Il dio drago - Capitolo V

Il legame Kaja-Neejah si fa flusso. La prova finale si avvicina, tra sogni alieni che trasformano l'anima e toccano l'universale.

Semiramide

7/8/202533 min read

Nel mentre, Saje e Kaja stavano andando alla lezione e ovviamente Kaja cercava di capire se Leru aveva qualche speranza con Siikah.

Come al solito parlarono di molte cose e dopo qualche minuto Kaja cominciò a vedere se anche Saje provava qualcosa per Leru, ovviamente cercando di rimanere vago, e di non far capire che era stato proprio Leru a chiederglielo.

Allora Kaja disse:” Sai che ho scoperto che nel campo d’addestramento noi siamo una coppia? Ci considerano fidanzati ma non so perché…

Saje: Ah perché non lo sapevi? Ormai non si parla d’altro al campo. Tutte le mie amiche continuano a dirmi come mai tu ti stia vedendo con una ragazza dato che sei fidanzato con me

Kaja: Ah quindi tu lo sapevi e non me lo hai detto?

Saje: Pensavo lo sapessi

Kaja: invece no! L’ho saputo oggi! Me lo ha detto Maku

Saje: Quel ragazzo sa sempre tutto riguardo a queste cose

Kaja: Davvero

Saje: Ma parlando di queste cose…chi è la ragazza con cui mi “tradisci”?

Kaja: E’ una che ho conosciuto alla collina

Saje: Come fa a sapere di quel posto?

Kaja: Sinceramente non lo so, ma un giorno ero lì e lei è arrivata e abbiamo iniziato a parlare e a vederci

Saje: E come si chiama?

Kaja: Neeja

Saje: Cosa? Intendi Saah’neejii Diikaah?

Kaja: Ma perché tutti avete questa reazione? Comunque come fai a sapere il suo nome?

Saje: E’ la persona più potente di tutto il campo, forse anche più dei membri della famiglia imperiale. E poi andiamo nello stesso corso di alchimia, ma lei è all’ultimo anno, si sta specializzando in magia degli elementi.

A quel tempo alcuni uomini avevano dei poteri che potevano essere divisi in tre categorie: maledetti, naturali e interiori.

I poteri maledetti erano quelli che derivavano dall’apposizione di un sigillo sulla persona, che quindi acquisiva un potere, ma una volta tolto il sigillo avrebbe perso tutto. I sigilli potevano essere di varie forme, grandezze e colore. Tramite questi sigilli si potevano compiere varie azioni: con alcuni si potevano passare informazioni, come quello che ha ottenuto Kaja, dopo aver battuto il supervisore. Questo tipo di sigilli rientravano nella categoria dei “sigilli inferiori” poiché per usarli non serviva una grande conoscenza dei sigilli. Mentre, nella categoria dei “sigilli superiori” c’erano tutti quei sigilli che potevano essere utilizzati solo da chi possedeva una buona conoscenza della materia. Infatti questi, potevano essere di tre tipi: immortali, maledetti e periodici.

Quelli immortali erano i più temibili, poiché il loro effetto si perpetrava per sempre fino a quando la persona a cui era stato apposto non muore. Nel secondo caso, ovvero con i sigilli maledetti, la situazione era più complicata. Infatti, anche questi sigilli erano molto forti poiché il loro effetto durava per tutta la vita, ma questi avevano una condizione che se veniva soddisfatta poteva rompere il sigillo. I sigilli periodici invece sono quelli meno potenti ma più difficili da spezzare. Infatti questi sigilli conferivano dei poteri a colui a cui era stato apposto, ma per un limitato periodo di tempo. Tuttavia se entro questo periodo limitato di tempo colui a cui era stato apposto il sigillo non riusciva a romperlo subiva l’effetto del sigillo. Questi sigilli venivano poco usati perché erano altamente instabili, poiché chi lo usava non sapeva mai se il suo colpo sarebbe andato a buon fine o no. Però esistevano sigilli periodici molto potenti, quasi come quelli immortali. Tra quelli immortali c’era la possibilità di donare un potere qualsiasi da lui scelto che poi avrebbe potuto usare per tutta la vita, o fino a quando qualcuno non avesse rotto il sigillo. Infatti il problema dei sigilli immortali era che il loro effetto a volte superava di gran lunga la potenza stessa del sigillo e quindi quando si liberava il suo potere il sigillo veniva spezzato vanificando l’effetto. Così tutti i più grandi maghi maledetti, potenziarono i sigilli prima del loro potere, e cercarono di fondere i sigilli maledetti, con un potere enorme ma molto fragili, con quelli periodici, dal basso potere, ma pressoché indistruttibili.

Invece i poteri naturali erano quelli legati alla natura, ovvero il controllo dei 4 elementi: aria, acqua, terra e fuoco.

Questi poteri potevano essere ottenuti come poteri “puri”, e quindi dalla nascita, o in modo “impuro” e quindi tramite un sigillo immortale. La scoperta del proprio potere variava a secondo dell’individuo, poiché alcuni scoprivano questo dono da bambini mentre altri da adulti: ecco perché esistevano i campi d’addestramento. Infatti i poteri venivano scoperti quando il loro possessore si trovava in pericolo di vita o quando si spingeva oltre il limite e chiedeva al suo corpo molto più energia di quanto ne avesse. Infatti i poteri naturali derivano dall’anima, non come i sigilli che invece derivano dal corpo.

I poteri naturali non erano i più diffusi ma erano sicuramente quelli più narrati nelle leggende e nelle storie. Infatti esistevano dei livelli per questi poteri: il livello più basso era “apprendista”, poi col tempo si aspirava al titolo di “gran maestro dell’elemento” che era quello che con un buon allenamento e molto volontà si poteva raggiungere. I titoli sopra quello di “gran maestro” sono stati raggiunti da pochissime persone nel corso della storia. Il livello appena dopo quello di “gran maestro” era quello di “Signore dell’elemento” che cambiava a seconda dell’elemento che si possedeva. Raggiungendo questo livello si arrivava ad avere un potere spaventoso, quasi come un dio, ma il massimo grado per un possessore di un elemento naturale era il titolo di “guardiano dell’elemento”. Una volta che si raggiungeva questo livello non esisteva praticamente nessuno con più potere.

In realtà c’erano anche due titoli che non venivano messi nelle liste, poiché venivano considerati delle leggende ovvero il titolo di “dio” e “dragone”.

Il titolo di “dio”, secondo le leggende, non poteva essere raggiunto dai comuni mortali e dagli uomini, ma veniva dato a dei prescelti, che per i culti antichi erano le reincarnazione delle quattro divinità, che erano scese dai loro giardini per punire l’umanità. Mentre il titolo di “dragone”, non poteva essere conquistato dai comuni mortali, ma si diceva che venisse conferito solo a quegli uomini che avevano veramente compreso il proprio elemento, che erano diventati l’essenza stessa del loro potere. Per alcuni sono solo leggende, per altri invece presagi della venuta delle quattro divinità per punire l’uomo.

Tuttavia la leggenda più interessante è quella che narra della venuta dei quattro dragoni: in una lapide all’interno del tempio sulla cima del monte Yasuukihinak (grande montagna) ci sia incisa una delle profezie che hanno terrorizzato la popolazione e anche i più potenti della terra per molti secoli.

