Il dio drago - Capitolo VI
Una battaglia epica, un flusso di poteri alieni. Le anime si trasformano, vivendo un'emozione universale tra vittoria e addii.
Semiramide
7/8/202517 min read
LERU
Leru cominciò ad andare avanti dritto davanti al nemico. Mano a mano che si avvicinava vedeva sempre più uomini. Aveva notato che l’esercito era cascato nella trappola e si era spostato a destra verso l’attacco di Kaja, e la cavalleria era andata dalla parte di Maku. Tutto procedeva secondo i piani, infatti lui riuscì a superare le prime line difensive nemiche con facilità senza perdere troppi uomini. Arrivò quasi subito davanti alla postazione dei mezzi corazzati e ordinò ai suoi uomini di prenderli tutti, mentre lui prendeva il sentiero per la collina per osservare come andasse la battaglia. I soldati obbedirono agli ordini e presero tutti i mezzi corazzati, e cominciarono ad attaccare il nemico alla spalle. Prima di prender tutti i mezzi corazzati, uccisero molti nemici, ma alla fine riuscirono a conquistarli. Una volta iniziato il contrattacco, Leru ordinò che gli uomini che non erano saliti sui mezzi venissero con lui. Ordinò agli uomini sui mezzi che quando avessero visto che ormai erano spacciati di scappare e distruggere i mezzi. L’importante era cercare di far arrivare il maggior numero di uomini alla fase due del piano. Il piano funzionò alla grande: I mezzi corazzati distrussero tre plotoni prima di essere distrutti. Una volta distrutti fece cenno agli uomini di seguirlo sopra la collina insieme agli altri. Nel mentre la maggior parte degli uomini combatteva a valle con i mezzi corazzati, Leru e altri pochi uomini avevano costruito delle trappole magiche molto potenti. Erano dei sassi enormi imbottiti di energia magica, che dato la sua alta sensibilità al primo impatto sarebbe esplosa. Decisero di lanciare le pietre a valle sopra le torri corazzate dei nemici: l’unico che aveva la forze per lanciarle era Leru, quindi prese una pietra alla volta e cominciò a lanciarle. I soldati rimasero stupefatti dalla sua forza, era impressionante: anche un gigante avrebbe fatto fatica a sollevare quella pietra. Nel mentre lui scagliava quelle pietre ordinò ai suoi uomini di coprirlo e di stare attenti ai nemici, poiché potevano arrivare da tutte le parti. Dopo aver distrutte tutte le torri corazzate, decise di scendere a valle e di iniziare il contrattacco. Adesso non c’era strategia: la fase uno era terminata. I mezzi corazzati erano stati distrutti. Ora bisognava solo sperare che anche agli altri fosse andata bene e fossero riusciti a completare la fase uno del piano. Quindi scese a valle e iniziò lo scontro a piedi dicendo ai suoi uomini di non avere paura, perché adesso i nemici erano spaesati e quindi erano più facili da uccider perché non erano organizzati. Dovevano continuare a uccidere nemici, cercando di sfruttare questa occasione perché Leru sapeva che non sarebbe durata per molto. Allora nel mentre combatteva, vide spuntare dalla foresta destra vicino al lago Kaja. Con ancora buona parte degli uomini, che atterrava un gigante con un solo pugno. Quando cade il gigante, metà della foresta venne distrutta, ma Kaja e i suoi uomini uscirono indenni. Era assurdo come Kaja fosse riuscito a far sopravvivere così tanti uomini.
MAKU
Maku si separò da resto del gruppo, andando verso sinistra, cercando di prendere l’esercito avversario dal lato debole. Passò dietro alla collina dov’era Leru. Appena arrivato sotto la collina vede Leru che si stava preparando per lanciare i massi, quindi pensò che il suo piano fosse andato bene. Combatté dietro alla collina per un bel po’ di tempo perché i nemici sembravano non finire mai. Dopo un po’ che combattevano finalmente riuscirono ad aprirsi un varco per andare avanti e raggiungere lo spiazzo davanti alla valle, dove stava per arrivare Leru con la sua parte dell’esercito. Allora cominciò a combattere, nel luogo in cui prima c’erano i mezzi corazzati, poiché era uno spiazzo molto grande, quindi i suoi avrebbero potuto usare le tecniche con la spade. Cercarono di ucciderne il più possibile, fino a quando arrivarono i giganti. In quel momento vide che i giganti stavano arrivando: fu terrorizzato. Suo fratello non aveva previsto che i giganti che proteggevano la città si sarebbero mossi così presto, quindi decise di proseguire il combattimento e rimanere nella sua posizione. Tuttavia quando vide che quelli non si fermavano, decise di lasciare buona parte del suo squadrone in posizione e rese gli uomini migliori e andò ad attaccare i giganti. Dopo molti sforzi riuscì ad ucciderne uno, ma il prezzo fu altissimo: tre dei quattro soldati che erano venuti con lui erano morti per uccidere quel mostro.
