: Abbiamo notato che nel dipinto sono rappresentati i nostri genitori

Vechio: Non siate sciocchi, questi uomini sono morti secoli e secoli fa

Kaja: Non stiamo scherzando, quelli sono veramente i nostri padri. Quello in alto è mio padre perché ha la stessa fascia tira pugni che mi ha donato

Saje: E quello lì in basso è mio padre, poiché ha la stessa collana per gli incantesimi che mi ha donato prima che io partissi

Vecchio: I vostri padri l’avranno ricevuta dai loro padri e così via

Kaja: Si questo è vero che noi ci tramandiamo questa bandana da generazioni, però ogni volta viene impresso un sigillo diverso. E il sigillo che è rappresentato su quel dipinto è esattamente quello che ho io

Saje: La collana che indossa mio padre, è unica perché gli è stata donata da mia madre prima che partisse per la guerra, e viene data solo alle figlie femmine

Vecchio: Ma come fate a dire una cosa del genere? Il sigillo della tua famiglia può essere stato copiato, oppure dato che è un dipinto potrebbe aver voluto disegnare qualcosa d’altro ma non si riesce a capire bene. Invece la collana di tuo padre potrebbe essere stata comprata da qualcun altro.

Kaja: No non credo che sia così. Se il pittore avesse voluto dipingere un altro sigillo lo avrebbe potuto fare benissimo. Dal dipinto di capisce benissimo che non ha dipinto questo quadro a caso, ma per una ragione ben precisa

Saje: Mio padre non avrebbe mai venduto la sua collana, e comunque non avrebbe potuto neppure perderla, poiché senza il consenso di mio padre, e quindi l’annullamento del sigillo, quella collana si sarebbe dissolta.

Vecchio: Ci sarà stato un malinteso, e avrete visto male! Comunque voi non potete essere i figli di questi cavalieri, poiché loro sono morti 10 secoli fa. Infatti questo quadro li ritrae mentre combattono durante la Grande Guerra, ma non contro l’Armata Oscura, bensì contro l’Esercito Infernale. Quindi non affermate cose di cui non sapete la verità!

I due ragazzi rimasero zitti, e lasciarono che il vecchio se ne andasse, e infine decisero che era meglio andare nelle loro camere, a pensare su quanto avevano visto quel giorno e cercare di dare una spiegazione a quanto era accaduto, ma soprattutto per cercare di capire il messaggio che voleva trasmettere quel dipinto. Allora decisero di salire le scale che erano nella sala, e cercare una stanza per la notte. Dopo vari giri tra tutte le stanze, finalmente trovarono all’ultimo piano, una stanza per due vuota, e ci si fiondarono subito dentro. La stanza era abbastanza grande, e aveva pure una piccola cucina situata nell’angolo a destra di fianco alla porta d’ingresso. Questa cucina serviva per i giorni in cui non si combatteva ma si doveva studiare, o mentre uno dei due era malato o non poteva combattere, oppure per fare uno spuntino durante il giorno.

Difronte alla cucina c’erano i letti. Erano divisi da un comodino nel mezzo, con sopra una piccola candela, che serviva per la notte. Avendo le spalle alla porta di ingresso si vedeva la cucina sulla destra, i letti sulla sinistra e dopo di essi, nella parete difronte la porta, c’era il bagno.

Non era gigantesca come camera, ovviamente ce ne erano di molto meglio, però per i nostri ragazzi andava bene, dato che tra 3 mesi avrebbero cambiato casa, per andare ad abitare nell’accampamento della squadra di appartenenza.

Cominciarono a svuotare tutte le loro cose, e Kaja, non aveva portato nulla al di fuori di alcuni vestiti, e della sua collana. Questo oggetto era molto importante per lui e per la sua famiglia: significava, infatti, che ormai era diventato un uomo e che il suo cammino era finalmente cominciato. Saje aveva portato moltissimi vestiti nella sua sacca, come del resto tutte le ragazze, ma aveva portato anche moltissimi libri di alchimia e magia oscura.