Questa incisione è scritta nella lingua antica, quella che parlavano gli uomini quando ancora gli dei vivevano sulla terra, ed è abbastanza catastrofica: Quuk sahanoo siih’nee sehemaah diiseheu gaa sahamerat fuurtyk ahk noocaha sahabeheru miistehey soo nuuch’saa Kehenu Amaharee Jiiloo Aheroor’ahh (Quando il cielo si tingerà di sangue e le oscurità partoriranno ali nere, allora la terra sprofonderà sotto il nome del Fuoco, dell’Acqua, della Terra e dell’Aria)

Questa profezia ha terrorizzato la gente data la sua impronta molto negativa, ma non tutti sanno che tutto ciò era stato inventato dagli antichi sacerdoti per cercare ti tenere a bada la popolazione, e per cercare di farle temere gli dei così da portarli al tempio.

Infine, i poteri interiori erano soltanto due, che però erano anche quelli più rari: il potere dell’immaginazione e quello del fato.

Nel primo caso, ovvero con il potere dell’immaginazione, si poteva materializzare tutto quello che si immaginava, però non si riusciva a renderlo permanente. Questo potere era il più instabile in assoluto poiché era impossibile, arrivato a controllarlo, controllarlo, e quindi si finiva nel cosiddetto “limbo” che portava il possessore di questo potere a raggiungere dei livelli sempre più alti di potere ma si finiva per essere polverizzati dalla propria mente.

In realtà gli oggetti materializzati potevano diventare permanenti, se solo il controllore fosse riuscito a fondere la sua mente con il mondo naturale, così da instaurare un legame che permettesse di riuscire a rendere permanenti gli oggetti materializzati. Tuttavia con questo potere si poteva anche distorcere la realtà a proprio piacimento, e dato che la distorsione non deve essere permanente per cambiare il corso degli eventi, che risultava molto utile durante i combattimenti.

Mentre il potere del fato era completamente diverso. Anche se questo potere, come quello dell’immaginazione faceva uso della mente come fonte di energia, questo potere si serviva dei sigilli: infatti una volta applicato un sigillo colui a cui era stato applicato avrebbe seguito alla lettera gli ordini di colui il quale gli aveva apposto il sigillo.

Potevano anche essere usati per determinare il “fato2 o “destino” di una persona: infatti se venivano apposti su una persona, questa avrebbe seguito il destino scritto sul sigillo e non avrebbe potuto porre rimedio, poiché l’unico rimedio è la morte di colui che ha apposto il sigillo, che però porterebbe anche alla morte di colui che ha il sigillo.

I poteri interiori sono considerati da secoli solo delle leggende, poiché pochissime persone li hanno avuti in dono.

Ritornando ai nostri due personaggi…

Kaja: Non pensavo fosse più grande

Saje: Beh si vede!

Kaja: Io non lo avevo notato

Saje: Come al solito

Kaja: Cosa vuol dire “come al solito”

Saje: Beh che tu di solito non noti mai queste cose, non ci fai caso

Kaja: Perché se mi trovo bene con una persona non vedo perché mi dovrei interessare di quanti anni abbia

Saje: Hai ragione! Però potresti farci comunque caso a volte

Kaja: Va beh ci proverò. Già che siamo in argomento…C’è qualche ragazzo che ti piace?

Saje: Cosa? Come mai questa domanda?

Kaja: Stai calma! Era così per dire, solo per sapere, tanto so che mi nascondi qualcosa

Saje: Beh in effetti ci sarebbe qualcuno…

Kaja: Vedi che di certe cose mi accorgo! Ah e come si chiama?

Saje: Beh…mi vergogno un po’ a dirlo

Kaja: Cosa sarai mai! Credo che sia una cosa normale che ad una ragazza piaccia una ragazza

Saje: Si lo so. Ma mi vergogno a dire chi è il ragazzo che mi piace

Kaja: Va bene allora fammelo indovinare

Saje: Come scusa?

Kaja: Io ti faccio delle domande e poi tu mi rispondi dandomi degli indizi e io cerco di capire chi sia

Saje: Va bene

Kaja: Lo conosco?

Saje: Si, e anche molto bene

Kaja: Ah, interessante…Tu sei sua amica o non ci hai mai parlato?

Saje: No no siamo amici

Kaja: Molto interessante. Che corso pratica?

Saje: Si è diplomato nell’arte delle spade

Kaja: Beh allora è Leru

Saje: Come hai fatto a capire che era lui? Però mi prometti che non glielo dirai?

Kaja: Beh è l’unico tuo amico che si è diplomato nell’arte delle spade, e Maku non mi sembra il tuo tipo. Certo sarò muto come un pesce

Saje: Grazie mille!

Kaja: Va beh ne parliamo durante il viaggio di ritorno, che adesso inizia la lezione

Quindi fecero la lezione pratica di combattimento e ovviamente Kaja fu il primo della classe come al solito. Una volta finita, tornarono all’accampamento e nel mentre parlarono di come fosse nata questa cotta tra Saje e Leru. Kaja scoprì che erano nata quasi allo stesso modo che a Leru.

Però non sapeva come dirglielo, perché non poteva dirlo esplicitamente, Durante la cena cercò di trovare il momento più adatto ma ogni volta che provava a parlare da solo con Leru arrivava qualcuno.

Verso la fine della cena successe una cosa molto particolare: Ika richiamò l’attenzione e fece un annuncio insieme a Maku.

Ika: Scusate ragazzi, fate attenzione perché io e Maku dobbiamo fare un annuncio

Maku: Volevamo dirvi che io e Ika ci siamo messi assieme e che appena usciremo dal campo ci sposeremo

Kaja: Congratulazioni! Davvero sono proprio contento per voi!

Saje: Per i divini! Non ci posso credere

Allora Saje prese per il braccio Ika e andarono in disparte a parlare, lasciando finalmente Maku, Leru e Kaja da soli. Quindi Kaja disse:” Laru domani è il momento giusto. Fatti coraggio ma fallo!”

Leru: Cosa dovrei fare?

Kaja: Quella cosa li di cui mi avevi chiesto di indagare.

Laru: AH! Va bene

Quindi Leru se ne andò nella sua tenda e rimasero da soli Kaja e Maku

Maku: Cosa ne pensi?

Kaja: Di cosa?

Maku: Dell’annuncio?

Kaja: Sono molto contento per voi. Sinceramente io non ti avrei mai visto come un marito però so che tu l’ami e che non la farai soffrire

Maku: Mi fa molto piacere sentirtelo dire, dato che tu sei la persona con cui ho legato di più dentro al campo. Con te credo che ci sia un rapporto più forte che con mio fratello. Quindi ti volevo chiedere se volevi fare il testimone alle mie nozze, e se potevi far fare a tuo padre gli anelli e le collane

Kaja: Certo che accetto! Ne sarei onorato e anche la mia famiglia lo sarebbe!

Maku: Sono felice che tu dica così

Kaja: Però voglio chiederti una cosa

Maku: Si avanti chiedi pure

Kaja: Sei sicuro di quello che stai facendo?

Maku: Perché?

Kaja: Io ti conosco e so che a volte sei un po’ troppo impulsivo

Maku: Si hai ragione a volte sono un po’ troppo impulsivo. Però io mi comporto in questo modo solo quando sono sicuro di una cosa. Io non ho mai fatto qualcosa che non volevo fare. Io ho sempre fatto quello che volevo fare quando lo volevo fare

Kaja: Si è vero, ma qui si tratta del matrimonio! Tu non sei mai stato l’uomo più fedele del mondo

Maku: E’ vero. Ma ero così perché non avevo conosciuto veramente Ika, e perché non ero innamorato

Kaja: Come non eri innamorato?