Allora decise di battere in ritirata alla posizione precedente, e mandò il gigante rimasto verso la posizione di Kaja. Ovviamente non avrebbe voluto farlo, ma doveva seguire il piano: sapeva che Kaja era l’unico che avrebbe potuto fermarli.
Difatti appena si ricongiunse con i suoi uomini, vide Kaja che con un pugno annientava un gigante. In quel momento si sentì fiero e orgoglioso di aver un compagno così forte, ma anche fortunato e terrorizzato perché sapeva che se quello fosse stato un suo nemico avrebbe avuto paura ad affrontarlo.
SAJE E IKA
Saje e Ika rimasero vicino alla loro capitale, con solo le truppe magiche. Quando tutti gli altri andarono avanti, loro rimasero li e si posizionarono a 100 metri dalle mura della capitale. Cominciarono a pronunciare delle formule magiche molto potenti e complesse e crearono una sfera protettiva attorno alla capitale. Una volta creata le mura magiche di contenimento, tornarono verso le mura primarie. Quindi Ika decise che essendo lei quella con il minor poter magico delle due, che sarebbe stata lei a stare dietro la mura magiche assieme alle truppe, mentre Saje sarebbe andata all’interno della città per potenziare le mura principali. Saje acconsentì e segui il piano. Andò all’interno della citta, e chiamò con se 4 uomini, tra i migliori della truppa magica. Ika non aveva mai visto una cosa del genere: aveva un potere magico spaventoso. Era riuscita in pochi minuti a portare le mura della capitale al livello di quelle del campo d’addestramento, che erano considerate le mura invincibili. Aumentò anche i livello degli edifici, migliorandoli notevolmente cosi che potessero resistere meglio ai colpi. Ovviamente fece tutto questo in pochissimo tempo. Quindi applicò un sigillo alle mura: nemmeno Ika sapeva che sigillo fosse. Non aveva scritto nulla, erano solo dei disegni particolari. Saje disse che quello era chiamato “sigillo della protezione divina”. Tramite queste sigillo si poteva proteggere qualsiasi cosa e renderla pressoché indistruttibile. Infatti finché colui che aveva apposto il sigillo fosse rimasto in vita, il sigillo stesso assorbiva i colpi subiti e li rimandava indietro con una potenza dieci volte superiore. La cosa strabiliante è che se anche se la persona che aveva apposto il sigillo venisse uccisa, il sigillo continuerebbe a funzionare, se l’utilizzatore si fosse fuso con il sigillo. Quindi tramite questo sigillo Saje aveva reso indistruttibile la città. Un’altra dote straordinario del sigillo era che prendeva il potere direttamente dagli dei, quindi il suo potere era infinito, e se qualcuno osava distruggerlo direttamente dove era posizionata la runa con il disegno raffigurato, si procurava la maledizione di uno degli dei. Infatti appena lo avrebbe toccato sarebbe stato assorbito e il suo potere sarebbe stato usato per potenziare le mura e avrebbe aumentato di potenza tutte le magie terrene (ovvero che avevano effetti materiali come il potenziamento delle mura). Tuttavia una volta che Saje applicò questo sigillo si vide immediatamente che doveva comportare un dispendio di energie magiche notevole, infatti si percepiva che la sua aura magica era pressoché dimezzata, ma era comunque nettamente superiore a quella di Ika, che invece era al massimo. Quando Saje tornò vicino a Ika videro che un gigante stava cadendo per terra e poi guardando meglio videro Kaja sopra di lui. La sua potenza si percepiva da chilometri di distanza: era qualcosa di impressionante. Credo di non aver mai visto nessun uomo che avesse quella forza. Emanava un enorme forza oscura, che però infondeva potere e forza agli uomini che lo circondavano, che a loro volta la assorbivano e la distribuivano agli altri.