Quella collana era molto importante per la religione di Kaja, dato che non era quella ufficiale che seguivano tutti. Infatti lui credeva ancora nella religione antica, quella che era presente nel continente prima che la famiglia reale conquistasse tutto e portasse la sua . Secondo questa religione c’erano varie divinità che avevano il compito di governare tutto l’universo, e tutte insieme formavano il Circolo Divino. Ora per spiegarla partiremo dalle divinità più importanti e poi parleremo delle altre, che erano comunque importanti.

Sulla terra la dea principale era la Madre Terra, che veniva sempre considerata come la creatrice di tutto quello che era presente sulla terra, e possedeva il controllo di tutti i quattro elementi. Il suo compito era sorvegliare l’uomo affinché non distrugga ciò che ha creato; ecco perché ogni qual volta l’uomo tentava di imporsi sopra la natura la Madre Terra, o Grande Madre, impartiva una lezione all’uomo provocando terremoti, tsunami, eruzioni vulcaniche e uragani. Invece, se l’uomo riusciva a vivere in armonia con la natura, le premiava questi soggetti donandogli un potere, e questi diventavano i Guardiani Naturali. Queste persone esistevano in tutto il regno ed erano tutte quelle persone che riuscivano a controllare uno dei quattro elementi. Anche nell’altra religione esistevano i possessori di questo potere, solo che se ne dava una diversa spiegazione. Quindi ogni persona che otteneva questi poteri era obbligata a salvaguardare la natura e il mondo dalle minacce umane. Più si raggiungeva un’armonia profonda con la natura più i poteri aumentavano, però se si cominciava ad usare questi poteri contro la natura stessa, la Grande Madre poteva punire questi soggetti, uccidendoli, e donando il loro potere alla natura, cosicché potesse difendersi. La Grande Madre aveva dato il libero arbitrio all’uomo, che poteva scegliere se servire la Madre Terra oppure no, invece gli animali erano comandati direttamente da lei, e quindi alcuni di loro erano molto importanti. Infatti più l’animale era vicino alla Grande Madre, più era sacro. Secondo questa religione l’animale più sacro in natura era l’aquila, poiché era un animale che non era comandato direttamente dalla Madre Terra, ma la serviva in modo esemplare. Infatti nelle leggende si narra che i più grandi Guerrieri Naturali, dopo la loro morte siano diventate delle aquile che sorvegliano gli uomini. Invece l’unico tipo di animale che si poteva uccidere, senza avere ripercussioni dalla Madre Terra, erano gli insetti. Questi animali infatti erano stati creati dal Padre Sole che invece vuole solo distruggere la terra, poiché in passato si adirò con la Madre Terra e ancora oggi cova rancore, però tramite la sua luce la terra vive. Infatti Padre Sole aspetta solo il momento migliore per attaccare la Madre Terra e distruggerla. La concezione della morte era molto complessa poiché c’erano tantissime varianti, che seguivano correnti differenti, però io qui scriverò solo quella che seguiva Kaja. Secondo la sua corrente, che era anche quella originale da cui poi sono derivate tutte le altre, ogni individuo aveva due “mondi interiori”: lo spirito e l’anima. L’anima era quella che permetteva agli uomini di pensare, ed era anche stato un dono della Madre Terra, affinché ci fosse qualcuno sulla terra che potesse pensare e agire seguendo le proprie idee. Lo spirito invece era tutto il mondo delle emozioni e sentimenti che ogni uomo e anche animale aveva. Per questo motivo gli animali non avevano i libero arbitrio, perché non possedevano un anima abbastanza forte da contrastare lo spirito, e quindi gli animali con un’anima più forte venivano considerati i signori della natura, come per esempio, l’aquila, il leone e la balena. Una volta che un uomo moriva il suo spirito ritornava alla Grande Madre, mentre la sua anima si reincarnava in uno dei questi tre animali, se possedeva uno dei quattro poteri, invece se non ne possedeva si reincarnava in un altro animale. Mentre quando moriva un animale, non avendo un’anima, veniva direttamente assorbito dalla Grande Madre, che usava la sua energia per creare altri animali e proteggere la natura.