Maku: Si con le altre ragazze non ero innamorato, ero infatuato. Mi piacevano fisicamente e ci andavo d’accordo, niente di più. Mentre con Ika è diverso

Kaja: In che senso?

Maku: Posso stare con lei per giorni e mi sembrerebbero comunque minuti, e poi quando sto con lei è come se tutto il mondo fosse sparito, come se oltre a lei e me non ci fosse nient’altro.

Kaja: Allora mi fiderò. Ma stai attento a quello che farai: se la lasci o la tradisci ricordati che la nostra amicizia sarà finita

Maku: Ti do la mia parola!

Nel mentre Kaja e Maku parlavano, anche Ika e Saje discutevano sulla notizia

Saje: Ma come è successo?

Ika: Lui mi ha portato alla collina, quel posto che ha scoperto Kaja…

Saje: Si si ho capito, vai avanti

Ika: E poi mi ha fatto un discorso su come lui mi ami e sul fatto che pensa che io sia quella giusta per lui

Saje: Ma ne sei sicura?

Ika: Di cosa?

Saje: Di sposarti? Non hai paura?

Ika: Si certo che ho paura, come tutti del resto. Sono anche preoccupata perché tu lo conosci Maku, non è mai stato un uomo fedele, ma mi ha promesso che lo sarà con me.

Saje: Ma sei consapevole del fatto che se vi sposate dovrete rimanere assieme per sempre?

Ika: Si certo che lo so, ed è proprio per questo che ho paura: so che ci saranno momenti difficili e che magari a volte saremo sul punto di dividerci, ma se parleremo e se cercheremo di capirci potremmo anche farcela

Saje: Io sono molto contenta per voi, ma sono anche molto scettica per quanto riguarda Maku

Ika: Come mai?

Saje: L’hai detto anche tu, non è mai stato un uomo fedele, quindi questa cosa mi preoccupa. Peno che magari lui sia stato preso dalla foga del momento e abbia fatto questa cosa in maniera avventata senza pensarci su tanto

Ika: Ma è proprio questo che mi piace di lui: fa le cose senza pensarci. E’ esattamente l’opposto di me: io penso troppo alle cose prima di farle e quindi a volte mi perdo delle occasioni importanti, mentre lui se gli piace una cosa la fa senza pensare alle conseguenze. Lui si gode la vita. Lui fa quello che vuole fare quando lo vuole fare, e solo se lo vuole fare. Non me lo avrebbe mai chiesto se non fosse sicuro che io fossi importante per lui.

Saje: Allora fidiamoci!

Ika: Però io volevo chiederti una cosa…

Saje: Su avanti dimmi, ti ascolto

Ika: Mi chiedevo se tu potevi essere la mia testimone durante il matrimonio, e chiedere alla tua famiglia se potesse fare le vesti con il simbolo combinato

Saje: Ne sarei onorata! La mia famiglia ne sarebbe onorata, davvero tantissimo!

A quel tempo la tradizione voleva che durante il matrimonio fosse il testimone dello sposo a fornire gli anelli. Oltre a questi doveva anche portare delle collane che rappresentassero il simbolo del clan delle due famiglie. La testimone delle sposa invece doveva fornire delle vesti con i simbolo creato dalla somma del simbolo del marito e il simbolo della moglie. A volte poteva essere complicato poiché se la famiglia derivava già da una precedente unione in cui si erano fusi i simboli allora diventava quasi impossibile combinarli in maniera completamente nuova.

Ika: Sono felice di sentirtelo dire, comunque adesso che ci penso non ci sarà da preoccuparsi della fedeltà di Maku

Saje: Scusa cosa te lo fa pensare?

Ika: Avrà dato la sua parola a Kaja: Maku può avere tutti i difetti del mondo ma mantiene sempre la parola data

Saje: Si su questo hai ragione

Ika: Poi, Kaja è l’unica persona a cui Maku tieni quasi quanto me

Saje: Vero! Infatti pensavo che quei due prima o poi si sarebbero sposati

Ika: Non sarebbero una bella coppia

Saje: Si infatti

Nel mentre tutti e quattro stavano parlando, Leru era nella sua stanza che pensava ad un modo per dire a Siikah il suo amore. Ci aveva pensato per ore ma non era riuscito a pensare nulla. Si era immaginato tutta la scena: lui arrivava da lei, una volta che sarebbero stai vicino un palmo di mano, lei lo avrebbe guardato con quei bellissimi occhi verdi e poi lui le avrebbe detto…

A questo punto la mente di Leru si bloccava, non riusciva a pensare a niente.

Questa cosa non lo fece dormire. Quando tutti andarono a letto, lui non riusciva a chiudere occhio, cercava invano di pensare ad altro ma non riusciva ad addormentarsi.

La mattina dopo arrivò un messaggio per tutti i componenti della squadra del fuoco: l’intera squadra, grazie al loro grande talento erano stati convocati nell’areno principale per partecipare allo scontro finale, che se avessero superato avrebbero potuto lasciare il campo con il diploma che normalmente vieni rilasciato dopo 6 anni di addestramento, e che quindi loro sarebbero stai i primi ad aver concluso il campo d’addestramento in così poco tempo.

Allora i ragazzi mandarono via il messaggero e cominciarono a parlare tra di loro.

Kaja: Ragazzi sarebbe fantastico riuscire a diplomarci quest’anno. Saremmo i primi

Saje: Si ma lo scontro finale dicono che sia pressoché impossibile

Maku: Però perché ce lo chiedono adesso, non vi sembra strano?

Leru: Perché dovrebbe? Hanno riconosciuto le nostre abilità

Maku: Non credo sia per quello. Secondo me pensano che noi nascondiamo qualcosa e per questo ci hanno chiamato. Per loro noi stiamo usando qualche magia occulta che aumenta la nostra forza e potenza

Ika: Ma perché proprio adesso ci chiamano?

Maku: Perché pensano che noi stiamo nascondendo qualcosa

Ika: Secondo me se fosse come dici tu ci avrebbero chiamato molto prima. Seguendo il tuo ragionamento ci avrebbero dovuto chiamare dopo la vittoria contro la squadra della terrra, i cui Kaja ha sconfitto da solo più di 40 nemici…

Saje: Davvero?

Ika: Perché non lo sapevi?

Saje: NO! Nessuno me lo aveva detto

Ika: Pensavo che Kaja te lo avesse detto

Kaja: Non pensavo fosse necessario. L’importante è che abbiamo vinto

Saje: No certo che è importante

Ika: Va beh Siikah calmati, non è che sia qualcosa di grave

Saje: Invece lo è…

Kaja: Perché fai così

Saje: Perché adesso ho capito tutto

Ika: Cosa hai capito?

Saje: Io non so se voi lo sapete, ma io e Kaja prima che incontrassimo voi, abbiamo fatto un patto di sangue

Leru: Cosa?

Ika: Davvero? Tu Maku lo sapevi?

Maku: In realtà si, ma avevo promesso di non dirlo a nessuno

Ika: E in cosa consiste questo patto? E poi perché lo avete fatto?

Kaja: Noi abbiamo questi due sigilli sulle mani, che se posti vicini cominciano a liberare un’energia enorme. In realtà non abbiamo fatto un vero patto si sangue: abbiamo stretto le mani co questi sigilli e quando le mani si sono toccate hanno cominciato a sanguinare

Ika: Ma perché lo avete fatto?