KAJA
Dopo aver ascoltato il piano di Leru, si mise in posizione e quando diede il segnale, si separò dagli altri andando a destra verso il bosco. Mentre andava nsi caricava sempre di più di un aura oscura. Una volta entrati nel boschetto nessuno seppe più nulla. I suoi uomini andarono allo sbando, nessuno più seguiva gli ordini e stavano per venire uccisi tutti. Allora Kaja preso da una rabbia enorme, nel vedere che tutti i suoi sforza erano inutili, richiamò gli uomini vicino a lui e richiamò la ritirata, con una voce che faceva trasparire una forte ira. Dentro quel bosco adesso sapevano che il nemico li attendeva e che si era preparato ad un attacco da un punto cieco. Fece un discorso al suo esercito: non fu molto carismatico come al solito. Disse cose molto semplici e poi impartì gli ordini che ogni soldato avrebbe dovuto seguire. Tuttavia i suoi occhi dicevano tutto: erano carichi di una furia assassina e rabbia immensa, e anche i soldati lo avevano capito che se non avrebbero fatto come diceva Kaja, per loro non ci sarebbe stato ritorno. Allora Kaja cominciò a coprirsi di questa aura oscura, e anche tutti i suoi uomini cominciarono ad assorbirla e quindi ad emanarla.
Allora rientrarono nel bosco e sterminarono tutti i nemici: è come se adesso sapessero dove fosse ogni singolo nemico e riuscissero a prevedere tutte le loro mosse. Kaja disse ai suoi uomini di usare i propri poteri al massimo delle loro capacità. Quindi usò anche lui il suo potere. Nessuno capiva che potere fosse perché riusciva ad utilizzare tutti i quattro elementi, ma riusciva anche ad usare tutti i sigilli e i poteri interiori. I soldati pensarono che lui fosse la reincarnazione del Dio Drago. Io non credo che Kaja sia la reincarnazione del Dio Drago dato che non è mai esisto, ed è solo una leggenda popolare.
Sterminò la maggior parte dei nemici, perdendo solo un uomo, che in realtà uccise con le proprie mani perché aveva osato disubbidire agli ordini e stava portando disordine all’interno dell’esercito.
Appena arrivarono verso l’uscita del bosco videro un gigante che si avvicinava, allora Kaja senza dire nulla a nessuno fece un balzo epico: riuscì a saltare fino ad arrivare quasi alla stessa altezza del gigante. Allora mentre fluttuava nell’aria caricò un pugno e colpì il gigante. Costui cadde sotto la potenza di quel colpo: credo di non aver mai visto un colpo così potente, forse potrebbe essere davvero il Dio Drago. Nessuno oltre lui sarebbe riuscito ad uccidere un gigante con un pugno.
Una volta che il gigante cadde lui si mise sopra e urlò. Però non sembrava un urlo umano, sembrava quasi quello di un lupo, o meglio sembrava quello di un drago.
Nemmeno lui sapeva dove avesse preso quella forza. Non si ricordava nemmeno dove fosse: sapeva solo che voleva uccidere. Ormai la sua mente era entrata nei meandri più oscuri della sua anima, ed era difficile che sarebbe tornata. Per lui non c’era più nulla da fare. Però non era come nelle leggende, in cui l’eroe una volta che attingeva a questo potere sconosciuto poi diventava una specie di bestia assetata solo di sangue e morte; nel suo caso era diverso. Lui riusciva ancora a ragionare, capiva quello che gli stava succedendo intorno e impartiva ordini. Non era una bestia. Ad un tratto si voltò verso di me, ovviamente non proprio verso di me poiché non riusciva a vedermi, ma si voltò per guardare qualcosa dietro di me. I suoi occhi: neri come la pece, che poi ad un tratto cominciarono a tornare normali; ma invece si trasformarono i occhi di drago. Si dice che solo il Dio Drago posso controllare quegli occhi. Lui c’era riuscito. Io non ho parole per descrivere la bellezza di quegli occhi, così estremamente potenti, ma anche così estremamente fragili.
Secondo me lui non si accorse di avere sbloccato quel tipo di occhi, e continuò a combattere, come se non fosse successo nulla. Io spero che quegli occhi non fossero realmente quelli del Dio Drago perché se non la fine del mondo sarebbe vicina, e non ci sarebbe scampo per nessuno.