Ogni persona all’interno della sua famiglia aveva un tatuaggio sulla schiena e sulla mani e infine sulla caviglie. Era come un marchio di riconoscimento della famiglia di Kaja. Però non capiva, come ami la gente ogni volta che vedeva dei tatuaggi del genere scappava e li considerava come reietti. Un giorno Kaja andò da suo padre per chiedergli come mai la gente lo trattasse in questo modo, e il padre gli disse che era perché quelli non erano semplici tatuaggi ma erano dei sigilli, che servivano per proteggere le persone dalla vera forma di noi stessi. Questa frase tormentò Kaja, per tutta la sua adolescenza, e anche quando andò al campo, continuò a pensarci, perché non riusciva a capire come fosse possibile che lui avesse una forma diversa da questa, capace di spaventare gli altri. Ovviamente non aveva mai detto a nessuno questa storia e diceva sempre che erano dei tatuaggi tipici della sua religione. In realtà era vero poiché era un sigillo della Grande Madre, che si trovava anche nelle prime incisioni fatte in onore della Madre Terra.

La collana invece simboleggiava la sua fede verso la Grande Madre, che gli era stata donata prima di andare al campo, come simbolo della sua crescita, poiché dopo che sarebbe uscito dal campo di addestramento, sarebbe stato in grado di proteggere la natura, e quindi di diventare uomo.

Saje: Cos’è quel simbolo sul braccio?

Kaja: Non lo so

Saje: Come non lo sai?

Kaja: L’unica cosa che so è che sono l’unico della mia famiglia ad averlo, e poi il saggio del villaggio ha detto che appartiene all’antica religione, ed è un simbolo importante

Saje: Ah…ma non sai nient’altro?

Kaja: No questo è tutto quello che so.

Saje: Va beh un giorno scoprirai tutto

Kaja: Però non mi interessa così tanto saperlo, perché tanto non credo sia così importante, però se capita l’occasione vorrei saperlo solo per la mia curiosità

Saje: Beh io starei morendo dalla curiosità. Non sapere cosa rappresenta un simbolo che è sulla tua pelle, io impazzirei. Ma ti è comparso alla nascita?

Kaja: No, è comparso quando ho fatto il rito di iniziazione per la Grande Madre

Saje: Ah è vero che tu preghi ancora gli antichi dei

Kaja: Nel mio villaggio, in realtà le nuove divinità non sono mai arrivate. Io ho scoperto che esistevano perché i miei nonni mi parlavano di templi giganteschi, costruiti con la pietra bianca, simili per grandezza a quelli dedicati alla Grande Madre

Saje: Perché anche l’antica religione aveva dei templi?

Kaja: Si nelle foreste sacre dell’ovest, lì è la terra sacra, però durante i primordi della civiltà il culto della Madre Terra si spostò in tutto il regno, e arrivò anche nell’estremo nord

Saje: Ma voi al nord avete dei templi?

Kaja: Si abbiamo il più grande del regno. Vicino al mio villaggio c’è questo tempio che è stato costruito durante la prima era, ed è enorme. Fu costruito con l’ultimo albero divino, sarà grande almeno 10 volte un tempio delle divinità attuali.

Saje: E come mai ne hanno costruito uno così grande?

Kaja: Perché un tempo ci viveva la gente all’interno, e il tempio aveva anche le mura.