Saje: Curiosità

Leru: Come curiosità?

Kaja: Volevamo sapere cosa sarebbe successo se avessimo messo i sigilli vicini

Maku: Quindi il fulmine di quella notte eravate voi?

Kaja: Si

Ika: Cosa? Davvero?

Saje: Si

Leru: Tutto il campo era andato in crisi dopo quell’evento, c’è stata anche la riunione dei saggi dopo quell’evento, erano sul punto di annullare il campo

Kaja: Davvero?

Maku: Si! Molti dei saggi pensavano che si fosse avverata un’antica profezia

Saje: E cosa diceva questa profezia?

Maku: Nessuno lo sa. E’ una profezia molto antica, del tempo in cui le divinità abitavano ancora sulla terra

Ika: Allora deve essere davvero antica

Kaja: Poi c’è un’altra cosa che devo dirvi…

Leru: Sentiamo

Kaja: Non so se a voi è successo, ma è da molte notti che faccio sempre lo stesso sogno: sono nel mezzo di una foresta, di notte. La luna è stranamente luminosissima, sembra quasi l’alba. Mi ricordo poco, ma di solito corro per ore e ore, e sembra che il bosco non abbia mai fine e poi quando mi sto per arrendere, vedo che dietro di me c’è un lupo che mi sta inseguendo. Non credo che un lupo così sia reale, è enorme grande quanto metà di un albero. Allora io comincio a correre ancora più veloce e scappo. Dopo un po’ il lupo è come se indossasse un’armatura, di solito di colore nero scuro, quasi come se fosse un ombra che lo segue, con alcune venature blu accesso, come se fossero fulmini. Quando indossa quella specie di armatura all’improvviso scompare. Io mi volto indietro, e continuo a correre. Poi sento una risata malvagia, e comincio a sentirmi caldo, allora mi giro e vedo che davanti a me c’è un burrone ma io non faccio in tempo a fermarmi e cado. Cado per un tempo quasi infinto, allora risento quella risata malvagia, ma questa volta sembra diversa, come se fosse di un’altra persona, mi volto verso l’alto e vedo che la luna è diventata rossa come il sangue e appena mi volto vedo che dietro di me in fondo al burrone c’è il lupo con le fauci aperte, allora io cerco in tutti i modi di scappare ma non riesco a fare nulla e alla fine cado nelle fauci. Allora mi sveglio tutto sudato…

Questo sogno ormai è molte notti che lo sogno, e mi sto cominciando a preoccupare

Maku: Non ci posso credere…

Ika: Stai scherzando vero? Te fai questo sogno tutte le notti?

Leru: Incredibile!

Kaja: Quindi lo fate anche voi?

Ika: Si il sogno è lo stesso, e credo che se tu potessi vederlo riconosceresti anche la voce, però il lupo nel mio sogno non ha un’armatura nera ma blu, sembra acqua

Maku: Anche nel mio caso l’armatura del lupo non è nera, ma rossa come se fosse di fuoco

Leru: Nel mio caso invece il pupo si trasforma proprio in un lupo di terra, quasi come se fosse una statua vivente

Kaja: A te Saje non succede?

Saje: Io non ho il vostro stesso sogno, ne ho un altro…

Ika: Dai racconta…

Saje: Inizia come il vostro, ma quando entro nel bosco diventa tutto sempre più scuro, fino a quando diventa tutto nero. Sento solo i miei passi sull’erba e sento il mio fiato, poi dopo un po sento come se ci fosse altra gente che corre con me, ma non riesco a vedere nulla. Poi di colpo, compare una luce fioco in lontananza, allora io comincio a correre sempre più veloce, fino a quando non arrivo a pochi passi dalla luce, e scopro che in realtà è una torcia. Allora la prendo, e comincio di nuovo a correre, e poi di nuovo sento altra gente che corre, come se riuscissi a sentire la loro paura che scorre all’interno del loro corpo. Poi comincio a volare e vedo dei ragazzi che uno dopo l’altro cadono in questo burrone e ogni volta che cadono mi viene da ridere: ma rido con una risata malvagia ma anche ricca di tristezza…

Maku: Quindi tu sei la voce dei nostri sogni!

Ika: Ma come è possibile? Come facciamo a fare dei sogni che sono collegati tra di loro

Kaja: Nel mio villaggio c’è la convinzione che se un sogno si ripete sempre uguale vuol dire che è vero e che sta cercando di dirci qualche cosa

Leru: Ma cosa? Cosa mai vorrà dire un sogno del genere?

Kaja: Può voler tutto ma anche niente, sta a noi scoprirlo

Maku: Però adesso concentriamoci sullo scontro finale

Kaja: Il mio discorso centrava con lo scontro finale

Maku: In che senso?

Kaja: Secondo me il sogno vuole dirci che nello scontro finale tireremo fuori la nostra vera natura e i nostri veri poteri verranno a galla, come anche le nostre paure, ma anche le parti della nostra personalità che cerchiamo di nascondere

Maku: Beh se fosse così saremmo messi male

Ika: Perché?

Maku: Questo scontro sarebbe una grande occasione perché finalmente riusciremmo a tirare fuori il nostro vero potere, ma dall’altro lato tutti cominceremmo a perdere fiducia e magari ad avere paura dei nostri compagni poiché abbiamo visto i lati più nascosti della sua personalità.

Ika: Hai ragione. Ma non possiamo tirarci indietro!

Kaja: Vi ricordate il discorso che feci prima del primo scontro come squadra…

Leru: Si certo

Maku: Certo!

Ika: Ovvio!

Saje: Come potrei dimenticarlo

Kaja: Bene allora voglio che una di quelle frasi che ho detto diventi il motto i noi cinque: vittoria o morte, questa è la vita

Maku: Per me va bene

Leru: Va bene!

Saje: Credo che sia molto bello

Maku: Rispecchi in pieno la nostra mentalità

Ika: Quindi è deciso? Andremo allo scontro finale e faremo vedere a quei saggi e anziani del campo che noi possiamo farcela?

Kaja: Certo! E ora ripetiamo assieme il motto!

Kaja, Saje, Maku, Leru, Ika: Vittoria o morte, questa è la vita!!

Dopo aver detto ciò cercarono di allenarsi ancora un po’, e poi la sera chiamarono il messaggero dicendogli di riferire ai saggi che avevano accettato, e quindi volevano sapere l’ora e il luogo dell’incontro. Tutti e cinque i nostri personaggi erano in ansia, perché tutto quello che avevano voluto diventare da grandi partiva da questo scontro: per poter fare qualsiasi cosa bisognava aver superato il campo d’addestramento. Il giorno seguente vennero avvertiti che non ci sarebbero state lezioni durante quel mese, dato che la classe che stavano frequentando avrebbe dovuto fare lo scontro finale. Questo diede speranza ai nostri personaggi poiché almeno così non sarebbero stati da soli a fare il test, anche se Kaja era un po’ in ansia dato che se anche la classe di Saje doveva fare lo scontro finale, allora anche Neeja avrebbe partecipato e lo avrebbe visto combattere.

Molto probabilmente Leru era il più agitato di tutti perché il giorno seguente avrebbe rivelato il suo amore per Siikah. L’agitazione era tanta. Molto probabilmente rimpiangeva di averlo detto a Kaja, perché adesso era costretto a dichiararsi, dato che glielo aveva promesso.