Anche il suo corpo cambiò: aumentò di statura, divenne più alto e grosso, direi enorme più che grosso, i suoi muscoli aumentarono in modo esponenziale. Questo spettacolo fece rabbrividire anche i suoi compagni che erano sia estasiati dalla sua potenza, sia curiosi perché avrebbero voluto provare anche loro cosa si provasse ad avere quel tipo di potere, sia terrorizzati perché temevano che se Kaja non fosse riuscito a controllare quell’enorme energia e forza anche loro avrebbero fatto la fine del gigante. Solo gli uomini di Kaja, anch’essi avvolti nell’aura oscura, non lo temevano e neanche erano incuriositi lo guardavano come un capo, o meglio una divinità che doveva essere seguita senza obiezioni. Allora Kaja, dopo aver ucciso il gigante, massacrò insieme ai suoi uomini molti altri nemici, poi quando si liberò la strada andò verso gli altri.
Da questo momento riprenderemo a narrare la storia senza focalizzarci su un solo personaggio alla volta, ma concentrandoci su tutti i nostri cinque eroi.
Quando Maku, Leru e Kaja si trovarono ne mezzo del campo di battaglia, iniziarono uno scontro asprissimo. Tutti e tre tentavano di uccidere più nemici possibili, cercando anche di proteggere più uomini possibile. Nel mentre i nostri tre eroi combattevano al centro del campo di battaglia, Ika e Saje erano ancora davanti alle mura della capitale con le truppe di supporto pronte a colpire.
I nostri combatterono per ore e ore: dopo 3 ore di combattimento, videro che i nemici si stavano ritirando, allora Leru diede il segnale, così anche Ika e Saje vennero al centro del campo di battaglia e lasciarono le truppe di supporto a protezione della città. I nostri eroi decisero di andare in contro ai nemici che si stavano ritirando, per ucciderli. Quindi presero tutte le truppe rimaste e cominciarono l’inseguimento. Dopo qualche centinaio di metri i nemici si erano fermati: davanti ai nostri eroi si parò davanti uno spettacolo orribile: i nemici non sembravano diminuiti, anzi sembravano quasi raddoppiati. La cosa ancora peggiore fu che videro che era pieno di giganti e titani. Allora i nostri eroi videro che la capitale nemica era vicina, quindi decisero di attuare un piano molto semplice: attaccarli frontalmente. Ognuno di loro si sarebbe preso una schiera di nemici: Kaja i giganti, Maku i titani, Saje le truppe magiche, Ika le truppe mistiche, infine Leru le truppe armate.
Dopo aver deciso il piano da seguire i nostri eroi insieme alle loro truppe si divisero e ognuno andò ad affrontare i nemici che gli erano stati assegnati. Kaja andò davanti ai giganti e li guardò, stette li fermo senza fare nulla; li fissava e basta, e anche loro facevano lo stesso. Poi tutto ad un tratto si lanciò addosso ad uno di loro, e cominciò lo scontro.
Leru andò contro le truppe armate, ovvero le truppe che non possedevano nessun potere e quindi la loro unica abilità erano le armi, e cominciò subito lo scontro. Ika e Saje invece portarono i propri nemici vicini cosicché potessero aiutarsi a vicenda. Maku invece ebbe il compito più difficile dopo quello di Kaja: uccidere i titani. I titani erano delle creature demoniache che vivevano sulla terra fin dall’alba dei tempi, e che avevano sempre terrorizzato l’uomo. Di solito vivevano nelle terre proibite del sud, oppure nelle montagne sottomarine dell’ovest. Ovviamente, gli dei quando vivevano sulla terra li sterminarono quasi tutti, ma quando furono costretti ad andarsene, i titani tornarono liberi sulla terra. Allora fecero una battaglia contro gli dei e alla fine persero, e furono costretti e rimanere segregati nelle loro caverne e a poter uscire da esse solo sotto l’evocazione tramite sigillo.
Lo scontro sembrava ormai giunto ad un punto di svolta: i nostri eroi erano stremati, nessuno di loro aveva più energie per combattere. I saggi che per tutto questo tempo erano rimasti a guardare, capirono che ormai era tutto finito, perché nessuno di loro sarebbe mai riuscito ad uccidere tutti i nemici in così poco tempo. Infatti mancavano solo 2 ore e restava da uccidere ancora metà esercito oppure conquistare la città.