Saje: Un tempio con le mura? Molto strano…

Kaja: Perché durante la seconda e terza era, il nord era infestato dai Demoni Bianchi, che uccidevano tutti gli umani, e quindi per cercare di resistere a questa catastrofe si rifugiarono all’interno del tempio, e così costruirono anche le mura. Dopo 1000 anni passati all’interno di quel tempio cominciarono a uscire e ad affrontare i demoni, e alla fine vinsero, e così poterono colonizzare tutto il nord

Saje: Ma io non ho mai sentito parlare dei Demoni Bianchi

Kaja: Come le nuove divinità non sono arrivate a noi, così le nostre storie non arrivano a voi. Il nostro è un villaggio molto piccolo, ed è la parte più a nord. Si dice che quel tempio sia così grande perché doveva contenere la statua della Madre Terra, la più grande che fosse mai stata creata, ma nessuno sa dove sia finita

Saje: Scusa ma come è fatta la Madre Terra?

Kaja: Non riesco a spiegarlo però si dice che quella statua prendesse l’aspetto di chi tu volessi quindi ognuno la vedeva diversamente

Saje: Ah…sai che c’è una statua simile vicino al mio villaggio?

Kaja: Davvero? Sarebbe bello poterla vedere

Saje: Magari un giorno ti ci porto, però non è grande come quella che dici tu. Quella vicino al mio villaggio è alta più o meno quanto me

Kaja: Ah va bene lo stesso

Saje: Ma quindi nessuno ti ha saputo dire che cosa significa quel simbolo sul braccio?

Kaja: No nessuno, perché è troppo antico. Però nel corso di questi anni ho capito che cosa simboleggia, almeno quello…

Saje: E cosa rappresenterebbe?

Kaja: Rappresenta un fuoco nero che distrugge tutto con al centro un cervo bianco a cui il fuoco nero non fa nulla. E poi dietro di lui c’è una spada con inciso qualcosa, ma non ho ancora capito cosa

Saje: Strana come cosa. Adesso però è meglio mettere a posto le cose che voglio uscire prima di andare a letto.

Kaja: Va bene, anche io ho voglia di uscire

Allora i due ragazzi sistemarono le proprie cose e una volta fatto ciò uscirono e si misero sul tetto ad osservare le stelle. Quel cielo era spettacolare. Sembrava davvero che ogni stella brillasse per dire qualcosa ai mortali. Quella sera il cielo sembrava bruciare da quanto stelle si potevano vedere, tutte brillavano con una tale intensità, come se quello fosse stato l’ultimo giorno in cui avessero potuto brillare. Dietro le stelle si vedeva un agglomerato rosso, lo chiamavano Il Grande Tappeto, in cui risiedevano le stelle più grandi e anche i pianeti. Comparve anche Il Grande Prato: una striscia verde e a volte azzurra nel cielo, che si poteva vedere solo d’inverno, e che molti viaggiavano da tutto il mondo per vederla.

Quella notte era perfetta, e Kaja pensava che un giorno molto probabilmente lui non ci sarebbe più stato per vedere ciò, e che magari sarebbe potuto anche morire in questo campo di addestramento. Magari un giorno le stelle non brilleranno più così, o magari non ci saranno più. Ma tutto questo però non feriva l’animo dei Kaja, perché lui comunque, in ogni caso, avrebbe potuto dire di aver visto un cielo così bello.

Dopo qualche minuto di esitazione, in cui i due ragazzi erano rimasti a guardare il cielo, Saje cominciò a parlare

Saje: Come sono belle le stelle

Kaja: Non credo di aver mai visto un cielo così bello

Saje: Beh nel tuo villaggio si vedranno le stelle giusto?

Kaja: Si beh si vedono anche da me, però hanno una luce più fredda e poi sono di meno

Saje: Anche da me è così, però durante l’estate se ne vedono quasi il doppio

Kaja: Io per via delle mura non posso uscire dal villaggio, e quindi molte delle stelle non riesco a vederle. Sarebbe bello poter uscire e vedere le stelle in pace e tranquillità

Saje: Ma voi avete le mura? Non sapevo foste in guerra. Da noi hanno tolto le mura più o meno 200 anni fa

Kaja: Noi non siamo in guerra, ma i boschi che circondano il nostro villaggio sono pieni di animali che faresti meglio a non incontrare se non sei ben addestrato. E poi i demoni, e gli spiriti malvagi che risiedono dei templi abbandonati; i lupi e gli orsi assassini; ci sono anche dei banditi barricati in qualche caverna. L’unico posto sicuro nel bosco è il tempio della Grande Madre, che però può essere raggiunto solo facendo una delle strade più pericolose del regno, anche i banditi e le bestie hanno paura a farla.