La mattina seguente, data la grande ansia la prima cosa che fecero fu andare all’arena centrale a cercare il messaggero per comunicargli che avrebbero partecipato allo scontro finale, e quindi di chiedere ai saggi per che giorno sarebbe stato possibile prendere parte all’esame.

La risposta non si fece sentire per settimane, molto probabilmente i saggi erano stupiti.

I nostri personaggi non riuscivano a spiegarsi come mai ci stavano impiegando così tanto tempo, ma io lo so: i saggi e gli anziani erano increduli, mai nessuno nella storia del campo aveva mai accettato una sfida del genere, lanciata poi dai grandi saggi. Erano completamente terrorizzati, poiché questi ragazzi avrebbero destabilizzato tutto l’ordine del campo, che si era creato dopo millenni: mai nessun allievo era mai riuscito a raggiungere suo livello in così poco tempo. Un’altra cosa che faceva paura ai saggi era che la famiglia imperiale si sarebbe molto adirata, dato che al campo era tutto finalizzato a fare risultare i membri della casata reale i più potenti e forti, cosicché tutti la temessero: ma questi ragazzi mettevano in dubbio anche questo.

Gli anziani del campo, pensavano all’antica leggenda che parlava della venuta dei quattro dragoni, che quando si sarebbero riuniti sarebbe arrivata la fine.

Tutti i grandi maestri erano stupiti perché non capivano come fosse possibile dato che le lezioni d’addestramento si tenevano normalmente, i ragazzi apprendevano tutte le tecniche di combattimento troppo velocemente e questo aveva destato molti sospetti. Infatti, un giorno i maestri proposero di proporre uno scontro multiplo. Allora lo comunicarono al consiglio degli anziani e dei saggi. Votarono all’unanimità che questo progetto doveva essere portato a termine il più velocemente possibile.

Allora dopo 2 mesi arrivò la risposta, nel mentre le lezioni d’addestramento erano finite, dato che tutti gli studenti stavano praticando l’esame. Quindi arrivò un messaggero al campo della squadra del fuoco, e consegnò l’invito del consiglio.

Allora Kaja prese il messaggio e cominciò a leggerlo

Kaja: Allora il messaggio fa così “Data la vostra inconfondibile bravura, abbiamo deciso che il duello si terrà domani alla mattina, e sarà un combattimento a squadre. Infatti la vostra squadra dovrà compiere determinate prove e una volta superate tutte le prove, ognuno di voi dovrà affrontare, singolarmente il maestro della corrispettiva arte principale. Le prove sono 12 e consistono in 5 prove fisiche, 3 prove mentali, 2 prove magiche, 1 prova mistica e 1 prova di sopravvivenza.”

Saje: Ma una cosa del genere non si è mai fatta

Ika: Ma a me non preoccupa tanto questo ma il fatto che esordisca con “Data la vostra inconfondibile bravura”. Mi suono molto strano

Leru: Non convince nemmeno me. E poi perché dovrebbero dividere le prove in maniera così varia.

Maku: Queste prove sembrano fatte apposta per noi: ognuno di noi è il migliore in almeno una di queste. A meno che non vogliano che il peggiore in quella particolare dote faccia la prova, ma in questo caso credo che non si chiamerebbe scontro ma massacro.

Ika: Infatti, immaginate Siikah fare le prove fisiche, e Kaja fare le prove magiche

Leru: Secondo me loro ci ritengono un pericolo

Maku: Perché?

Leru: Noi siamo la prova che qualcuno che viene dalle famiglie più povere di tutto il continente può arrivare ai vertici, e questo li spaventa perché siamo anche più forti dei membri della famiglia reale. Ciò va contro la tradizione che voleva che il campo fosse un posto atto all’addestramento degli uomini che poi un giorno avrebbero composto l’esercito, ma è anche il luogo in cui la famigli reale può fare sfoggio della propria potenza, e quindi intimorire il popolo, così da mantenere l’ordine.

Kaja: Sono d’accordo con Leru. Secondo me è proprio per questo che ci hanno chiesto di fare l’esame

Maku: Così si spiegherebbe il perché di tutte quelle prove e poi il vero scontro finale.

Ika: L’unica cosa che ci rimane da fare è partecipare e superare la prova

Leru: Ma sei pazza! Se andassimo li domani ci ritroveremmo tutta la famiglia reale contro, e quindi anche l’imperatore

Saje: E cosa dovremmo fare secondo te?

Leru: Dovremmo trovare un modo per non partecipare alla prova di domani

Kaja: No questo mai! Io mi sono impegnato per raggiungere il livello a cui sono ora e non permetterò a nessuno di raggiungere il mio sogno.

Ika: Ma qui non si tratta solo di te. Se anche solo uno di noi, ci bandiranno tutti e ci cominceranno a cercare come dei fuggiaschi

Leru: Infatti! Non possiamo partecipare

Maku: No io sono d’accordo con Kaja. Noi due abbiamo fatto un patto e non permetterò a nessuno di negarmelo

Saje: Ma sai cosa significa avere la famiglia reale contro?

Kaja: No, ma se hanno così tanta paura che mandino i loro migliori uomini così mi allenerò per diventare sempre più forte

Ika: Te sei pazzo

Kaja: Ma nella vita per sopravvivere devi essere pazzo

Maku: Vero!

Ika: Allora accetto anche io

Leru: Voi siete pazzi, ma accetterò ovviamente. Non so come fareste senza di me.

Maku: Bravo fratellino

Saje: Beh allora accetto anche io, solo perché avrete bisogno di qualcuno bravo nelle arti magiche

Kaja: Bene allora tutta la squadra al completo accetterà. Maku il nostro momento si avvicina!

Maku: Non vedo l’ora

Ika: Ma di cosa state parlando?

Kaja: Niente una promessa che ci siamo fatti

Saje: Sempre in competizione voi due, vero?

Maku: No questa volta no. Usciti dal campo ci siamo ripromessi di fare una cosa

Leru: I soliti misteriosi

Kaja: Quando usciremo e passeremo l’esame lo scoprirete

Maku: Adesso andiamo a letto che domani ci aspetta una lunghissima giornata

Kaja: Io prima devo andare da una persona, che mi aspetta alla collina

Maku: Vai così Kijo(diminutivo amichevole di Kaja)

A quel tempo i nomi erano molto complessi poiché il nome con cui venivi chiamato indicava il rapporto che quella persona aveva con te

Infatti come avrete notato, Saharikah(corpo divino), viene chiamata in due modi diversi: Le persone come Kaja, o i familiari la chiamano Saje, che indica un rapporto molto stretto. Di solito solo i membri della stessa famiglia si chiamano così, o comunque persone con cui si ha un legame molto stretto, come Kaja e Saje. Le altre persone invece la chiamano Siikah, che invece indica che con loro ha un legame stretto ma non così tanto. Il soprannome con cui una persona poteva essere chiamata dipendeva solo dalla persona stessa: infatti finché la persona non dava il permesso di chiamarla in un determinato modo le altre perone doveva chiamarlo nel modo in cui si era presentato.

Anche Kaja aveva due soprannomi a la questione si complica perché c’era una distinzione ulteriore tra uomini e donne

Infatti, per le donne, vale il principio che abbiamo spiegato prima usando l’esempio di Saje. Ma per gli uomini era diverso: dato che all’inizio della civiltà l’esercito era composto solo da uomini, solo loro avevano il permesso di darsi dei soprannomi da compagni di battaglione, e così è rimasta la tradizione.