Però, successe una cosa che nessuno si aspettava: tutti i cinque eroi fecero uscire dai loro corpi l’aura oscura che prima aveva avuto solo Kaja. Questa volta era diversa, questa volta emanava un potere spaventoso, ma non come quello precedente: infatti all’inizio Kaja aveva quell’aura poiché la sua parte oscura era venuta a galla e non riusciva a stare all’interno del suo corpo, ma non gli donava nessun potere sovrannaturale. Con quest’aura invece si vide che i nostri eroi cominciarono a recuperare le forze mano a mano che continuavano ad uccidere nemici. Più nemici uccidevano più diventavano forti. I saggi a quel punto non sapevano più cosa fare o cosa pensare: chi erano questi ragazzi? Da dove veniva quel potere? Come avevano fatto ad ottenerlo?
Queste erano le domande che attanagliavano i saggi. Nel mentre loro facevano ricerche sull’origine di quel potere, e anche su che potere potesse essere, i nostri eroi continuavano a combattere. Kaja uccideva i giganti con una facilità spaventosa, e più ne uccideva più diventava forte. Leru, continuava ad uccidere le truppe armate con una velocità sempre crescente. La magie di Ika e Saje diventavano sempre più veloci e potenti. I colpi di Maku diventavano sempre più precisi e distruttivi. Dopo solo 40 minuti avevano ucciso tre quarti dell’esercito: ormai l’esercito avversario tremava al cospetto di questi cinque mostri. Alcuni chiesero pietà ma nessuno dei cinque gliela concesse. Allora l’esercito avversario cominciò la ritirata verso la capitale, allora ognuno dei nostri eroi preparò un attaccò: Ika usò i sigillo del dislocamento (consentiva all’utilizzatore di spostare qualsiasi cosa in un altro punto dello spazio), Saje colpì il terreno con i sigillo del dannato (chiunque venisse a contatto con quel sigillo veniva maledetto. Tutte le magie seguenti avrebbero colpito i maledetti indipendentemente dalla loro posizione), Maku usò il fendente del drago (era un colpo eseguito con la spada ad altissima velocita, che creava un’onda d’urto micidiale, che nessuna barriera poteva fermare), Leru usò il martello del supremo e lo passò a Kaja ( quest’arma conferiva a chi la brandiva un potere 100 volte superiore al suo potere massimo) infine Kaja creò il portale della mente ( tramite questo portale tuti gli attacchi che subivano venivano immagazzinati e poi rispediti ai bersagli designati con una potenza 10 volte superiore). Allora Kaja colpì il portale con il martello con tutta la forza che aveva, così Ika usò il suo colpo per portare il portale davanti a Maku che colpì a sua volta il portare. Saje maledisse tutti i nemici e passò la maledizione anche al portale, così che colpisse tutti i nemici maledetti. Allora Leru, estrasse la sua spada e colpì il portale con un fendente classico, senza nessun potere speciale, ma con una potenza devastante. Allora Ika portò il portale sopra la città e quindi Kaja lo attivò. Si videro dei fulmini e dei raggi di luce che colpirono la terra, e dopo pochissimi minuti tutti i nemici erano morti. I nostri eroi erano riusciti a uccidere 10 miliardi di nemici in 7 ore. Ora avevano 1 ora di tempo per conquistare la città. Entrarono e posizionarono la loro bandiera al posto di quella nemica, e allora il tempo si fermò. I nostri eroi in 7 ore e 15 minuti erano riusciti a uccidere 10 miliardi di nemici, e a conquistare una città.
Finito il tempo tornarono nell’arena del campo d’addestramento. I Saggi erano sbalorditi: non riuscivano a credere a quello che avevano appena visto. Anche Neejah era impressionata: non immaginava che esistesse un uomo con tale potere, e che fosse Kaja poi.
Allora i cinque eroi si misero davanti ai saggi e rimasero in silenzio, mentre i saggi li guardavano con il terrore negli occhi. Allora uno di loro sorrise e poi si alzò e disse una frase, nella lingua di Kaja e Ika. Dopo aver detto quella frase si rimise a sedere, e Kaja e Ika sorrisero. Nessuno degli altri eroi capì cosa avesse detto il Saggio. Poi uno di loro si alzò e disse:” Dato che avete superato tutte le prove ora dovete affrontare i maestri delle vostre arti di combattimento primarie. Il primo sarà Leru, poi ci sarà Maku, poi Saje, poi Ika ed infine Kaja.”