Saje: Ma i demoni non esistono! Sono storie che raccontano a voi per farvi stare dentro le mura

Kaja: Invece esistono eccome! Io mi ricordo da piccolo quando eravamo ancora nel pieno del terrore per i demoni, sentivi i loro pugni che battevano contro le mura e risuonavano per tutta la città, i fantasmi che penetravano tra i muri e cercavano di rubarti l’anima. Molti uomini sono morti per proteggere il nostro villaggio. Abbiamo incantato le nostre mura, cosicché anche i fantasmi o spiriti non potessero passare, ma comunque alcune notti, si sentono ancora i demoni che picchiano contro le mura per cercare di entrare, e la campane che suonano svegliando tutti e dando l’allarme. Non è bello vivere in un posto così, però almeno adesso dentro le mura siamo al sicuro

Saje: Ehm…non so cosa dire, non pensavo esistessero cose di questo genere

Kaja: Molte persone non sanno della loro esistenza, e pensano siano solo leggende e storie per spaventare i bambini, ma non è così. Però come ho detto prima il mio villaggio è troppo a nord e così come la vostra cultura e le vostre non arrivano a noi, così le nostre storie e la nostra cultura non arriva a voi

Saje: Nel mio villaggio l’unica cosa di cui bisogna aver paura sono i lupi e gli orsi, ma ormai non se ne vedono più di tanti.

Kaja: Fortunati voi! Io invece se esco dalle mura di notte, non so cosa potrebbe succedermi

Saje: Ma quindi voi vivete tutto il tempo dentro le mura?

Kaja: Beh in realtà si, però a volte usciamo, per esempio quando dobbiamo andarcene dal nostro villaggio, però lo permettono solo per motivi davvero importanti, e comunque devi essere scortato da almeno 10 soldati scelti

Saje: Che brutta vita così però

Kaja: Beh dopo un po’ ci fai l’abitudine e quindi diventa normale

Saje: E io che pensavo di essere sfortunata perché non potevo giocare nel bosco, adesso capisco il perché

Kaja: Però per il resto il nostro villaggio è un posto tranquillo

Saje: Beh vorrei ben vedere! Se non lo fosse sareste già morti da molto tempo

Kaja: Beh si in effetti hai ragione ahahah Infatti ci aiutiamo tutti nel villaggio

Saje: Te che lavoro fai?

Kaja: Aiuto mio padre quando lavora alla bottega. Lui è un fabbro e anche molto bravo! Mentre te cosa fai?

Saje: Io aiuto le sacerdotesse del tempio nel curare le persone, e a volte aiuto anche mio padre nella stalla. Lui fa il maniscalco, e quindi a volte gli sono d’aiuto le mie magie per addormentare i cavalli, oppure per farli stare calmi

Kaja: Dai è divertente! Anche io vorrei saper usare la magia, però non sono molto bravo. Tuttavia me la cavo nel combattimento

Saje: Beh dai ci completiamo: io sono una frana nel combattimento, mentre sono abbastanza brava nelle magie di qualsiasi tipo

Kaja: Beh dai se ci mettono nella stessa squadra, ci alleniamo assieme!

Saje: Si sarebbe davvero bello!

Kaja: Secondo te in che squadra ci metteranno?

Saje: Non saprei proprio. Potrebbero metterci in quella del fulmine o anche in quella del fuoco, però non sono così sicura.

Kaja: Ma cosa rappresenta il tatuaggio che hai sulla pancia?

Saje: Come non lo sai?