Infatti come avete notato, Kajaharuuteherik(portatore di speranza) viene chiamato da tutti Kaja, anche dalle persone che lo conoscono, perché per gli uomini non valgono le stesse regole: infatti gli uomini si chiamano con il proprio soprannome indipendentemente dal loro grado di amicizia, però hanno due soprannomi che le donne non hanno: infatti Maku ha chiamato Kaja, Kijo che sarebbe il soprannome da compagno di guerra, che non può essere fatto da una donna. Però gli uomini sposati, vengono chiamati dalle proprie mogli con un soprannome che scelgono loro, che deve denotare una particolare caratterista dello sposo.

Dopo che un uomo si è sposato gli unici che possono chiamarlo con il suo soprannome di guerra sono coloro ai quali l’uomo darà il permesso, mentre gli altri dovranno chiamarlo con il soprannome classico.

Ika: Ma cosa devi fare?

Maku: Cose da uomini

Saje: Beh questa è anche da donne

Maku: Beh si ma dovrebbe farlo l’uomo

Saje: Si su questo hai ragione ma in teoria potrebbe anche farlo una ragazza

Maku: No deve essere l’uomo a farlo

Saje: Come sei antico

Ika: Ragazzi ma io non ho ancora capito di cosa state parlando

Kaja: Lo capirai domani, finita la prova

Maku: Akija(soprannome di Ika, che può usare solo Maku, come spiegato sopra) te lo spiego dopo

Ika: Va bene

Leru: Va beh io vado a letto che sono molto stanco

Kaja: Io vado ci vediamo domani mattina

Ika, Maku: Noi andiamo, buonanotte

Kaja: Ma dormite assieme?

Ika: Certo!

Kaja: Comportati bene, che non siete ancora sposati

Maku: Non ti posso assicurare nulla

Ika: Sempre a quello pensate

Saje: I soliti pervertiti! Va beh io vado, buonanotte

Kaja: Buonanotte

Leru: Buonanotte!

Allora tutti i ragazzi si recarono nelle proprie stanze, tranne Kaja che andò ad incontrare Neejah.

Una volta arrivato alla collina, che era il posto che aveva e avrebbe coronato il sogno e sugellato gli amori di quasi tutti all’interno del gruppo di Kaja, Neejah non era ancora arrivata e quindi dovette aspettare. Nel mentre aspettava cominciò a guardare il suo riflesso nell’acqua del laghetto che c’era li a pochi metri. Quando fu abbastanza vicino, vide una figura di un uomo, sicuro di se e che stava per fare una cosa che lo stava terrorizzando: dopo qualche secondo in cui rimase fermo a fissare quell’immagine, capì che quell’uomo era lui.

Allora si sorprese di se stesso, perché non avrebbe mai pensato che sarebbe riuscito a fare una cosa del genere.

Mentre pensava a tutte queste cose, arrivò Neejah: guardarla toglieva quasi il respiro.

Kaja la fissò per qualche secondo per ammirare quella bellezza quasi divina: i suoi capelli erano lunghi e rossicci, le arrivavano fino ai fianchi: erano lunghi e mossi, come se fossero una criniera di un cavallo, ma molto più lucenti come la criniera di un leone. I suoi occhi erano grandi, quasi fossero quelli di un cucciolo. Erano verdi, così intensi che sembravano una foresta di pini in estate, con quel sole che illumina tutto, e fa risaltare tutti i colori. La loro vitalità e lucentezza era immensa, avrebbero potuto illuminare la notte anche meglio della luna. La sua bocca era grande, con delle labbra carnose: sembravano due nuvole quando il cielo è azzurro quasi irreale.

Il colore della sua pelle era chiaro, molto più chiaro di quello di Kaja, e neanche lui era scuro di carnagione, sembrava quasi come se la sua pelle non avesse mai visto la luce del sole.

Il suo corpo era fantastico, stupendo in ogni dettaglio, sembrava come quello delle dee che si narrano nelle leggende.

Indossava gli abiti tipici del campo d’addestramento ma stranamente quella sera le stavano meglio, e anzi, esaltavano la sua figura.

Allora, dato che Kaja non parlava Neejah disse:” Allora cosa volevi dirmi?”

Kaja: Ah si giusto, beh non una cosa urgente

Neejah: Tu mi hai fatto venire qui, a quest’ora, sapendo che domani sarà una giornata difficile per una cosa non urgente?

Kaja: Non, è importante, ma non è urgente

Neejah: Almeno questo. Avanti dimmi

Kaja: Allora prima che tu mi risponda, voglio premettere una cosa: non interrompermi fino a quando non ti dirò che avrò finito.

Detto questo, volevo dirti che io ti amo, e voglio sposarti. Ti sembrerà molto strano, perché non ci conosciamo così bene e neanche da così tanto tempo, però so che tra di noi è nato qualcosa di forte, di stretto, che raramente si forma tra due persone così in fretta se non è animato da pensieri puri e onesti. Tu magari adesso penserai che sono un pazzo, magari alla fine mi dirai di no, perché non ti piaccio o per altre cose: non preoccuparti di rifiutare perché comunque vada sono riuscito a farlo e quindi mi sento libero. Tu adesso ti starai chiedendo se io ti conosco davvero e so chi tu sia. Si so chi sei. Tu sei Saah’neejii Diikaah, primogenita della famiglia Diikaah. Lo so che questo nome incute terrore in molte persone, e stai tranquilla che anche i miei amici mi hanno sconsigliato di frequentarti proprio a causa della tua famiglia. Io non li ho ascoltati. Io tengo troppo a te, e secondo me anche tu tieni a me. Io voglio solo dirti che qualsiasi cosa succeda, se tu mi dirai di si, io sarò sempre dalla tua parte. A me non interessa da che famiglia provieni, a me interessa solo cosa tu pensi, non cosa gli altri pensano: se gli altri pensano che tu vieni da una famiglia troppo potente per me, troppo antica e nobile per me, fa niente devi essere tu a decidere.

Magari la tua famiglia non mi accetterà mai, ma a me non interessa. A me interessa solo che tu mi accetti, tutto il resto non conta.

Bene, adesso ho finito, puoi dirmi tutto quello che vuoi sono pronto.

Neejah: Avrei accettato anche dopo “ti amo e voglio sposarti” però dopo che hai detto tutto questo non avrei mai desiderato nulla di più al mondo.

Allora i due amanti si abbracciarono e allora Neejah guardò Kaja negli occhi e con gli occhi ancora lucidi dalle lacrime si baciarono.

Le lacrime che scesero dalla guancia di lei, sembrano sospese nel vuoto, sembrava che il tempo si fosse fermato. Kaja sentì un fuoco dentro che lo bruciava, ma non faceva male, anzi era piacevole e lo riscaldava.

Nulla più contava oltre a loro due. Ormai erano solo lui e lei. Il mondo che li circondava era inesistente, non importava più a nessuno dei due in che epoca fossero, he giorno fosse, che tempo faceva, quali problemi gli avrebbe posto davanti il mondo. A loro interessava solo una cosa: bastava che stessero assieme.

Dopo questo bacio intenso, pieno di passione e che sembrò infinito, si salutarono e tornarono nei propri campi d’accampamento.