Il tono con cui lo aveva detto, colmo di paura, fece sorridere i ragazzi. Era come se loro riuscissero a sentire la paura e si nutrivano di essa.
Allora tutti i ragazzi si misero sugli spalti e lasciarono Leru da solo nel mezzo dell’arena. Dopo pochi minuti entrò il maestro nell’arte della spada. Anche il maestro non sembrava del tutto senza paure, come tentava di far vedere. Il combattimento iniziò. Il maestro pensava che sarebbe stato facile sconfiggere un ragazzo che aveva appena affrontato una battaglia lunghissima e molto stancante, ma si sbagliava. Leru schivò tutti i colpi del maestro con una facilità estrema, e dopo quando ormai il maestro ero quasi morto dalla stanchezza, lo colpì con un colpo. Fu sufficiente ad ucciderlo, o almeno a metterlo fuori gioco.
Allora entrò Maku ed entrò anche il maestro nell’arte della doppia spada. (ovviamente Leru aveva come arte del combattimento principale la spada ad una mano, mentre Maku aveva le doppie spade). La scena sembrava uguale a quella del combattimento tra Leru ed il suo maestro: Maku schivò i colpi e poi lo colpì e il maestro stramazzo a terra. Anche con Ika e Saje si ripeté la stessa scena: schivarono i colpi del maestro della propria arte, corrispettivamente delle arti mistiche e delle arti magiche, e poi lo colpirono e cadde a terra. Infine arrivò Kaja. Il suo combattimento, se così si può chiamare, durò molto meno. Appena il combattimento iniziò tutti e due rimasero fermi e si guardarono, poi Kaja disse:” Sei pronto?” e il maestro disse:” certo!”. Appena finì di dire questa frase Kaja, con un movimento velocissimo, comparve davanti al maestro e lo colpì con un pugno potentissimo. E così finì il combattimento. I cinque partecipanti vennero chiamati davanti ai saggi, che a malincuore dovettero conferire il titolo di combattenti ai nostri cinque eroi. Appena consegnarono le medaglie e i diplomi le aure oscure dei ragazzi scomparvero, ma i loro occhi rimasero invariati. Tutti avevano gli occhi come quelli di un lupo, mentre Kaja aveva gli occhi come quelli di un drago. Allora li lasciarono andare, e appena usciti dall’arena ci fu Neejah ad accogliere Kaja. Appena lo vide tutti e due si corsero incontro, e poi al centro della piazza principale si baciarono. Kaja era diventato più grande e più muscoloso, e anche tutti gli altri erano diventati molto più muscolosi. Mentre Neejah e Kaja erano si baciavano, Maku fece un sospiro liberatorio e poi diede un bacio a Ika, che poi appoggiò la sua testa sulla spalla di Maku.
Saje e Leru si guardarono, e poi Saje cominciò a piangere come se si fossero parlati nella mente e quindi si abbracciarono.
Ormai erano tutti diventati dei combattenti, chi più chi meno, ma adesso erano liveri di andare dove volevano. Kaja avrebbe dovuto andare al casa di Neejah per presentarsi e anche lei avrebbe dovuto fare lo stesso, così come Maku e Ika. Allora andarono tutti verso il campo, Neejah seguì i ragazzi al loro campo, dato che lei aveva già preparato le sue cose. I nostri eroi erano sporchi e avevano anche molte ferite: quelli con più ferite erano Kaja e Maku, mentre quelle più sporche erano Ika e Saje. Kaja prese la mano di Neejah e cominciarono ad avviarsi per andare al campo, mentre Maku, appoggiò il proprio braccio sulle spalle di Ika, così che avesse l’avambraccio che penzolava giù dalla spalla destra di Ika dalla parte del petto.
Una volta che si avviarono cominciarono a raccontare tutte le cose che erano successe quel giorno, e ognuno di loro raccontava qualcosa che faceva ridere oppure qualcosa per vantarsi, ma lo facevano tutti con lo spirito di fratellanza e amicizia.