Kaja: Ehm no…

Saje: Si vede che non conosci la cultura del resto del regno. Questo è un tatuaggio che hanno tutte le sacerdotesse della dea dell’aria, Anahajaineh (aria senza vita).

Kaja: Ah adesso ho capito. E come mai lo hai fatto?

Saje: Come perché? Perché questo sta a simboleggiare il fatto che io sia una sacerdotessa e che quindi possa accedere a tutte le aree del tempio, e vuole anche dire che ho superato la prova di iniziazione e che quindi una volta finito il campo di addestramento posso intraprendere la carriera spirituale

Kaja: Ah come il tatuaggio che porto io, solo che tu sai cosa voglia dire mentre io no… Ma la cosa più strana è che nella mia religione molte persone hanno avuto questo tatuaggio, ma ormai non succedeva da così tanto tempo che si sono dimenticati il significato

Saje: Beh le nuove divinità sono abbastanza recenti, quindi non hanno una tradizione così antica. Ma anche nella nostra religione ci sono molte cose che non sono ancora ben chiare

Kaja: Come del resto in tutte le religioni. L’unica cosa che non mi piace della nostra religione è che bisogna sposarsi entro i 21 anni e avere almeno un figlio prima dei 25 anni, se no si viene banditi dalle celebrazioni

Saje: Scusa come mai questa cosa?

Kaja: Perché un tempo l’età media era di 35 anni, prima che costruissero le mura, e quindi a 25 anni dovevi avere già un figlio perché così se saresti morto a 35 anni lui avrebbe avuto già 10 anni e quindi sarebbe stato in grado di cavarsela bene o male

Saje: Ah e non potrebbero cambiare questa regola?

Kaja: In realtà si, però è un processo che richiederebbe tantissimo tempo, e quindi si accetta ancora questa tradizione

Saje: Ah… Nella nuova religione non c’è nemmeno scritto che tu debba fare figli, l’importante è sposarsi sotto il segno della propria divinità protettrice

Kaja: troppo diversa dalla mia cultura, non riesco a concepire una cosa del genere

Saje: Perché?

Kaja: perché dovrebbero esistere le divinità protettrici? Tutte le divinità dovrebbero proteggere i propri figli. Nella nostra religione la Grande Madre protegge tutti indistintamente, e poi voi state anche distruggendo le creazioni dei vostri dei, mente per noi è inconcepibile. Nella nostra lingua, che è la lingua antica del continente voi siete chiamati “Dihisahatriik’noo”, ovvero “uccisori dei padri”.

Saje: Perché ci chiamate in quel modo?

Kaja: Perché nella vostra religione le 4 divinità hanno creato il mondo, giusto?

Saje: Si giusto

Kaja: E allora perché mai dovete abbattere le foreste e incediate i boschi e spaccare le montagne solo per far crescere le vostre città, che gli dei non hanno creato?

Saje: Perché ci servono per vivere

Kaja: Ma per vivere non avete bisogno di distruggere quello che le vostre divinità hanno creato. Perché se volevano che venisse distrutto potevano creare dei demoni e avrebbero fatto il lavoro meglio e più velocemente

Saje: Ma non è così, noi non stiamo distruggendo il nostro mondo. Lo stiamo modellando a nostra immagine e grandezza

Kaja: Beh se questo è quello che avete in mente, non siete molto bravi. Il mondo non va plasmato a nostra immagine, deve essere lasciato così come è

Saje: E allora voi come fate a vivere?

Kaja: Noi viviamo in equilibrio con la natura e con la Grande Madre. Cerchiamo di rispettare le creature che sono venute prima di noi, e cerchiamo di non distruggere ciò che la Madre Terra ci ha offerto. Noi viviamo in case fatte di legno, o in grotte. Noi non costruiamo case con le montagne

Saje: Cosa intendi con “ case costruite con le montagne”?

Kaja: Voi aprite le montagne e prendete le rocce togliendo la casa ai grandi spiriti delle aquile. Voi poi da quelle rocce fate quei blocchi bianchi che usate per costruire

Saje: Ah tu intendi il marmo?