Una volta tornato, nessuno si svegliò, nessuno si mosse, sembrava davvero che il tempo si fosse fermato. Quella sera la luna era più luminosa del solito e anche più grande. Allora si mise seduto nella piazzetta in mezzo al campo, e rimase lì a fissare il cielo, così bello e immobile.

Dopo qualche minuto uscì Maku dalla sua tenda e venne verso Kaja e si sedette di fianco a lui. Nessuno disse nulla all’altro ma si misero solo una mano sulla spalla, e allora dopo un po’ Maku disse:” Allora alla fine ce l’abbiamo fatta!”

Kaja: Puoi dirlo forte Mooji

Maku: Quindi finalmente usciti dal campo, potremmo farlo

Kaja: Finalmente potremmo sposarci, non credo di essere mai stato così felice

Maku: Anche io

Kaja: Ma come mai ha solo la sottoveste?

Maku: Beh diciamo che mentre tu eri alla collina a contemplare “l’amor sacro” io ero nella stanza a venerare “l’amor profano”

Kaja: Ah ho capito. Beh siete fidanzati, non vedo nulla di male

Maku: Finalmente qualcuno che la pensa come me

Kaja: Beh è ovvio, che la pensassi come te Mooji

Maku: Mentre te, quand’è che venerai “l’amor profano” Kijo?

Kaja: Presto, finito l’esame, come premio lo venererò con molta devozione

Maku. Bravo il mio Kijo. Io adesso vado a letto, ci vediamo domani. Dormi che domani abbiamo l’esame

Kaja: Si si stai tranquillo, Mooji. Buonanotte.

Quindi i due si separarono, e Maku tornò a letto mentre Kaja rimase ancora qualche minuto ad ammirare quella luna così bella.

La mattina dopo nessuno si parlò nemmeno Maku e Ika. Nessuno aprì bocca. Tutti si svegliarono presto, si prepararono a poi si trovarono nella piazzetta del loro campo d’addestramento. Quando furono tutti pronti senza dire nemmeno una parola, cominciarono ad andare all’arena principale. Mentre scendevano, l’ansia aumentava e si poteva quasi vedere. Nessuno osava parlare. Tutti erano troppo tesi per farlo: ogni singolo muscolo era contratto e tremava per l’ansia e anche per la paura.

Quando arrivarono davanti al campo, capirono che la prova che i saggi avevano fatto era solo per loro: davanti al campo non c’era nessuno, dato che la prova per gli altri si era tenuta all’alba. Si potevano vedere le chiazze di idromele per terra, le taniche spaccate, e i tavoli pieni di avanzi di cibo. Anche le decorazioni appese erano quasi tutte cadute. Tutto aumentava l’ansia e la paura dei nostri ragazzi. C’era solo una persona rimasta: era Neejah.

Appena vide Kaja gli corse incontro e si baciarono. Tutti rimasero sorpresi, in positivo però.

Allora lui le chiese:” Com’è andato l’esame?”

Neejah: Bene. Sono passata con il massimo dei voti in arti magiche. Voi avete adesso l’esame giusto? Comunque vada sarò fiera di te.

Kaja: Grazie! Anche io sono molto fiero di te!

Neejah: In bocca al lupo Jaje

Kaja: Te ci guarderai, oppure torni al campo?

Neejah: Ovviamente vi guardo. Torno con voi sta sera.

Kaja: Vedi Mooji, forse sta sera potremo venerare “l’amor profano” io e Eji!

Maku: Bravo Kijo! Però adesso concentriamoci per la prova

Neejah: Cosa intendi per “venerare l’amor profano”?

Kaja: Lo capirai questa sera. Adesso però vado

Neejah: In bocca al lupo a tutti quanti

Leru, Saje, Ika, Maku, Kaja: Grazie!

Dopo aver salutato Neejah, si avviarono all’ingresso dell’arena, e videro che i grandi saggi erano lì, in mezzo al campo. Rimasero zitti fino a quando uno di loro non si presentò.

Nessuno dei ragazzi capì quello che il saggio diceva, tranne Kaja e Ika che invece capirono e risposero nella medesima lingua. Non era propriamente una lingua diversa, era semmai una sottospecie di dialetto, molto stretto e antico. Forse era l’antica lingua nord, ma era improbabile, ormai nemmeno io la conosco, è troppo antica. Allora dopo che Kaja e Ika si presentarono e presentarono anche il loro compagni, il saggio pronunciò una frase che fece sorridere Kaja e Ika. Io durante quella conversazione c’ero ma non capii cosa volesse dire con quelle parole, dato che non conoscevo quella lingua.

Allora sempre questo saggio, cominciò a parlare nella lingua comune e spiegò le regole e anche le prove che avrebbero dovuto sostenere.

Come da programma scritto nella pergamena, dovevano affrontare 12 prove, divise come previsto: 5 prove fisiche, 3 prove mentali, 2 prove magiche, 1 prova mistica e 1 prova di sopravvivenza.

La regola che sconvolse tutti, che non era stata scritta nella pergamena era che ognuno di loro doveva affrontare queste 11 prove mentre solo l’ultima, cioè la prova di sopravvivenza sarebbe stata di squadra.

Questo fece sbiancare i nostri ragazzi dato che la prova diventava così pressoché impossibile da superare. Però nessuno si tirò indietro e accettarono tutti di partecipare alla prova anche con questa regola.

Il primo ad entrare in campo fu Leru, poi entrò Saje, poi arrivò Maku, poi Ika ed infine Kaja.

Questo sarebbe stato l’ordine con cui si sarebbero compiute le prove: ogni volta che il partecipante finiva una prova passava a quella successiva e fino a quando non avrebbe finito tutte le prove per quel gruppo gli altri partecipanti non potevano iniziare nessun’altra prova. Un altro problema era che avevano solo 8 ore per completare tutte le prove, se ci fossero riusciti allora avrebbero potuto sfidare i grandi saggi delle corrispettive abilità principali.

Uno dei saggi prese un gong e lo suono, quindi tutti vennero invitati a uscire dal campo, e rimase solo Leru. A questo punto si poteva ufficialmente dichiarare iniziata la prova finale.

La prima prova consistevo nello sconfiggere 5 giganti del sud, mentre la seconda consisteva vello sconfiggere un drago dell’ovest. Tutti i saggi rimasero stupiti dalla facilità con cui Leru sconfisse i giganti e i draghi. Arrivarono le altre tre prove fisiche: sconfiggere un golem di ghiaccio, uno di fuoco e uno di terra, un serpente incantato, e una chimera maledetta.

Ovviamente Leru passò queste prove senza troppi problemi, e arrivò alle 3 prove mentali, allora Saje poté andare a fare quelle fisiche. Ovviamente qui si vedeva che Saje non era una guerriera nata, ma comunque passò la prova con abbastanza difficoltà, come anche Leru nelle prove mentali: non era mai stato bravo nel controllo mentale. Tuttavia alla fine passò comunque quelle prove. Alla fine tutti i ragazzi passarono le 11 prove richieste chi con poca difficoltà come Kaja, che se non fosse stato per le due prove magiche non si sarebbe nemmeno accorto di farla una prova. Al contrario Saje se non fosse per il combattimento e la prova mentale non si sarebbe nemmeno accorta.

Arrivati alla fine, i saggi si riunirono e alla fine decisero che avrebbero preso parte alla prova di sopravvivenza. Questa prova consisteva nel sostenere un combattimento multiplo per 7 ore (ovvero per tutto il tempo rimasto a disposizione) e che se anche uno solo dei componenti della squadra avesse fallito tutta la squadra avrebbe perso.