Arrivati al campo, raccolsero tutte le proprie cose e poi si ritrovarono nella piccola piazzetta del loro campo, e rimasero qualche minuto ad osservare quel posto che aveva fatto nascere grandi amicizie ma anche grandi amori. Tutti erano sia felici che tristi a lasciare quel posto. Avevamo passato i giorni più belli della loro giovinezza tra quelle tende, ormai adesso avevano 18 anni ed erano uomini e donne. Quando erano entrati erano dei ragazzini che speravano che questo giorno arrivasse. Alla fine tutti erano riusciti a raggiungere i propri obbiettivi. Dopo essere stai li per un po’, presero la strada del ritorno e arrivarono davanti alle porte d’ingresso del campo. Adesso erano spaventati ad uscire da questo posto: ormai avevano passato tre anni, chi 5 come Neejah, e si chiedevano come avrebbero fatto ad affrontare il mondo la fuori? La paura era molta, ma c’era anche molta felicità perché finalmente sarebbero potuti tornare a casa.
Presero coraggio e chiesero al soldato di aprire le porte. Costui lo fece. Le porte si aprirono, quelle enormi porte che simboleggiavano un mondo all’interno di un altro mondo, e videro il bosco, quello vero, quello del mondo reale. Allora presero coraggio e andarono avanti. Ogni passo era una fatica immane, uno sforzo pazzesco. Piano piano raggiunsero la fine del bosco in cui c’era un bivio e allora si fermarono. Nessuno di loro voleva parlare perché sapeva che questo era il momento di separarsi. Dopo qualche minuto di silenzio, Maku prese coraggio e disse:” Ragazzi è arrivato il momento”
Kaja: Si, non ci credo ancora
Ika: mi mancherete tantissimo (scoppiò in lacrime)
Saje. Io non riesco a dire nulla (scoppiò anche lei a piangere)
Kaja: Dai ragazze calmatevi. Questo non è un addio, è solo un arrivederci. Ci rivedremo.
Leru: Facciamo così: promettiamoci di rincontrarci qui.
Saje: Davvero?
Ika: Non stai scherzando?
Leru: No no sono serio. Facciamoci una promessa: fra due anni ci rincontreremo qui
Kaja: Si ma come facciamo a sapere quando dovremmo incontrarci?
Leru: Il giorno dell’inizio del campo d’addestramento.
Maku: Va bene io ci sto!
Saje: Si anche io sono d’accordo
Ika: Anche io
Kaja: Può venire anche Neejah giusto?
Maku: Certo che può ormai è una di noi
Neejah: Grazie!
Kaja: Ora però dobbiamo andare che ci attende un lungo viaggio.
Allora Saje e Ika tornarono a piangere, mentre a Maku, Leru e Kaja vennero gli occhi lucidi. Avevano condiviso tutto: giorni, notti, dolore, tristezza, felicità, gioia, amore, sconfitte, vittorie, rimpianti, paure, e tutto quello che avevano. Erano riusciti a creare un gruppo legato da amicizie e amori molto forti, difficili da spezzare.
Allora si congedarono, con tutti gli abbracci e saluti possibili, e allora Saje prese la strada per il nord, mentre Maku, Ika e Leru presero al strada per l’ovest. Mentre Kaja e Neejah presero la strad per l’est. Il loro viaggio era il più lungo ma a nessuno importava la lunghezza del viaggio: erano tutti tristi perché non si sarebbero rivisti per due lunghissimi anni.
Il sole splendeva nel cielo azzurro: stranamente non c’erano nuvole nel cielo, era limpido. Anche il cielo era perfettamente limpido quasi come rispecchiassi la vita e l’animo dei nostri eroi. Loro stavano per iniziare una nuova vita, che solo loro avrebbero potuto scrivere. Il loro destino era ancora tutto da decidere, nessuno li attendeva, e nessuno li aspettava. Tutto quello di cui avevano bisogno lo avevano lasciato davanti a quel campo, ma non per sempre: sapevano che un giorno sarebbero riusciti ad incontrarsi, perché sapevano che tutti avrebbero mantenuto la promessa.
Allora tutti presero le proprie strade e si allontanarono. Nessuno si guardava indietro, perché sarebbe stato troppo straziante vedere i propri amici allontanarsi senza che tu possa fare qualcosa perché sai che vi dovete allontanare. Ormai davanti a loro c’era il vuoto, però non sapevano con chi affrontarlo. Questi due anni sarebbero stati i due anni più lunghi della loro vita.
Ormai si era persa la vista dei nostri cinque eroi, tutti avevano preso le proprie strade, ma sapevano che prima o poi si sarebbero rincontrati.
LET'S STAY IN TOUCH <3
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