Kaja: Ah così lo chiamate? Si intendo quello

Saje: Ma non vedo che problema ci sia

Kaja: In questo modo consumate le montagne, e le aquile perdono il proprio posto dove stare. Nella nostra religione le aquile sono gli animali più vicini allo spirito della Grande Madre, sono sacri

Saje: Beh per fortuna che per noi non lo sono, perché se no io adesso non avrei una casa

Kaja: La tua casa è fatta con le montagne?

Saje: Si, ma si dice marmo

Kaja: E’ uguale, sempre dalle montagne lo avete preso

Saje: Non capisco questo tuo accanimento

Kaja: Perché per la mia cultura è inaccettabile che un uomo si arroghi il diritto di deturpare la creazione della Grande Madre. Però adesso meglio cambiare argomento, perché se no potremmo andare avanti all’infinito

Saje: Si hai ragione meglio cambiare argomento.

Kaja: Secondo te riusciremo a resistere 5 anni in questo posto?

Saje: Ora come ora non credo, perché non siamo ancora abbastanza forti. Per rispondere a questa domanda dovrai aspettare due anni. Allora li si che lo capiremo

Kaja: Si forse hai ragione

Saje: Poi mi ha detto mio papà che qui si è divertito tantissimo, anche se un posto molto duro, lui qui ha conosciuto delle persone fantastiche con cui si è divertito tantissimo

Kaja: Anche mio padre me lo ha detto. Lui mi ha anche detto che in questo campo ha preso di quelle sbronze pazzesche

Saje: Ahahah ma come? Però anche il mio mi aveva detto una cosa simile

Kaja: Beh la prima cosa è sperare di avere fortuna e di capitare in una squadra non troppo scarsa, perché se no è la fine

Saje: Si è vero!

Kaja: Va beh dai ora si è fatto tardi meglio andare a letto

Saje: Aspetta un attimo ti volevo dire una cosa

Kaja: Dimmi pure

Saje: Io mi trovo molto bene con te, come mai con nessuno prima d’ora e io voglio che questo rapporto non finisca mai. Io conosco una magia che ci permetterà di fondere le nostre menti e quindi sarà come se ci conoscessimo da una vita

Kaja: Anche per me è lo stesso però sono abbastanza restio a questo tipo di magie, però accetterò comunque

Saje: grazie, grazie davvero

Kaja: Dalle mie parti quando due soldati vogliono combattere per sempre assieme, e non vogliono che li loro legame sparisca, non importa da quanto tempo ci si conosca, si usa fare il “Sahamii duu nehesuuk’iih” che nella tua lingua sarebbe il patto di sangue

Saje: Allora faremo il patto di sangue!

Kaja: Farà un po’ male ma poi passa tutto abbastanza in fretta.

Allora Kaja tornò in stanza prese un coltello e si fece un taglio sulla mano, poi lo passò a Saje che fece lo stesso, e infine strinsero la mano e la tennero stretta per quasi un minuto, mentre Kaja pronunciava una qualche preghiera nella lingua antica. Appena si strinsero la mano e il sangue venne a contatto ci fu un lampo enorme davanti a loro. Kaja e Saje non avevano mai visto una cosa del genere, e spaventati per l’accaduto, scesero subito in camera. Si guardarono le mani e le ferite erano già guarite, allora Kaja diede come pegno di amicizia la sua banda rossa che usava per fasciarsi la mano prima di combattere, mentre Saje diede come pegno il suo bracciale delle sacerdotesse.

Saje: Ormai il patto è fatto! Siamo legati per sempre! Però non ti sembra eccessivo donarmi la fascia di tuo padre?

Kaja: No stai tranquilla, ormai non mi serve più

Saje: Ah grazie mille davvero, la terrò con molta cura.

Kaja: Adesso però andiamo a letto che domani ci aspetta una lunga giornata

Saje: Si hai ragione