Allora tramite una magia di dislocamento portarono il campo e tutta l’arena in una pianura immensa, completamente deserta con qualche collina ai lati e con un lago al centro-destra.

La prova consisteva nel proteggere la loro città che avevano alle spalle per 7 ore. La prova sarebbe finita prima delle 7 ore, se loro fossero riusciti a sterminare tutto l’esercito avversario e a conquistare la capitale nemica, senza che la loro capitale venisse presa.

I ragazzi sorrisero a questa prova, dato che Ika e Leru erano i più abili strateghi del campo d’addestramento. Come in tutte le prove di squadra che avevano affrontato, diedero le decisioni offensive a Leru mentre quelle difensive erano coordinate da Ika. Come supporto venne affidato un esercito di 100’000 uomini come protezione della capitale. Quindi Kaja venne nominato Comandante delle forze naturali, Saje capo delle squadre magiche e Maku capo delle squadre d’armi. Leru e Ika vennero nominati strateghi ufficiali.

La loro organizzazione faceva invidia a qualsiasi esercito che si rispetti. Decisa la strategia da seguire, i saggi fecero cominciare al prova, e allora l’esercito nemico comparse. Non credo di aver mai visto così tanti uomini contemporaneamente, e nello stesso esercito. Erano più di 10 miliardi, e la loro capitale era protetta da un altro mezzo miliardo di soldati scelti. Adesso i ragazzi capirono perché le prove di prima erano facili, perché sapevano che tanto in questa avrebbero fallito. Nessuno di loro si perse d’animo, e ognuno si mise in posizione.

Quando si misero in posizione cominciarono a pensare a quello che stava per accadere: stavano per prendere parte ad una guerra. Anche se questo scontro era solo una magia ed era solo la prova di un corso d’addestramento ero comunque una guerra, i cui la gente moriva. Sapevano che se fossero riusciti a sopravvivere a questa battaglia e a superare il test sarebbero diventati delle leggende, sarebbero stati narrati come i primi uomini ad aver finito il campo d’addestramento dopo solo tre anni e gli unici uomini ad aver sconfitto un esercito di 10 miliardi di uomini. Quando anche l’esercito avversario si mise in posizione d’attacco, tutti questi pensieri svanirono: nella mente dei giovani eroi c’era solo ansia, paura ma anche coraggio e speranza. Ognuno di loro aveva sempre sognato di partecipare ad una battaglia come questa, battagli che si sarebbero raccontate ai figli, in cui emergeva il valore dei veri soldati. Erano anche terrorizzati perché sapevano che avrebbero potuto perdere la vita durante la battaglia. L’ansia pervadeva ogni singolo muscolo del loro corpo, volevano emergere e distinguersi da tutti gli altri.

L’adrenalina era altissima, ormai anche se un gigante li avrebbe schiacciati non lo avrebbero nemmeno sentito. Nel momento in cui gli avversari posizionarono le catapulte e tutte le armi da guerra come la torre corazzata, la paura divenne terrore e quasi certezza di morte. Anche se sapevano che molto probabilmente non sarebbero usciti vivi da questa battaglia, Kaja prese coraggio e disse a tutto l’esercito e anche ai suoi amici:” Fratelli, molti di noi oggi non torneranno a casa, molto probabilmente nessuno di noi tornerà a casa. Noi ci potremmo ritirare e risparmiare moltissime vite: sarebbe molto più semplice. Lo ammetto, anche io sono stato tentato di andarmene da questa battaglia, dopo aver visto l’esercito avversario, ma non l’ho fatto e non lo farò mai. Immaginate cosa raccontereste ai vostri figli quando vi chiederanno come siete sopravvissuti a questa battaglia se tutti gli altri sono morti: avrete il coraggio di dirgli che vi siete ritirati come codardi? Io rimarrò qui a combattere fino alla morte. Quasi sicuramente io oggi morirò ma voglio lasciare questo schifo di mondo in maniera onorevole, voglio che i posteri narrino le gesta di Kaja e di tutti i suoi compagni morti sul campo di battaglia come dei veri eroi. Io lascerò questo campo solo in due modi: sul carro del trionfo oppure mentre bruciano il mio cadavere. Noi rimarremo qui e combatteremo fino alla morte. Ora noi combatteremo al massimo delle nostre forze, e non ci faremo sopraffare dalle paure, anzi usate queste paure per combattere: usate la paura di essere colpiti da una freccia per essere più vigili dell’avversario, avete paura che un nemico vi pugnali alle spalle, state sempre allerta, e tenete sempre un compagno che vi guardi le spalle; avete paura che no siate abbastanza forti, bene usate l’ingegno; avete paura di non essere abbastanza furbi, siate veloci più che mai. Ricordatevi, se Leru o Ika chiamano la ritirata voi giratevi e correte più veloce che potete come se non ci fosse un domani per voi. Un’ultima cosa, usiamo la paura a nostro vantaggio: sappiamo che per noi, se non mettiamo il massimo, domani saremo morti comunque, usiamo questa cosa a nostro vantaggio. Non abbiamo nulla da perdere, nulla! Ora ripetiamo assieme il motto della squadra. Vittoria o morte: questa è la vita” Allora si sentì un boato enorme, era potente come un ruggito di un drago.

Allora gli uomini ormai erano completamente concentrati sulla battaglia: nessuno di loro temeva la morte, ci avrebbe potuto ballare assieme. Se mai avessero visto qualcuno più forte di loro, non si sarebbero certo tirati indietro, anzi avrebbero combattuto con più vigore. Quindi Kaja disse una cosa a Maku:” Niente prigionieri!” allora lui rispose:” Certo fratello!”. Quindi si girò e disse all’esercito:” Uomini, oggi gli avversari devono avere il terrore di voi, devo vedere la rabbia, la furia omicida nei vostri occhi. Quando vedono uno dei nostri squadroni devono scappare dal terrore, i giganti devono cadere in ginocchio davanti a voi, i draghi devono sottomettersi a voi; i titani vi devono venerare come dei, e i generali devono arrendersi difronte a voi. Ora, uomini, non fate nessun prigioniero!” Anche dopo questo discorso gli uomini fecero un urlo ancora più potente di quello di prima. Ho visto gli occhi di quei soldati: erano pieni di rabbia, e furia omicida, se gli occhi sono lo specchio dell’anima la loro era malvagia. La cosa che faceva più spavento erano però gli occhi dei cinque giovani eroi: erano neri, troppo scuri per essere veri. Emanavano un enorme energia oscura. Davanti a loro, chiunque avrebbe avuto paura. Poi guardai meglio e gli occhi non erano più neri, erano come quelli di un lupo quando vede una preda e assaggia il suo sangue: occhi iniettati di sangue, che solo a vederli vieni pietrificato dal terrore. Ormai non avevano nulla di umano, assomigliavano di più a delle bestie.

Quando l’esercito nemico si mosse, Leru ordinò alle truppe di Maku di muoversi secondo lo schema, e quindi ordinò anche a Kaja lo stesso, e quindi lui stesso prese due squadroni dell’esercito e andò avanti. Ika rimase con Saje e con le truppe magiche, per alzare una barriera magica sopra la città.

Per raccontare meglio questa battaglia epica, racconteremo gli avvenimenti di ogni eroe, e poi quando si ricongiungeranno riprenderemo a narrare la storia nell’insieme.